Un termovalorizzatore per l’emergenza rifiuti di Roma: ecco come funziona

20 gennaio 2020 | 06:31
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Un termovalorizzatore per l’emergenza rifiuti di Roma: ecco come funziona

In Italia i termovalorizzatori sono 51, di cui 29 soltanto nel nord. A Copenaghen il termovalorizzatore viene usato anche come pista da sci

Roma – Non cessa l’emergenza rifiuti nella Capitale, dove le Istituzioni sono al lavoro per cercare un sito idoneo, nell’hinterland di Roma, da destinare a discarica. La tecnologia ha fatto passi da gigante e sono diversi gli strumenti a disposizione dell’umanità per trattare e smaltire i rifiuti.

Il termovalorizzatore è una di queste. In alcune città d’Europa, come Copenaghen, il termovalorizzatore, oltre a incenerire con criterio i riifuti, trasformando il calore in energia, l’esterno della struttura è stata trasformata in una pista da sci. Ma che cos’è un termovalorizzatore? E come funziona?

Un impianto “green”

Il termovalorizzatore è un impianto che smaltisce i rifiuti mediante un processo di combustione ad alta temperatura compresa fra 850° C e 1050° C.

Negli impianti più moderni, il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti è recuperato ed utilizzato per produrre vapore, che poi genera energia elettrica o termica con conseguente risparmio di risorse naturali. Inoltre, la combustione distrugge completamente le sostanze organiche pericolose. I fumi generati sono poi trattati e depurati in un’apposita sezione dell’impianto.

L’obiettivo primario di qualsiasi trattamento di combustione è la trasformazione del rifiuto, con riduzione sostanziale delle quantità da inviare in discarica e la produzione di energia, senza generare sostanze dannose per l’ambiente e per l’uomo.

L’attività del termovalorizzatore

Sostanzialmente, l’attività di un termovalorizzatore si può dividere in quattro fasi: ingresso dei rifiuti, combustione, trattamento dei fumi di combustione, espulsione di fumi e ceneri.

Nella prima fase, l’immondizia che arriva nel termovalorizzatore viene tratta per estrarre quello che potrebbe definirsi “combustibile” che, successivamente, viene triturato e mandato nel forno. Qui ha inizio la seconda fase.

I rifiuti vengono bruciati (ad una temperatura compresa fra 850° C e 1050° C) e, col calore ottenuto, si produce vapore per la generazione di elettricità. Quello che resta dell’immondizia passa poi in una camera di post-combustione dove termina il processo vero e proprio.

Ha poi inizio la terza fase, quella del trattamento dei fumi per l’abbattimento degli inquinanti. Tutti i fumi che si accumulano vengono raccolti nella caldaia dell’impianto che recupera il loro potere calorico. Le apparecchiature presenti nel termovalorizzatore tengono costantemente sotto controllo lo stato dei fiumi emessi: in tal modo possiamo conoscere esattamente cosa viene immesso nella nostra atmosfera.

Dalla caldaia di un termovalorizzatore fuoriescono, dunque, energia e calore che possono essere recuperati in due modi: trasformati in energia elettrica per il territorio, oppure utilizzati per il teleriscaldamento, un metodo di riscaldamento dell’acqua che poi è può convogliata direttamente al riscaldamento delle case o delle industrie della zona.

Nella quarta e ultima fase, fuoriescono dalla caldaia anche le ceneri e i fumi (pari circa al 10-15 per cento) dei rifiuti che erano entrati all’inizio del processo nel termovalorizzatore. Le ceneri vengono inertizzate e spedite in discarica. I fumi vengono invece incanalati in un sistema di filtraggio che, attraverso filtri e diverse tecnologie, vengono  diventano innocui, in quanto controllati da un sistema di monitoraggio e controllo attivo 24 ore su 24.

I termovalorizzatori in Europa e in Italia

In Europa sono attivi più di 350 impianti di termovalorizzazione o incenerimento, distribuiti in 18 nazioni. Impianti di questo genere sono da tempo inseriti anche in contesti urbani, come ad esempio a Vienna, Parigi, Londra, Copenaghen, Montecarlo, Amburgo, Amsterdam.

Alcuni Paesi ne fanno largo uso: in Svizzera, ad esempio, il 100 per cento del rifiuto è incenerito; in Danimarca, invece, la percentuale di rifiuti inceneriti è del 50 per cento, in Svezia viene bruciato il 45 per cento dei rifiuti.

In Olanda sorgono alcuni tra i più grandi inceneritori d’Europa, che permettono di smaltire fino ad un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti l’anno. In Italia i termovalorizzatori sono 51, di cui 29 soltanto nel nord. In Campania, oltre ad Acerra, sono due i termovalorizzatori previsti dal decreto 23 maggio 2008, n. 90 che verranno realizzati a Napoli e Salerno.

(Il Faro online)