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Senza dimora in aeroporto, la sopravvivenza al tempo del coronavirus

23 marzo 2020 | 17:45
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Senza dimora in aeroporto, la sopravvivenza al tempo del coronavirus
Senza dimora in aeroporto, la sopravvivenza al tempo del coronavirus
Senza dimora in aeroporto, la sopravvivenza al tempo del coronavirus
Senza dimora in aeroporto, la sopravvivenza al tempo del coronavirus

Don Giovanni: “Ogni sera, con l’aiuto della Misericordia – misuriamo febbre e glicemia, e gli portiamo acqua e cibo”

Fiumicino – C’è un mondo di persone che di solito è “immateriale”. Sono i chochard, che vivono – anzi, sopravvivono – rannicchiati nelle ombre della società, ai margini della “normalità”. Loro più di altri vivono questo periodo con una fatica impossibile da descrivere. Nel momento in cui il mantra salvavita è #iorestoacasa, e dunque dietro alle porte delle abitazioni si chiudono le famiglie nei loro affetti, loro non hanno neanche più la “compagnia” della pietà o del… disprezzo dei passanti.

Misericordia di Fiumicino assistenza clochardMa c’è chi si occupa di loro anche in questo periodo. Pensiamo ai clochard che stazionano all’aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci di Fiumicino, una piccola comunità, ognuno con la sua storia e il suo posto… invisibile. Ora più di prima hanno bisogno di qualcuno che li aiuti nel difficile percorso di vita. Ci sta pensando la parrocchia aeroportuale, retta da don Giovanni, insieme alla Caritas di questa diocesi e alla Misericordia di Fiumicino, coinvolta dal delegato alla Protezione civile, Alfredo Diorio.

In realtà il servizio va avanti da circa 3 anni, non è una novità di questo periodo, ma assume una valenza tutta particolare nei confronti di chi quell’imperativo categorico (“restate a casa”) non può rispettarlo semplicemente perché… una casa non ce l’ha più.

“Attenzione – spiega don Giovanni – non facciamo assistenzialismo, ma creiamo un incontro con la persona, perché l’assistenzialismo da solo non aiuta mai la persona a camminare con le proprie gambe. Il duplice impegno che mettiamo in campo è certamente aiutarli nel momento del bisogno, ma anche aiutarli a rientrare in casa. Spesso ce la facciano, ma a volte ci scontriamo con disagi psichici importanti”.

I clochard in aeroporto – una ventina in tutto – prima erano un po’ sparsi per l’intero terminal, ma ora, con la chiusura del T1, sono tutti al T3. “E devo dire grazie alla incredibile sensibilità dimostrata da Adr nell’affrontare il problema. Dall’amministratore delegato, ai dirigenti, fino a coloro che lavorano sul campo, tutti hanno dimostrato cuore e sensibilità nel capire che prima che ‘problemi’ queste sono ‘persone'”.

Misericordia di Fiumicino assistenza clochardC’è una popolazione di senza dimora piuttosto variegata: italiani e stranieri, il più giovane ha 35 anni, il più anziano 84. Vengono tenuti sotto stretto monitoraggio sanitario, per capire se mai ci fosse necessità di intervenire rispetto al Covid-19. Cosa che per fortuna fino a oggi non è accaduta.

“Io vado sia la mattina sia la sera, a fare un giro tra loro – racconta don Giovanni – ma comunque ogni sera, con l’aiuto della Misericordia – misuriamo febbre e glicemia, e gli portiamo acqua e cibo”. In aeroporto sono ancora attivi 2 bar e 2 ristoranti, ma ad una certa ora chiudono. Non c’è più tanto movimento.

La situazione è dunque sotto controllo, nel vero senso del termine. L’aeroporto non è un focolaio di covid-19, e di questo non possiamo che esserne felici. Pur senza abbassare la guardia.

“Devo dire un grande grazie ad Adr, che ha dimostrato e dimostra ogni giorno grande sensibilità, consentendo l’assistenza e lasciando i senza dimora al caldo. Poi grazie alla Caritas e alla Misericordia, che intervengono fattivamente, per un’assistenza tangibile, grazie alla Provvidenza delle donazioni, ma anche grazie all’impiego dell’8 per mille destinato alla Chiesa. Un impegno concreto, figlio di un’attenzione che si trasforma in un’altra parola: umanità”.