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L’Oms: l’Europa è il nuovo “epicentro” della pandemia. Le decisioni dei governi nel mondo

14 marzo 2020 | 14:31
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L’Oms: l’Europa è il nuovo “epicentro” della pandemia. Le decisioni dei governi nel mondo

Sul fronte della lotta alla diffusione del contagio Covid-19 “l’Europa non è unita”. Le posizioni dei singoli governi

“L’Europa è diventata l’epicentro della pandemia Covid-19, con più casi e decessi segnalati rispetto al resto del mondo messo insieme, a parte la Cina”. Lo ha detto il direttore generale dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel briefing di ieri sulla pandemia di coronavirus.

“Ogni giorno vengono segnalati più casi di quanti ne siano stati segnalati dalla Cina al culmine dell’epidemia.” – ha detto il Direttore generale dell’Oms – precisando che nel mondo sono stati accertati 132mila casi in 123 Paesi e ci sono stati 5.000 decessi, “una soglia tragica“.

Per l’Oms: “È impossibile prevedere quando si verificherà il picco della pandemia. Tutto dipende da quanto velocemente i Paesi metteranno in campo misure di risposta e dai risultati. È essenziale agire rapidamente e in modo aggressivo, l’esperienza di vari Paesi, tra cui Cina e Giappone, dimostra che se si agisce in fretta si può contenere la diffusione del virus”.

Sul fronte della lotta alla diffusione del contagio “l’Europa non è unita”. Mentre l’Italia da subito ha intrapreso la strada della tutela della salute pubblica, gli altri Paesi europei hanno assunto comportamenti diversi, finalizzati, in primo luogo, alla protezione dei propri sistemi economici. Un comportamento che negli ultimi giorni, davanti all’avanzare della gravità della pandemia da covid-19 sta mutando, con la consapevolezza di essere di fronte non solo ad un’emergenza nazionale, ma mondiale.

Le decisioni e la situazione nei principali Paesi europei e negli Stati Uniti

L’Inghilterra sceglie “l’immunità di gregge”

La linea scelta dal governo di Boris Johnson sta tutta nella frase choc: “Molte famiglie perderanno i loro cari”. Una frase che può essere riassunta con “avanti come se niente fosse”. In questo modo l’Inghilterra va in controtendenza rispetto al resto dell’Europa dove i governi, in queste ultime ore, prendono misure sempre più drastiche. La vita in Gran Bretagna continua a scorrere normale.

Al di la delle parole utilizzate, il tono di Johnson, nel suo intervento da Downing Street, ha lasciato trapelare che il Paese si trova di fronte alla più seria emergenza sanitaria ma, allo stesso tempo, ha affermato che “prendere provvedimenti non farebbe grande differenza e potrebbe addirittura risultare controproducente”.

Il mondo scientifico inglese è convinto che bloccare il virus è impossibile e che l’unica strategia è quella di spalmarne la diffusione nel tempo, in modo da consentire al sistema sanitario di gestire la situazione. Addirittura, è preferibile che la popolazione sviluppi da sé anticorpi al virus, favorendo la trasmissione del coronavirus fino al 60% della popolazione, in modo da ottenere la cosiddetta “immunità di gregge”.

Quindi, la linea dell’Inghilterra è quella di provare a teleguidare il tutto attraverso misure parziali e graduali, affinché il picco dell’epidemia arrivi un pò per volta, verso la stagione estiva calda, diluendo, in questo modo, l’impatto sia sul sistema sanitario, sia sull’economia.

Sul fronte dei i casi di contagio da coronavirus continuano a salire anche in Gran Bretagna, dove si registra un’impennata. Secondo l’aggiornamento quotidiano del ministero della Sanità britannico, fino al 13 marzo i contagi sono saliti a 798: sono 208 in più rispetto al giorno precedente. Dieci le vittime. Quasi 32mila i test effettuati. Nonostante i numeri in crescita, il Regno Unito resta comunque al momento ultimo per casi fra i maggiori Paesi europei.

La linea della Germania: guadagnare tempo e un piano eccezionale di 550 miliardi per le imprese

La cancelliera Angela Merkel affronta la peggiore crisi sanitaria con un approccio scientifico, prevedendo che nei prossimi mesi “tra il 60 e il 70% della popolazione si infetterà”.
Dunque, la linea dettata dalla Merkel è quella di rallentare la dinamica del contagio, di appiattirne la curva, “perché il sistema sanitario non venga messo sotto pressione”. Occorre, insomma, “guadagnare tempo”.

Per contrastare le conseguenze economiche del coronavirus, il governo tedesco ha promesso al sistema delle imprese crediti illimitati, fondi sociali e agevolazioni fiscali per 550 miliardi di euro. Un piano che rende molto più facile per le aziende accedere ai fondi per compensare i lavoratori quando viene ridotto l’orario di lavoro.

In questo modo, la Merkel ha voluto dimostrare che la Germania ha la forza finanziaria per superare questa crisi.

Ma accelerano anche le misure per tentare di frenarla: 13 Länder hanno finalmente deciso la chiusura da lunedì di scuole e asili, mentre i tre che mancano all’appello dovrebbero seguire a breve. Si ferma dopo molte esitazioni anche il calcio. Intanto il ministro della Sanità insiste che il divieto alle manifestazioni con pubblico superiore a 1000 persone, già introdotto, non basta più e propone a Länder e comuni di proibire anche quelle con più di 100 persone.

Sul fronte del Covid-19, l’epidemia continua ad accelerare: sono saliti a 3200 i casi di contagio in Germania, con 7 decessi.

La Spagna impreparata di fronte all’epidemia. Il governo annuncia un piano straordinario

Anche la Spagna si è accorta che l’emergenza del nuovo coronavirus è arrivata e di essere impreparata ad accoglierla, riscontrando l’insufficienza di presidi medici e personale sanitario.

Un miliardo di euro alla Sanità, 14 miliardi all’economia e 2,8 miliardi alle comunità autonome.
Sono i primi provvedimenti adottati dal governo spagnolo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. In una conferenza stampa dopo un consiglio dei ministri straordinario il premier Pedro Sanchez ha parlato di una situazione “in divenire”.

Il governo spagnolo considera alto il rischio coronavirus, al punto che da sabato 14 marzo è stato decretato “lo stato di allerta” per arginare la diffusione del virus.
Il più lieve dei tre stati di allerta previsti in situazioni di emergenza viene inizialmente applicato per un periodo di 15 giorni che può essere prorogato dal Congresso dei deputati.

Con “lo stato di allerta”, il Governo decide di affrontare la crisi e adottare diverse misure tra cui: limitare il movimento o la permanenza di persone o veicoli in orari e luoghi specifici; intervenire temporaneamente nelle industrie, fabbriche, officine, fattorie o locali di qualsiasi natura, ad eccezione delle case private; limitare o razionare l’uso di servizi o il consumo di beni di prima necessità; emettere gli ordini necessari per garantire la fornitura dei mercati e il funzionamento dei servizi e dei centri di produzione.

Per quanto riguarda la situazione dei contagi, i numeri iniziano a preoccupare: sono 2.152 casi positivi, metà dei quali a Madrid e 50 morti (31 nella capitale). Rispetto alla crescita dei casi, il Governo ha riconosciuto le unità di terapia intensiva degli ospedali di Madrid si trovano in una situazione di sforzo importante.

Francia, il Governo evita le misure drastiche

Solo il 12 marzo, Emmanuel Macron ha annunciato le prime misure per contrastare la diffusione dell’epidemia da coronavirus. Da lunedì scuole e università chiuse fino a nuovo ordine ma le elezioni comunali sono confermate.

” Ovunque in Europa si accelera e s’intensifica il contagio da Covid-19. Siamo soltanto all’inizio di questa epidemia” – ha detto nel suo intervento alla nazione Macron -. “La priorità assoluta sarà la nostra salute”.

Il presidente francese chiede ai suoi concittadini di fare sacrifici per contrastare la diffusione del coronavirus. In particolare, saranno vietati gli assembramenti di persone e si raccomanda alle persone di più di 70 anni e vulnerabili di restare a casa.

Sul fronte dei numeri della diffusione del contagio: i casi confermati sono 3.661, con un incremento di 785 casi in un giorno. I morti sono 79, con un aumento di 18 decessi rispetto al precedente bollettino.

Gli Stati Uniti dichiarano l’emergenza nazionale

Dopo aver per giorni minimizzato i rischi per gli Stati Uniti, il presidente Donald Trump ha proclamato “l’emergenza nazionale”. Una dichiarazione arrivata ieri in una conferenza stampa, dedicata al contrasto al coronavirus, che fa seguito alla linea tenuta fino a quel momento che ha suscitato molte critiche e polemiche: “il virus è molto ben controllato”

Nel corso della conferenza stampa il Presidente americano ha anche annunciato l’allocazione di risorse per gli Stati pari a 50 miliardi di dollari e, che entro l’inizio della prossima settimana, saranno disponibili 500mila test. Tutti gli Stati Usa sono ora chiamati a preparare centri di accoglienza e smistamento per i malati.

Durante il suo intervento, nel Giardino delle rose alla Casa Bianca, il Presidente ha aggiunto anche e che gli Stati Uniti hanno ottenuto “progressi incredibili”, smentendo le proiezioni dei Centers for Disease Control and Prevention, che annunciano per gli Usa numeri da apocalisse.

Sul fronte della diffusione del coronavirus sono ormai almeno mille i casi di coronavirus negli Stati Uniti, dove 31 persone sono morte a causa della Covid-1. Lo stato di Washington resta il più colpito, con 273 persone contagiate e 24 decessi, La California e lo stato di New York registrano rispettivamente più di 100 casi.

(Il Faro online)