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Maricetta Tirrito: “Mafia, politica e collaboratori ignorati. Il silenzio a volte fa più danni delle bombe”

5 marzo 2020 | 16:08
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Maricetta Tirrito: “Mafia, politica e collaboratori ignorati. Il silenzio a volte fa più danni delle bombe”

Le storie di Bajo e Gelarda, la parte sana, e isolata, di imprenditoria e politica

“Se da una parte non possiamo che essere soddisfatti dell’azione delle forze dell’ordine, di contrasto alla criminalità organizzata e alle connivenze tra mafia e politica, dall’altra non posso non registrare con rammarico la disattenzione, per non usare termini più forti, che la politica mostra nei confronti dei suoi figli migliori, di quelli che mettono in gioco se stessi e le proprie attività per denunciare il malaffare”. Lo afferma Maricetta Tirrito, Portavoce del Comitato dei collaboratori di giustizia italiani (COGI), dopo le ultime brillanti operazioni di polizia a Palermo e Messina.

La storia di Ivan Bajo è emblematica quanto devastante: vittima di atti mafiosi (con aggravamte art.7), un uomo che ha denunciato il malaffare e oggi si trova a vivere per protesta dentro una macchina. Jvan Baio, un operaio del complesso industriale di Siracusa; non lavora più dal marzo del 2015, dopo aver denunciato il fatto che esistenza una in realtà copertura ai traffici illeciti, scommesse illegali e spaccio di droga. Dopo la sua denuncia fu incendiato l’ingresso del negozio per parrucchiere del fratello, che si era ribellato anch’esso al pizzo.

Sembra però che gli interessi di tutti, degli stranieri, dei mafiosi, della politica, vengano prima di quelli dei cittadini onesti. Chi denuncia va supportato e protetto, e non può essere dimenticato in questo modo.

Soprattutto non può essere preso in giro, visto che Ivan Bajo è stato ascoltato dalla Commissione Antimafia, e nulla è accaduto, si è rivolto ad ogni sorta di politico, e nulla è accaduto.

E a proposito di come la politica dovrebbe porsi nei confronti della mafia, è importante sottolineare una conversazione – intercettata nell’ambito dell’inchiesta Giano bifronte, che ha coinvolto imprenditori, consiglieri comunali e funzionari del Comune di Palermo – dove personaggi coinvolti nella storia, parlano di Igor Gelarda chiamandolo ‘sbirro‘. Il termine nella lingua siciliana venga spesso usato con connotazioni negative e dispregiative, ma in questo caso definisce invece una persona retta, non disponibile a compromessi né ancor meno ad illeciti. Questi sono gli atteggiamenti che vorremmo da tutti i politici.

Altri tipi di atteggiamento – conclude Tirrito -, a volte di collusione con la mafia, altre volte di non ascolto dei testimoni di giustizia e di coloro che si ribellano al fenomeno mafioso, fanno capire che non siamo davanti a semplicemente a una politica sorda, ma a una politica sporca. Voglio ricordare che il primo comportamento mafioso è proprio l’isolamento, il silenzio, l’indifferenza. Un atteggiamento culturale, che per anni ha pervaso la società siciliana, più dannoso persino delle bombe”.