“La vecchiaia non è una malattia, gli anziani sono il presente e il futuro della Chiesa”

31 gennaio 2020 | 16:09
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“La vecchiaia non è una malattia, gli anziani sono il presente e il futuro della Chiesa”

Papa Francesco: “L’anziano, anche quando è debole, può farsi strumento della storia della salvezza”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Quando pensiamo agli anziani e parliamo di loro, tanto più nella dimensione pastorale, dobbiamo imparare a modificare un po’ i tempi dei verbi. Non c’è solo il passato. Il Signore può e vuole scrivere con loro anche pagine nuove. Oggi vorrei dirvi che anche gli anziani sono il presente e il domani della Chiesa. Sì, sono anche il futuro di una Chiesa che, insieme ai giovani, profetizza e sogna! Per questo è tanto importante che gli anziani e i giovani parlino fra loro, è tanto importante”.

Così Papa Francesco si rivolge i Partecipanti al Congresso Internazionale “La ricchezza degli anni” (svoltosi in questi giorni a Roma e organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita), ricevendoli in udienza nella Sala Regia, in Vaticano.

Nel suo intervento, il Pontefice ricorda che l’anzianità “è un tesoro prezioso che prende forma nel cammino della vita di ogni uomo e donna, qualunque siano le sue origini, la sua provenienza, le sue condizioni economiche o sociali. Poiché la vita è un dono, e quando è lunga è un privilegio, per sé stessi e per gli altri. Sempre, sempre è così”.

“Nel 21° secolo, la vecchiaia è divenuta uno dei tratti distintivi dell’umanità” ricorda Bergoglio, sottolineando come “l’ingente presenza degli anziani costituisce una novità per ogni ambiente sociale e geografico del mondo”. Ma che senso dare a questa fase della vita, che per molti può essere lunga?

“Il disorientamento sociale e, per molti versi, l’indifferenza e il rifiuto che le nostre società manifestano nei confronti degli anziani, chiamano non solo la Chiesa, ma tutti, ad una seria riflessione per imparare a cogliere e ad apprezzare il valore della vecchiaia – spiega il Pontefice -. Infatti, mentre, da un lato, gli Stati devono affrontare la nuova situazione demografica sul piano economico, dall’altro, la società civile ha bisogno di valori e significati per la terza e la quarta età. E qui soprattutto si pone il contributo della comunità ecclesiale”.

Il Papa, auspicando cammini di approfondimento pastorale e di discernimento in ogni diocesi, fa notare come nella Bibbia “la longevità è una benedizione”, poiché “essa ci mette a confronto con la nostra fragilità, con la dipendenza reciproca, con i nostri legami familiari e comunitari, e soprattutto con la nostra figliolanza divina”.

E aggiunge: “Il disegno di salvezza di Dio si attua anche nella povertà dei corpi deboli, sterili e impotenti. L’anziano, anche quando è debole, può farsi strumento della storia della salvezza”.

In questa prospettiva, “la Chiesa si fa luogo dove le generazioni sono chiamate a condividere il progetto d’amore di Dio, in un rapporto di reciproco scambio dei doni dello Spirito Santo”. Da qui l’appello del Pontefice ai pastori di anime: “Questa condivisione intergenerazionale ci obbliga a cambiare il nostro sguardo verso gli anziani, per imparare a guardare al futuro insieme a loro”.

“Quando pensiamo agli anziani e parliamo di loro, tanto più nella dimensione pastorale, dobbiamo imparare a modificare un po’ i tempi dei verbi – ammonisce il Papa -. Non c’è solo il passato, come se, per gli anziani, esistessero solo una vita alle spalle e un archivio ammuffito. No. Il Signore può e vuole scrivere con loro anche pagine nuove, pagine di santità, di servizio, di preghiera”.

Oggi vorrei dirvi che anche gli anziani sono il presente e il domani della Chiesa. Sì, sono anche il futuro di una Chiesa che, insieme ai giovani, profetizza e sogna! Per questo è tanto importante che gli anziani e i giovani parlino fra loro, è tanto importante.

“Per questo vi chiedo – aggiunge il Santo Padre – di non risparmiarvi nell’annunciare il Vangelo ai nonni e agli anziani. Andate loro incontro con il sorriso sul volto e il Vangelo tra le mani. Uscite per le strade delle vostre parrocchie e andate a cercare gli anziani che vivono soli”. Poi, un monito: “La vecchiaia non è una malattia, è un privilegio! La solitudine può essere una malattia, ma con la carità, la vicinanza e il conforto spirituale possiamo guarirla”.

Dio ha un popolo numeroso di nonni ovunque nel mondo.

Al giorno d’oggi, nelle società secolarizzate di molti Paesi, “le attuali generazioni di genitori non hanno, per lo più, quella formazione cristiana e quella fede viva, che invece i nonni possono trasmettere ai loro nipoti. Sono loro l’anello indispensabile per educare alla fede i piccoli e i giovani”, sottolinea Bergoglio.

Che sprona: “Dobbiamo abituarci a includerli nei nostri orizzonti pastorali e a considerarli, in maniera non episodica, come una delle componenti vitali delle nostre comunità. Essi non sono solo persone che siamo chiamati ad assistere e proteggere per custodire la loro vita, ma possono essere attori di una pastorale evangelizzatrice, testimoni privilegiati dell’amore fedele di Dio”.

E conclude: “Prendete iniziative, aiutate i vostri Vescovi e le vostre Diocesi a promuovere il servizio pastorale agli anziani e con gli anziani. Non vi scoraggiate, andate avanti! Io vi accompagno con la mia preghiera e la mia benedizione. E voi, per favore, non dimenticate di pregare me”.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media