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Tirrito (Cogi): “Attenti alle false speranze. Uno Stato che sfama soltanto ma non aiuta le imprese, fa un regalo alle mafie”

29 marzo 2020 | 18:07
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Tirrito (Cogi): “Attenti alle false speranze. Uno Stato che sfama soltanto ma non aiuta le imprese, fa un regalo alle mafie”

“Il sostegno all’economia e al lavoro è oggi il terreno di scontro con i mafiosi.”

Roma – “Non possiamo permettere che tra l’incuranza di chi dice che la mafia è stata sconfitta 30 anni fa e chi si muove oggi per assoldare gli imprenditori per riciclare i loro denari sporchi – e quando diciamo sporchi pensiamo al sangue delle persone uccise dalla mafia – si accetti che l’unica risposta dello Stato sia sfamare la gente”. A parlare è Maricetta Tirrito, portavoce del Cogi (il Comitato dei collaboratori di Giustizia italiani).

“Superare la crisi – afferma Tirrito – significa dare aiuti alle imprese, toglierle dal morso dei debiti che spinge gli imprenditori a cercare soluzioni capestro, facilitare le assunzioni così da poter far ripartire l’economia. Così si sconfigge la povertà: detassando il lavoro, eliminando le gabelle, azzerando la burocrazia, non con un pacco di olio e di pasta.

L’allarme lanciato lanciato dall’Anticrimine e posto all’attenzione del Capo della Polizia, di imprenditori avvicinati dalle mafie per “usarli” in cambio di sostegno economico, la dice lunga come sia quello oggi il terreno di scontro con i mafiosi. E, se vogliamo allargare il discorso a livello di quadro economico globale, è anche ciò che sta accadendo attualmente in Italia con offerte al ribasso, provenienti dal nord Europa e dalla Cina, per acquisire le nostre aziende in sofferenza.

Accettare uno Stato che sfama la gente – conclude Tirrito – significa tornare cinquant’anni indietro, quando il potere mafioso si imponeva sostituendosi di fatto allo Stato stesso, imponendo la sua supremazia sulle attività economiche locali e gestendo i posti di lavoro.

Occorrono interventi economici adeguati – conclude Maricetta Tirrito -, non si può tenere la gente nelle condizioni di scegliere l’illegalità pur di sopravvivere”.

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