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“Due botte a settimana”, una riflessione (molto divertente) sul consumismo e sull’onestà

25 gennaio 2020 | 11:01
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“Due botte a settimana”, una riflessione (molto divertente) sul consumismo e sull’onestà

Marco Marzocca, Stefano Sarcinelli e Leonardo Fiaschi al Teatro Roma fino al 2 febbraio

Roma – Divertente e attuale. Possiamo definire così lo spettacolo “Due botte a settimana”, in scena al Teatro Roma fino al 2 febbraio. L’inizio un po’ lento sembra tradire le attese di quello che invece, alla fine, risulta un godibilissimo atto unico nel quale l’ironia e la sorpresa si fondono costantemente in generi diversi, passando dalla pura recitazione al cabaret, dagli ammiccamenti televisivi al dialogo teatrale con il pubblico, dal trasformismo di scena alle imitazioni.

Scritto e diretto da Marco Marzocca e Stefano Sarcinelli, lo spettacolo, definito dagli autori “una commedia brillante”, è un gioco di equivoci e sorprese, personaggi che si rincorrono, situazioni che si accavallano.

Un testo che prende corpo minuto dopo minuto, raccontando – quasi a latere della scena – il conflitto generazionale di padri che “hanno costruito qualcosa”, spesso infrangendo le regole, e figli “incapaci”, ma con animo puro. Talmente puro da sembrare (o essere?) un po’ stupidi.

Una presa in giro, peraltro, del consumismo sfrenato dei nostri giorni che, impersonato dalla bulimia di acquisti del personaggio di Sarcinelli (vero collante dell’intero architrave narrativo), dimostra come la spasmodica scelta dell’esotico spesso ottenebri la capacità di giudizio, tanto da inseguire scelte glamour che sfiorano il ridicolo (e, nello spettacolo, lo superano, strappando sorrisi).

Sulla scena Marco Marzocca porta – oltre a nuovi personaggi, un po’ burberi, simpaticamente cattivi – il suo cavallo di battaglia, il domestico Ariel, che non tradisce le attese, creando un feeling con la platea tale da strappare risate e applausi. Il titolo “Due botte a settimana”, in realtà, nasce proprio da un’attività di Ariel… ma per capire, bisogna andare a vedere lo spettacolo.

La performance di Leonardo Fiaschi, infine, segue l’andamento dello spettacolo. Un po’ criptico all’inizio, prende via via corpo fino ad imporsi sulla scena, che non a caso a un certo punto diventa sua, senza altri attori al fianco.

Alla fine si esce dal teatro sorridenti, dopo un’immersione nei luoghi comuni dei nostri tempi, nelle piccole furberie, nei fraintendimenti e nella voglia, sublimata nell’ultima scena, di riuscire ad essere se stessi. Che poi, alla fine, è ciò che davvero tutti cerchiamo.

Minimali ma efficaci le scenografie di Bruno Buonincontri ed Elisabetta Maestri; costumi di Betti Bimbi, musiche di Leonardo Fiaschi.

Uno spettacolo da vedere, per una serata piacevole e spiritosa.