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Coronavirus, il Papa all’Angelus: “Sono ingabbiato”. Poi a sorpresa si affaccia in piazza San Pietro foto

Dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico la preghiera per la Siria e per chi soffre a causa del Coronavirus: "Il tempo di Quaresima ci aiuti a dare un senso evangelico anche a questo momento di prova e di dolore"

di FABIO BERETTA

papa angelus coronavirus

Città del Vaticano – Ancora una volta Papa Francesco rompe i protocolli e a sorpresa si affaccia su una piazza San Pietro semideserta. Accade alla fine dell’Angelus, preghiera che – per evitare assembramenti di folla favorendo l’eventuale propagarsi del Covid-19 – questa domenica viene recitato dal Pontefice “ingabbiato” (come lui stesso si è definito) nella Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano.

“E’ un po’ strana questa preghiera dell’Angelus di oggi – esordisce il Santo Padre – con il Papa ingabbiato nella biblioteca ma io vi vedo e vi sono vicino”. In piazza san Pietro, poche centinaia di fedeli si rivolgono verso i maxischermi. “Oggi siamo un po’ distanti per compiere le disposizioni preventive ed evitare affollamenti di gente che può favorire il contagio del virus”, spiega il Papa rassicurando i presenti.

“Essere testimoni è un dono”

Nella sua meditazione il Pontefice ricalca a grandi linee il Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima (cfr Mt 17,1-9), che presenta il racconto della Trasfigurazione di Gesù. Cristo “prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e sale su un monte alto, simbolo della vicinanza con Dio, per aprirli ad una comprensione più piena del mistero della sua persona, che dovrà soffrire, morire e poi risorgere”.

“Attraverso l’evento meraviglioso della Trasfigurazione – spiega il Papa -, i tre discepoli sono chiamati a riconoscere in Gesù il Figlio di Dio splendente di gloria. Essi avanzano così nella conoscenza del loro Maestro, rendendosi conto che l’aspetto umano non esprime tutta la sua realtà; ai loro occhi è rivelata la dimensione ultraterrena e divina di Gesù”.

“Va sottolineato che – precisa Bergoglio -, in mezzo al gruppo dei Dodici, Gesù sceglie di portare con sé sul monte Pietro, Giacomo e Giovanni. Riserva a loro il privilegio di assistere alla trasfigurazione. Eppure Pietro, nell’ora della prova, lo rinnegherà; e i due fratelli Giacomo e Giovanni chiederanno di avere i primi posti nel suo regno”.

Qual è allora il senso di questa scelta? “Gesù non sceglie secondo i nostri criteri, ma secondo il suo disegno di amore. Si tratta di una scelta gratuita, incondizionata, un’iniziativa libera, un’amicizia divina che non chiede nulla in cambio”, fa notare il Santo Padre.

E come chiamò quei tre discepoli, continua il Papa, “così anche oggi chiama alcuni a stargli vicino, per poter testimoniare. Essere testimoni è un dono che non abbiamo meritato: ci sentiamo inadeguati, ma non possiamo tirarci indietro con la scusa della nostra incapacità”.

E anche se i credenti di oggi non hanno “visto con i nostri occhi il volto di Gesù brillare come il sole”, gli è stata “consegnata la Parola di salvezza, è stata donata la fede e abbiamo sperimentato, in forme diverse, la gioia dell’incontro con Gesù”.

“In questo mondo, segnato dall’egoismo e dall’avidità, la luce di Dio è offuscata dalle preoccupazioni del quotidiano. Diciamo spesso: non ho tempo per pregare, non sono capace di svolgere un servizio in parrocchia, di rispondere alle richieste degli altri…”, prosegue il Papa.

Che conclude: “Ma non dobbiamo dimenticare che il Battesimo e la Cresima che abbiamo ricevuto ci hanno fatto testimoni, non per nostra capacità, ma per il dono dello Spirito. Nel tempo propizio della Quaresima, la Vergine Maria ci ottenga quella docilità allo Spirito, che è indispensabile per incamminarci risolutamente sulla via della conversione”.

La preghiera per la Siria…

Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va al Medio Oriente, in particolare “alle Associazioni e i gruppi che si impegnano in solidarietà con il popolo siriano e specialmente con gli abitanti di Idlib e del nord-ovest della Siria, costretti a fuggire dai recenti sviluppi della guerra”.

“Rinnovo la mia grande apprensione per la situazione disumana di queste persone inermi, tra  cui tanti bambini, che stanno rischiando la vita. Non si deve distogliere lo sguardo di fronte a questa crisi umanitaria, ma darle priorità rispetto ad ogni altro interesse”, è l’auspicio del Pontefice. Che invita quindi i fedeli a pregare, in silenzio, per la Siria.

…e per chi soffre a causa del Coronavirus

“Sono vicino con la preghiera alle persone che soffrono per l’attuale epidemia di coronavirus e a tutti coloro che se ne prendono cura. Li ho ricordati molto in questi giorni di ritiro”, prosegue il Santo Padre.

Che si unisce “ai fratelli Vescovi nell’incoraggiare i fedeli a vivere questo momento difficile con la forza della fede, la certezza della speranza e il fervore della carità. Il tempo di Quaresima ci aiuti a dare un senso evangelico anche a questo momento di prova e di dolore”.

Infine, l’immancabile saluto: “Buona domenica a tutti! Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

(Il Faro online)