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Coronavirus: fumata nera sugli eurobond, l’Unione Europea si prende due settimane

27 marzo 2020 | 11:27
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Conte: “Che diremo ai nostri cittadini se l’Europa non si dimostra capace di una reazione unitaria, forte e coesa di fronte a uno shock imprevedibile e simmetrico di questa portata epocale?”

Roma – Si sono dati due settimane i leader Ue, evitando così di fatto la rottura. “Due settimane” di tempo per presentare “proposte” volte ad aiutare gli Stati membri ad affrontare la pandemia di Covid-19. La dichiarazione finale dei capi di Stato e di governo, al paragrafo 14, ha subito piccoli cambiamenti, ma significativi, e ripassa la palla all’Eurogruppo, che attendeva una decisione dei leader per finalizzare un accordo sull’utilizzo delle Eccl (Enhanced Conditions Credit Lines, linee di credito a condizioni rafforzate) del Mes.

Fumata nera dunque sugli eurobond, o coronabond che dir si voglia, sui quali si è confermata la classica divisione nord-sud: mentre “su molti temi siamo della stessa idea”, ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in una conferenza piuttosto evasiva (anche per via della modalità, obbligata, in remoto, che non facilita il confronto con la stampa) al fianco di Ursula von der Leyen, “su altri temi dobbiamo continuare il dialogo politico per essere uniti”.

“Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno!”. Questa la linea, si apprende da fonti di Palazzo Chigi, tenuta dal premier Giuseppe Conte nel corso del Consiglio europeo con un chiaro riferimento alle linee di credito del Mes e alla condizionalità delle Eccl, vale a dire le linee di credito a condizioni rafforzate.

“Le conseguenze del dopo Covid-19 – ha rimarcato inoltre Conte – vanno affrontate non nei prossimi mesi ma domani mattina”. L’Italia ha ottenuto importanti aperture da Francia, Portogallo, Grecia, Irlanda e Lussemburgo. “Qui si tratta di reagire con strumenti finanziari innovativi e realmente adeguati a reagire a una guerra che dobbiamo combattere insieme per vincerla quanto più rapidamente possibile”, avrebbe incalzato il premier.

“Una risposta forte ed adeguata la dobbiamo ai nostri cittadini e in definitiva alla stessa Europa. Che diremo ai nostri cittadini se l’Europa non si dimostra capace di una reazione unitaria, forte e coesa di fronte a uno shock imprevedibile e simmetrico di questa portata epocale? – ha chiesto Conte ai leader collegati in conference call – come si può pensare che siano adeguati a questo shock simmetrico di così devastante impatto strumenti elaborati in passato, che sono stati costruiti per intervenire in caso di shock asimmetrici con riguardo a tensioni finanziarie riguardanti singoli Paesi?”.

(Il Faro online)