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Coronavirus, la roulette russa in terapia intensiva: “Curare i più giovani e chi ha più probabilità di salvarsi”

Discutibili linee guida diffuse dalla società dei Rianimatori e fatte proprie dalla Regione Lazio. In tempo di coronavirus in terapia intensiva deve andarci chi ha alte “probabilità di sopravvivenza

Roma – Porre un limite d’età all’ingresso in terapia intensiva e privilegiare “chi ha alte probabilità di sopravvivenza: fanno discutere le raccomandazioni da coronavirus dirette ai medici rianimatori dalla SIAARTI, Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva. Il fatto grave è che nella sua ordinanza (leggi qui), la Regione Lazio fa proprie quelle raccomandazioni.

L’epidemia da Coronavirs o Covid-19 sta mettendo a dura prova le strutture sanitarie che sono costrette a implementare fino allo spasimo il lavoro degli operatori e cercare posti letto per il trattamento degli acuti e dei soggetti da terapia intensiva. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti (peraltro anche lui positivo come informa questo articolo), ha firmato un’ordinanza emergenziale (qui il dettaglio) nella quale si legge un link ad un documento che lascia riflettere.

Il documento è redatto dalla SIAARTI ed è datato 6 marzo scorso. Si tratta di sette pagine redatte sotto il titolo “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili”. Un gruppo di lavoro composto da specialisti ha redatto il documento che è indirizzato agli operatori sanitari e che riguardo al punto 4 induce a riflessione.

Questo è testuale quanto riportato al punto 4. “Può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in TI (Terapia Intensiva). Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone. In uno scenario di saturazione totale delle risorse intensive, decidere di mantenere un criterio di ‘first come, first served’ equivarrebbe comunque a scegliere di non curare gli eventuali pazienti successivi che rimarrebbero esclusi dalla Terapia Intensiva”.

Porre un limite di età all’ingresso in terapia intensiva significa forse che le persone più anziane non hanno diritto di essere trattate? Vale a dire che il medico, sottoposto al giuramento di Ippocrate che impone di fare il possibile per tutelare la vita di chiunque, viene messo di fronte alla scelta di stabilire chi curare e chi no in base ad un criterio anagrafico? Si specifica poi che bisogna ammettere alle cure intensive “chi ha in primis più probabilità di sopravvivere”: siamo sicuri che al medico vada attribuito il potere di deliberare sulla vita e sulla morte su un calcolo di probabilità?

Ma, soprattutto, siamo sicuri che queste raccomandazioni, ripeto, fatte proprie dalla Regione Lazio, siano in linea con il dettato costituzionale? Ricordiamo che l’articolo 32 della Costituzione Italiana sentenzia: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Invece di delegare il potere discrezionale di vita o di morte ai medici, non sarebbe il caso di produrre uno sforzo economico straordinario nella realizzazione di strutture sanitarie emergenziali sull’esempio di quanto è stata capace di fare la Cina, con ospedali realizzati in dieci giorni?

Il documento della Siaarti si può leggere in questa pagina.