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Ostia, evasione del ticket sanitario: indagati in 141 al Grassi

21 febbraio 2020 | 08:44
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L’indagine iniziata tre anni fa ha portato alla luce favoritismi da parte di medici e infermieri del Grassi nei confronti di amici e parenti. Ipotesi di truffa e di danno erariale

Ostia – Sono accusati di aver favorito amici e parenti in esami e visite per le quali non è stato pagato il ticket sanitario. Adesso in 141, tra medici e paramedici, quei dipendenti dell’ospedale “G.B. Grassi” sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma per truffa aggravata. Il danno stimato è di 30mila euro.

Torna d’attualità un’indagine avviata ormai tre anni fa dai finanzieri 6° Nucleo Operativo Metropolitano di Roma. Tutto, infatti, ha preso le mosse nel novembre 2017 da una denuncia presentata nei confronti di un’infermiera del reparto di chirurgia, estendendosi a “macchia d’olio” in tutto il nosocomio. Pare che all’origine della denuncia ci sia una storia sentimentale finita male.

I militari hanno proceduto all’esame dei tabulati relativi alle prestazioni erogate e all’assunzione di testimonianze, individuando artefici e beneficiari della truffa che, oltre a danneggiare il Servizio Sanitario Nazionale, ha leso i diritti degli altri utenti i quali, prenotandosi regolarmente al C.U.P., dovevano attendere il proprio turno prima di sottoporsi a un esame diagnostico.

La pratica fraudolenta era piuttosto semplice quanto diffusa: la persona bisognosa di una prestazione si rivolgeva a uno dei sanitari compiacenti che, grazie alla password personale per l’accesso al sistema informativo dell’ospedale, avanzava richiesta all’articolazione competente. Eseguito l’esame diagnostico ovvero l’analisi chimico-clinica, gli stessi sanitari venivano in possesso del referto, che provvedevano a consegnare al beneficiario, evitando così il pagamento del ticket alla Regione Lazio.

A usufruire della “corsia preferenziale” sarebbero stati 523 tra parenti e amici dei medici ed infermieri, questi ultimi a loro volta beneficiari dell’illecito sistema. I vertici della Asl Roma 3 hanno collaborato con gli investigatori fornendo tutto il materiale necessario per risalire all’identità dei presunti responsabili degli illeciti. Il danno stimato sarebbe di 30mila euro.

Oltre a dover rispondere all’Autorità Giudiziaria ordinaria del reato di truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, gli indagati dovranno vedersela con la Corte dei Conti per il danno cagionato all’Erario.

IL COMMENTO

Dall’avvocato di uno degli indagati riceviamo il seguente commento: “Invero un’inchiesta che si risolverà in un gran bolla di sapone: molti dei beneficiari era malati ricoverati; sistemi informatici che presentano falle e che rimanevano aperti; in un Paese sano e non giustizialista dove la civiltà e il garantismo prevalgono sulla gogna mediatica (non certo favorita dall’autore dell’articolo) i processi – fermo il sacrosanto diritto di cronaca- dovrebbero farsi nelle aule di Tribunale (come faccio io); le indagini sono state fatte così bene che il GUP ha restituito gli atti al PM per la riformulazione del capo di imputazione( molte delle quali inesistenti) nessuno considera (non un sindacalista ha parlato) del gran lavoro svolto dagli operatori sanitari del GB GRASSI ma si sa il sangue piace a tanti fintantoché non si rimane vittima del medesimo sistema medievale ed inquisitorio”.