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L’epidemiologo Vineis: “La pandemia di coronavirus sarà lunga, il picco a metà aprile”

Stimato un picco a metà aprile in Lombardia. Un punto massimo dopo il quale la curva dovrebbe cominciare a scendere; ma è difficile dirlo con precisione.

Milano – Quando usciremo dall’incubo Covid-19? L’onda del contagio, che ha investito l’Italia prima di altre nazioni occidentali, “ora si sta chiaramente espandendo altrove. Vi sono modelli che suggeriscono che le curve di crescita sono esattamente le stesse in tutti i Paesi, compresi gli Usa”. Ma “il ritardo fra Paesi farà sì che la pandemia durerà abbastanza a lungo”. E’ la previsione di Paolo Vineis, professore di Epidemiologia ambientale dell’Imperial College di Londra, intervistato da ‘La Repubblica’. L’esperto cita la collega epidemiologa Stefania Salmaso, che “ha stimato un picco a metà aprile in Lombardia. Un punto massimo” dopo il quale “la curva dovrebbe cominciare a scendere; ma è difficile dirlo con precisione”.

Per Vineis “sarà decisivo sapere quanto rapidamente nei prossimi giorni le persone contagiate raddoppieranno. Sulla base di questo tempo potremo calcolare cosa accadrà nel giro delle prossime settimane”. Intanto, “i modelli matematici elaborati dall’Imperial College stimano che in Cina le persone infettate siano raddoppiate ogni 5 giorni, ma in Lombardia si è avuto un raddoppio più rapido, ogni 2-3 giorni”.

Ma perché nel Nord Italia il nuovo coronavirus è arrivato prima? “Chi lo sa?”, risponde l’esperto. “Certo le aree in Lombardia e in Veneto in cui l’epidemia è partita hanno avuto negli ultimi anni molti rapporti commerciali con la Cina, ma si parla anche di un focolaio che non origina da contatti diretti” con il gigante asiatico.

Vineis riflette poi sui numeri ‘sommersi’ dell’infezione. Quanti sono, per esempio, i positivi asintomatici? “Una risposta potrebbe venire solamente da un test esteso a tutta la popolazione – spiega – Non sappiamo bene neppure con quali criteri il test viene somministrato in aree geografiche diverse. Molti malati lievi vengono trattati da casa, e dunque manchiamo di un conteggio dei positivi asintomatici, dei positivi con pochi sintomi e anche dei sintomatici che non hanno Covid-19. Il test attuale, poi, ha un’accuratezza non del tutto ottima; sarebbe necessario avere test anticorpali”.

Infine i decessi. La Germania distingue tra morti per coronavirus e morti con coronavirus? “Più tamponi si fanno ad asintomatici o a pazienti con una malattia lieve – precisa l’epidemiologo – più il tasso di letalità si riduce. L’Imperial College ha stimato intorno allo 0,3-1%, ma in Italia per ora è superiore. E poi non si riesce ancora a distinguere tra coloro che sono morti a causa del virus e quelli che sarebbero comunque morti e semplicemente ospitavano il virus. In questo senso l’approccio tedesco è interessante ma non immediato da attuare. E’ possibile che, quando saremo in grado di rianalizzare i casi di morte per ora catalogati sotto Covid-19 – conclude Vineis – ci accorgeremo che una parte sono dovuti ad altre cause”. (AdnKronos Salute)