Il Vaticano apre gli archivi: storici ebrei tra i primi a studiare i documenti di Pio XII

20 febbraio 2020 | 17:20
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Il Vaticano apre gli archivi: storici ebrei tra i primi a studiare i documenti di Pio XII

Il cardinal Tolentino: “La Chiesa affronta la valutazione degli studiosi con la certezza che sia compresa la natura del suo operato”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – L’attesa sta per finire. Come annunciato da Papa Francesco un anno fa, il 2 marzo 2020 la Santa Sede aprirà agli studiosi e agli storici gli archivi vaticani contenenti tutti i documenti del pontificato di Pio XII, il più lungo del ‘900 dopo quello di Giovanni Paolo II.

Gli anni di Eugenio Pacelli sul trono di San Pietro sono segnati dalla seconda guerra mondiale e dall’occupazione nazista di Roma. Anni cupi per l’Italia e per l’Europa tutta, provata dalla follia della Shoah, sui quali aleggiano leggende e veli di mistero per come la Santa Sede e il Pontefice dell’epoca affrontarono tali disgrazie.

Gli storici potranno fare luce sui famosi “silenzi”, tanto dibattuti, analizzando lettere, documenti, contabilità, raccolti in circa 20 mila buste, ciascuna delle quali contiene decine di fascicoli per un totale imprecisato di milioni di fogli sciolti in parte già catalogati e numerati. E saranno proprio gli studiosi ebrei e palestinesi i primi ad accedere agli archivio vaticano, recentemente ribattezzato col nome di “Apostolico”, perdendo l’aggettivo “segreto” (leggi qui).

“Quella odierna – racconta il dottor Luca Carboni, dell’Archivio Apostolico Vaticano, a ilfaroonline.it – è solo l’ultima tappa di una lunga tradizione aperta da Leone XIII e che va avanti da 140 anni e che proseguirà ancora. Una tradizione che è proprio quella di poter mettere a disposizione degli storici più documenti possibili. Da Papa Wojtyla ad oggi, l’Archivio Apostolico ha aperto più di 80 anni di documentazione”.

E sulla questione dei “silenzi” commenta: “L’archivista costruisce un ponte tra passato e presente poi spetta allo storico attraversare quel ponte così da poter guardare la storia con i propri occhi. Presumo che si potrebbe effettivamente fare luce sull’argomento se è uno storico serio. Di certo tante leggende cadranno. I motivi per cui non è stato possibile aprirlo prima – conclude il dottor Carboni – sono dovuti proprio all’enorme quantità di fogli che compongono un pontificato lunghissimo che, ricordiamolo, non si limita solo alla seconda guerra mondiale. Come disse Leone XIII aprendo per primo agli storici l’Archivio vaticano, ‘la Chiesa non ha paura della storia’. Non c’è niente da nascondere. Ora spetterà agli storici lavorare in maniera critica e seria”.

Ad oggi si sono prenotati oltre 150 studiosi da tutto il mondo. Diverse richieste, aggiunge mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano, “sono arrivate dal mondo ebraico e israeliano. Noi crediamo che i documenti nuovi che si aprono in diversi archivi della Santa Sede siano in grado di chiarire meglio, approfondire e contestualizzare diversi aspetti del pontificato che non si limitano solo alla guerra”.

Si parla di archivi al plurale perché gli storici potranno accedere non solo all’Archivio Apostolico, ma anche all’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, all’Archivio Storico della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e all’Archivio Storico della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato che contengono anch’essi documenti e fogli del pontificato di Papa Pacelli.

“La Chiesa affronta la valutazione degli studiosi con la certezza che sia compresa la natura del suo operato”, il commento del cardinale Josè Tolentino de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, aprendo l’incontro con i giornalisti.

“Mettendo a disposizione degli studiosi questo ‘corpus’ di documenti – aggiunge il porporato – la Chiesa segue una linea di secolare condivisione con gli studiosi senza preclusioni ideologiche, di fede o nazionalità. Tutti sono benvenuti”.

(Il Faro online)