Crisi occupazionale di architetti e ingegneri. Antonello Palmieri: “Inarcassa deve cambiare registro”

20 febbraio 2020 | 08:09
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Crisi occupazionale di architetti e ingegneri. Antonello Palmieri: “Inarcassa deve cambiare registro”

Edilizia ferma e mercato immobiliare a rilento: architetti e ingegneri ne pagano le conseguenze. Le proposte di Antonello Palmieri per Inarcassa

Roma – Tutti i parametri di crescita sono negativi per il mercato che impegna ingegneri e architetti. La conseguenza è una profonda crisi per queste professioni: la cassa di previdenza di settore, Inarcassa, potrebbe fare molto ma manca la volontà.

E’ il j’accuse di Antonello Palmieri alla vigilia delle elezioni per il rinnovo dei consiglieri delegati di Inarcassa alle elezioni del 16, 17,18,19 e 20 marzo. Palmieri, architetto e docente, già vicepresidente del comitato delle stima dell’Azienda per il mercato immobiliare e consigliere di Tecnoborsa, presidente dell’associazione “Roma Nuova“, è candidato per quella carica e mostra di avere le idee chiare sul ruolo di sussidiarietà che Inarcassa deve svolgere.

Tutti gli indicatori economici confermano lo stallo della situazione in Italia e a Roma. Quali sono le condizioni occupazionali nelle professioni?

Migliaia di architetti sono alla fame. La crisi è arrivata a toccare molti colleghi professionisti. Parliamo di una crisi del lavoro che non ha risparmiato nessuno. Tantomeno la categoria degli architetti, che è fra le più colpite in assoluto. Non mi riferisco ovviamente alle archistar, ma a migliaia di bravi e sconosciuti liberi professionisti che operano – quando c’è da lavorare – lontano dalla ribalta. Purtroppo moltissimi colleghi dell’Ordine di Roma e provincia (16mila iscritti, il più grande d’Italia), risultano inattivi a causa della contrazione della richiesta.

In questo stato di cose, Inarcassa cosa fa?

Il paradosso è, che invece di agevolare l’esercizio della professione, la Cassa di previdenza assoggetta gli architetti a un regime di pagamento dei contributi e a sanzioni pecuniarie, a prescindere dalle difficoltà di incasso dovute alla perdurante crisi economica, peraltro senza possibilità di compensazione con i crediti fiscali maturati. Gli architetti professionisti ogni anno devono versare una quota di tremila euro all’Inarcassa (leggi qui), la Cassa nazionale di previdenza e assistenza, pur avendo zero reddito. Se non pagano vengono sanzionati e rischiano di perdere la pensione e i versamenti effettuati nel corso degli anni. Se, invece, per rimanere in regola, ricorrono a un prestito, arriva loro l’immediato accertamento del fisco.”

Quali iniziative sussidiarie potrebbe intraprendere Inarcassa nei confronti degli iscritti?

È evidente la necessità di una revisione dell’attuale gestione di Inarcassa. Ritengo in questa ottica necessari due provvedimenti. Il primo: un periodo moratorio di sospensione dei contributi da parte degli iscritti con comprovata condizione di mancato incasso delle parcelle. Il secondo: l’istituzione di un fondo compensativo di tutela economica degli architetti, con finalità di sostegno delle posizioni deboli, sulla linea di quanto attuato da altre categorie professionali.”