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Papa Francesco: “Le Beatitudini sono la via per la felicità”

Il Pontefice: "Le Beatitudini contengono la 'carta d’identità' del cristiano, perché delineano il volto di Gesù stesso, il suo stile di vita"

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – Le Beatitudini contengono la “carta d’identità” del cristiano, “perché delineano il volto di Gesù stesso, il suo stile di vita”, indicando a tutti, uomini e donne, credenti e non, la “via per la felicità”.

Lo ricorda Papa Francesco durante l’Udienza Generale del mercoledì, svoltasi quest’oggi nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, davanti a migliaia di fedeli provenienti da ogni parte del mondo. Il Pontefice, inaugurando un nuovo ciclo di catechesi, incentrato sulle Beatitudini nel Vangelo di Matteo (5,1-11), pone l’accento su come avvenne la proclamazione di questo messaggio: “Gesù, vedendo le folle che lo seguono, sale sul dolce pendio che circonda il lago di Galilea, si mette a sedere e, rivolgendosi ai discepoli, annuncia le Beatitudini. Dunque il messaggio è indirizzato ai discepoli, ma all’orizzonte ci sono le folle, cioè tutta l’umanità. È un messaggio per tutta l’umanità”.

Il “monte”, fa notare il Papa, “rimanda al Sinai, dove Dio diede a Mosè i Comandamenti. Gesù inizia a insegnare una nuova legge”. Questi, infatti, sono “nuovi comandamenti”, ma – avverte – “sono molto più che delle norme: Gesù non impone niente, ma svela la via della felicità – la sua via – ripetendo otto volte la parola ‘beati'”.

Ogni Beatitudine, sottolinea, “si compone di tre parti. Dapprima c’è sempre la parola ‘beati’; poi viene la situazione in cui si trovano i beati (la povertà di spirito, l’afflizione, la fame e la sete della giustizia, e via dicendo); infine c’è il motivo della beatitudine, introdotto dalla congiunzione ‘perché'”. “Così sono le otto Beatitudini e sarebbe bello impararle a memoria per ripeterle, per avere proprio nella mente e nel cuore questa legge che ci ha dato Gesù”, è l’auspicio del Pontefice.

Che aggiunge: “Facciamo attenzione a questo fatto: il motivo della beatitudine non è la situazione attuale ma la nuova condizione che i beati ricevono in dono da Dio”.

Nel terzo elemento, infatti, che è appunto il motivo della felicità, “Gesù usa spesso un futuro passivo: ‘saranno consolati’, ‘riceveranno in eredità la terra’, ‘saranno saziati’, ‘saranno perdonati’, ‘saranno chiamati figli di Dio'”.

Ma cosa vuol dire la parola “beato”? Perché ognuna della otto Beatitudini incomincia con la parola “beato”? “Il termine originale – spiega Bergoglio – non indica uno che ha la pancia piena o se la passa bene, ma è una persona che è in una condizione di grazia, che progredisce nella grazia di Dio e che progredisce sulla strada di Dio”.

Dio, per donarsi a noi, sceglie spesso delle strade impensabili, magari quelle dei nostri limiti, delle nostre lacrime, delle nostre sconfitte. È la gioia pasquale di cui parlano i fratelli orientali, quella che ha le stimmate ma è viva, ha attraversato la morte e ha fatto esperienza della potenza di Dio.

“Le Beatitudini ti portano alla gioia, sempre; sono la strada per raggiungere la gioia. Ci farà bene prendere il Vangelo di Matteo oggi, capitolo quinto, versetto da uno a undici e leggerle Beatitudini per capire questa strada tanto bella, tanto sicura della felicità che il Signore ci propone”, conclude il Papa.

(Il Faro online)