Operazione Aleppo 2 |
Cronaca Locale
/

Mafia, estorsioni e minacce al Mercato ortofrutticolo di Fondi: cinque arresti

2 marzo 2020 | 11:55
Share0
Mafia, estorsioni e minacce al Mercato ortofrutticolo di Fondi: cinque arresti

I nuovi accertamenti avrebbero dimostrato che gli indagati, nonostante i provvedimenti coercitivi, continuavano a esercitare mediante intimidazioni il controllo del mercato ortofrutticolo di Fondi

Fondi – I carabinieri del comando provinciale di Latina, su disposizione del gip di Roma, hanno dato esecuzione a cinque misure cautelari (1 in carcere e 4 ai domiciliari) nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di estorsione ed illecita concorrenza con minaccia o violenza, commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

L’indagine della Dda, coordinata da procuratore facente funzione di Roma Michele Prestipino, è relativa all’attività di contrasto a un gruppo criminale che operava nell’ambito del Mercato ortofrutticolo di Fondi (Mof).

I militari dell’Arma hanno proceduto, inoltre, al sequestro di quote di due società di trasporto, la ‘Anna trasporti S.r.l.’ e la ‘D’Alterio trasporti S.r.l.s’. Gli arresti rientrano nell’indagine “Aleppo 2” che aveva fatto emergere il condizionamento ambientale imposto con il metodo mafioso dalla famiglia d’Alterio sull’indotto del Mof, ottenuto grazie anche a radicati collegamenti con i clan camorristici casertani.

I nuovi accertamenti avrebbero dimostrato che gli indagati, nonostante i provvedimenti coercitivi, avevano continuato a esercitare mediante intimidazioni il controllo del mercato ortofrutticolo di Fondi.

Le misure sono state eseguite tra Fondi, Formia, Pontecorvo e Caivano. Il gruppo familiare – dicono gli investigatori – capeggiato da Giuseppe d’Alterio, detto “Peppe o’ marocchino”, ha esercitato, secondo le indagini, una potere intimidatorio di tipo mafioso per monopolizzare i trasporti da e per il Mof, in particolare nelle tratte della Sardegna e per Torino, imponendo una vera e propria provvigione, cinque euro a pedana, per i movimenti effettuati dalle altre ditte.

La Dda di Roma avreebbe inoltre accertato che il sodalizio criminale aveva costituito una nuova ditta, fittiziamente amministrata da prestanomi, ma di fatto gestita dallo stesso Giuseppe d’Alterio benché all’epoca ancora sottoposto agli arresti domiciliari, con la quale si stava gradualmente assicurando il controllo delle fette di mercato già appannaggio della società Suprema Srl, già sottoposta a sequestro.

I D’Alterio avrebbero avviato una campagna minatoria che puntava ad estromettere dal mercato la ditta in amministrazione giudiziaria, ostacolandone l’attività e arrivando a minacciare gli autotrasportatori.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove di formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

(Il Faro online)