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Coronavirus, carceri in rivolta in tutta Italia: 6 morti. Caos da Milano a Palermo

9 marzo 2020 | 17:26
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Coronavirus, carceri in rivolta in tutta Italia: 6 morti. Caos da Milano a Palermo
Coronavirus, carceri in rivolta in tutta Italia: 6 morti. Caos da Milano a Palermo
Coronavirus, carceri in rivolta in tutta Italia: 6 morti. Caos da Milano a Palermo
Coronavirus, carceri in rivolta in tutta Italia: 6 morti. Caos da Milano a Palermo

Caos in 27 carceri dove si stanno svolgendo proteste da parte dei detenuti, alcuni dei quali chiedono l’amnistia a causa dell’emergenza

Carceri in rivolta e caos da Milano a Palermo. L’onda lunga del coronavirus arriva, infatti, nelle carceri italiane e si trasforma in protesta, quando non in aperta rivolta. Da questa mattina caos in 27 carceri dove si stanno svolgendo proteste da parte dei detenuti, alcuni dei quali chiedono l’amnistia a causa dell’emergenza. Gravi disordini si registrano nei carceri di San Vittore a Milano e di Rebibbia a Roma, dove – oltre a bruciare diversi materassi – alcuni reclusi avrebbero assaltato le infermerie, riferisce il Sindacato di polizia penitenziaria.

Situazione particolarmente convulsa a Foggia. Secondo fonti delle forze dell’ordine non ci sono stati feriti, né tra le forze dell’ordine né tra i detenuti nella rivolta che questa mattina si è scatenata nella struttura. La situazione, sempre secondo quanto si apprende, sta rientrando gradualmente.

“A Foggia la situazione è ancora drammatica. A noi non risulta che i detenuti evasi siano stati ripresi. La situazione sta gradualmente ritornando tranquilla perché una parte dei detenuti non c’è più, si è dileguata. Un’altra parte si sta riuscendo a contenerla, posto che sono intervenute tutte le forze dell’ordine. Hanno chiamato anche l’esercito”, dice invece Gennarino De Fazio, a nome del sindacato Uilpa della Polizia penitenziaria.

Carceri in rivolta, 6 morti

“Sono in tutto 6 i detenuti morti durante le proteste nelle carceri nel nord del Paese: 3 a Modena, uno ad Alessandria, uno a Verona ed il sesto in un carcere piccolo di cui non posso rivelare il nome”. Lo afferma Aldo Di Giacomo, portavoce nazionale del sindacato di polizia penitenziaria Spp.

“Le morti dovrebbero essere dovute ad assunzione di psicofarmaci – spiega Di Giacomo – dato che nelle rivolte sono state prese d’assalto le infermerie. Questo perché i detenuti cercano il metadone. Ed anche perché le salme non sembrano avere segni di violenza”.

“La situazione è catastrofica – continua Di Giacomo – a Foggia sono evasi 50 detenuti, rivolta anche al carcere di Milano, San Vittore e anche al penitenziario di Santa Maria Capua Vetere: troppi fronti aperti. E qualche giorno fa avevamo avvisato ministro e prefetti che la situazione sarebbe degenerata. Serve subito l’intervento dell’esercito, più forze di polizia e se necessaria la chiusura totale delle carceri, i detenuti devono stare chiusi nelle loro celle. Servono leggi straordinarie e pene severissime per chi provoca e partecipa alle sommosse.

“Anche i danni sono ingenti – conclude Di Giacomo – almeno 12 milioni di euro di danni. Un appello al buon senso degli altri detenuti di non seguire i rivoltosi e di rimanere tranqulli, nelle loro celle per no peggiorare una situazione già molto critica”.

Roma

Situazione rientrata nel carcere di Regina Coeli dove nella tarda mattinata di oggi, sulla falsariga delle proteste scoppiate in diverse carceri italiane, diversi detenuti avevano dato fuoco a materassi e oggetti nelle celle. Situazione rientrata anche nel nuovo complesso di Rebibbia dove la protesta dei detenuti aveva fatto temere il peggio anche a causa del supporto arrivato loro dai parenti in strada, a bloccare la via Tiburtina.

Materassi bruciati, disordini, ma nessun evaso dal carcere e nessun ferito tra agenti penitenziari e detenuti. La polizia, che ha alleggerito il dispiegamento di forze messe in campo nei primi concitati momenti, è ancora sul posto per scongiurare ogni nuovo tentativo di rivolta.

Milano

Fumo dal penitenziario di San Vittore (Video) per la protesta relativa alle misure per il Covid 19. La rivolta sarebbe riuscita perchè i detenuti sarebbero riusciti ad impossessarsi di alcune chiavi di servizio. La protesta partita in mattinata dal secondo piano si è poi estesa al terzo e al quarto piano. I detenuti “hanno distrutto un reparto intero e sono ancora sul tetto”. Lo spiega una fonte vicina al carcere milanese. La rivolta sarebbe stata attuata da parte dei detenuti del reparto ‘La Nave’ riservato a chi soffre di forme di dipendenza. Alcuni sono saliti sul tetto per protestare contro la sospensione dei colloqui con i parenti, misura imposta per provare ad arginare i possibili contagi.

Torino

E’ rientrata la protesta pacifica dei detenuti reclusi in alcune sezioni ordinarie del padiglione B del carcere torinese delle Vallette dove alcuni letti erano stati posizionati davanti agli accessi mentre era cominciata una battitura delle inferriate. A seguito della mediazione della direzione della struttura carceraria e dei personale di polizia penitenziaria, che hanno spiegato che si tratta di un provvedimento a tutela della salute loro e dei loro familiari, la situazione è rientrata alla normalità. La protesta era infatti partita a seguito delle modifiche nelle modalità di colloquio tra detenuti e familiari per contenere l’emergenza Coronavirus.

La Spezia

Un’ora di rivolta con un gruppo di cinque detenuti saliti sul muro di cinta del carcere Villa Andreini alla Spezia, a circa 8 metri di altezza. E’ successo intorno all’ora di pranzo. All’interno della struttura circondariale la protesta è stata accompagnata dalle urla degli altri detenuti. L’accaduto ha fatto scattare il piano di allarme della struttura, con tutto il personale entrato in servizio in tenuta antisommossa e il perimetro dell’edificio circondato dall’esterno con un cordone anti-evasione. Intorno alle 15 dopo un’ora di trattativa la situazione è rientrata.

Altre proteste avevano riguardato già ieri sera le altre strutture carcerarie della Liguria, in particolare Marassi a Genova e Sanremo, dove i detenuti per alcuni minuti hanno acceso le luci e sbattuto sulle sbarre vettovaglie. Nel carcere femminile di Pontedecimo, a Genova, è stato appeso un lenzuolo all’esterno con scritte riferite alla richiesta di indulto.

“La situazione – ha spiegato Michele Lorenzo, segretario regionale del Sappe – sta dilagando in tutta Italia con un tam tam di protesta che maschera dietro questo pseudo blocco dei colloqui la richiesta massiccia di indulto. E’ chiaro che parliamo di cose separate, una cosa è l’indulto, altra cosa è parlare del coronavirus nelle carceri, dove se dovesse entrare dilagherebbe. Per questo c’è stata una restrizione nelle visite, prevista già dal primo Dpcm, ad 1 familiare per volta riducendo il numero dei colloqui e la previsione di aumentare l’utilizzo di strumenti alternativi, come skype o il telefono”.

“Il problema – conclude Lorenzo Michele – è che abbiamo carceri dotate di strumentazioni antiche e poco personale. Se non ti doti strutturalmente è ovvio che succeda questo. Non serve solo la mascherina ma devi dotare la polizia penitenziaria degli strumenti necessari a lavorare in sicurezza. Strumenti non offensivi ma difensivi. Noi non abbiamo neanche un sistema anti aggressione. Non può un agente fronteggiare 1 reparto intero di 30 detenuti”.

Bologna

“E’ iniziata la protesta dei detenuti anche nel carcere di Bologna”. Lo riferiscono Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Francesso Campobasso, segretario nazionale che spiegano: “I detenuti hanno incendiato i materassi e sembra che stiano sfasciando tutto ciò che trovano all’interno delle sezioni detentive. E stato lanciato l’allarme e sono stati chiesti i rinforzi anche al personale in servizio al provveditorato regionale”.

Prato

Sarebbe terminata, da quanto si apprende, la protesta che era scoppiata in due sezioni del carcere di Prato. Domati anche gli incendi divampati in alcune celle. Dopo una trattativa tra dirigenti della polizia penitenziaria, della polizia di Stato e detenuti, la situazione sarebbe tornata sotto il controllo delle autorità. Nel corso della protesta non ci sarebbero stati feriti. Resta comunque alta l’attenzione intorno al penitenziario con decine di poliziotti e carabinieri schierati nelle vie esterne alla struttura e un elicottero delle forze dell’ordine che sorvola la zona.

Matera

Protestano pure a Matera i detenuti della locale casa circondariale. Un detenuto è salito sul tetto. Una decina si rifiuta di rientrare nelle celle protestando contro le restrizioni ai colloqui con i visitatori imposte per l’emergenza coronavirus. Gli agenti della Polizia di Stato, i militari dei Carabinieri e della Guardia di Finanza sono intervenuti per contenere e gestire la protesta in sinergia con la Polizia penitenziaria. Il questore di Matera Luigi Liguori sta seguendo direttamente la vicenda, in contatto con i vertici delle altre forze di polizia. Sul posto dirigenti e funzionari della Polizia di Stato ed ufficiali dell’Arma dei Carabinieri.

Palermo

Nonostante il tentativo di evasione di alcuni detenuti dal carcere Ucciardone di Palermo sia stato impedito, si registra ancora tensione nella zona attorno al carcere. Tutte le vie di accesso sono state chiuse al traffico. Carabinieri e poliziotti in tenuta antisommossa si trovano in tutta la zona per tenere sotto controllo la situazione. Presenti anche dei familiari di detenuti che gridano all’indirizzo dei loro congiunti.

(Il Faro online)