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Sangue infetto al “Goretti” di Latina, nuova condanna per il Ministero della Salute

3 marzo 2020 | 06:30
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Sangue infetto al “Goretti” di Latina, nuova condanna per il Ministero della Salute

Avvocati al lavoro per presentare una class action “per chiedere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo di condannare l’Italia per la violazione dei diritti fondamentali della persona umana”

Latina – Nuova condanna per il Ministero della Salute. Dopo il tribunale di Latina, che aveva condannato ad inizio febbraio 2020 lo Stato Italiano ad indennizzare una 50enne di Latina con 220mila euro di arretrati e un assegno di 800 euro al mese per tutta la vita, la scorsa settimana il Tribunale di Roma, giudice Imposimato, ha condannato lo stesso Dicastero ad un risarcimento ulteriore per non aver controllato il sangue trasfuso nel 1985 ad una ragazzina di 15 anni caduta dal motorino (leggi qui).

Alla donna dovranno essere risarciti altri 50mila euro circa per un totale 270mila euro con gli arretrati già riconosciuti dal tribunale di Latina oltre all’assegno mensile di 800 euro a vita. Ma la vicenda giudiziaria potrebbe non essere finita qui. L’avvocato Mattarelli, che ha assistito la donna nelle due cause di Latina e Roma, non esclude infatti un appello alla sentenza capitolina nella parte in cui non riconosce, tra i danni, la sindrome depressiva reattiva alla consapevolezza del contagio.

“E’ il danno alla salute psichica che, forse più dell’epatite C trasmessa dal sangue infetto del 1985, rappresenta per la donna pontina il maggior pregiudizio – fanno sapere dallo studio legale -. Come tutti i soggetti infettati da virus patogeni come l‘epatite B, l’epatite C e l’aids, per la donna di Latina il più grande disagio è quello di convivere con se stessa e con i familiari che possono rischiare di essere contagiati a loro volta.

“Fra le più insopportabili conseguenze vi è anche la paura di informare gli altri di essere positivi a positivi ad un virus infettivo”, aggiunge l’avvocato Mattarelli, al lavoro per presentare una class action di diversi danneggiati da sangue infetto “per chiedere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo di condannare l’Italia per la violazione dei diritti fondamentali della persona umana”.

Il motivo, spiega il legale, “oltre al grave ritardo nel riconoscimento del danno alla salute in Tribunale (nei casi di emotrasfusi anche fino a 50 anni dopo), è il ritardo nei pagamenti delle condanne statali e a cui il Ministero della Salute provvede dopo 4/5 anni dal passaggio in giudicato delle sentenze“.

(Il Faro online)