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Coronavirus, la Misericordia in Lombardia: “Qui si continua a morire. Anche due colleghi del 118”

31 marzo 2020 | 13:47
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Coronavirus, la Misericordia in Lombardia: “Qui si continua a morire. Anche due colleghi del 118”

Il diario del viaggio di Massimiliano, Matteo, Manuel, Paolo, Giuseppe e Andrea Nicol della Misericordia di Fiumicino, nel cuore della zona rossa.

Brescia – “Siamo stati spostati a Brescia. Nel Lodigiano la forza del virus sta calando, anche perché non ci sono più tante… vittime da aggredire. E così andiamo là dove c’è più bisogno di noi”. Quella che doveva essere una missione di 3 ragazzi di Fiumicino, per una settimana nella zona rossa, si sta trasformando. Ora sono addirittura 6 (sono arrivati in loco, e già operativi, anche Giuseppe e Andrea Nicol, che si sommano a Massimiliano, Matteo, Manuel e Paolo ), e di tornare a casa non se ne parla.

“Sono momenti difficilissimi – spiegano i ragazzi della Misericordia – Qui si continua a morire. Dalle immagini che ci giungono da Roma e d’intorni, non ci sembra che lì ci sia la percezione di quanto sia devastante il virus. Sarà perché le morti sono poche, o perché c’è il sole… Ma questo virus è davvero infame, e non risparmia nessuno. Siamo a poche centinaia di chilometri di distanza, non bisogna abbassare la guardia.

C’è un’aria pesante nelle parole dei ragazzi… E poi viene fuori il perché: “Due nostri colleghi sono morti. Erano soccorritori come noi, hanno contratto il Covid-19, e in pochi giorni se ne sono andati. E’ durissima accettarlo. Fa sempre male vedere qualcuno che si ammala e muore, ma quando quel qualcuno è uno dei tuoi colleghi del 118, di chi si batte ogni giorno per soccorrere gli altri, la sensazione è difficile da da descrivere”.

Un’altra convinzione da sfatare è che la malattia sia aggressiva solo con i sintomatici, solo con chi, cioè, è già evidentemente aggredito dal morbo. “Non è così – raccontano – Nell’ultima settimana sono molte purtroppo le persone asintomatiche che sono decedute”.

Cioè? Li avevate prelevati con l’ambulanza per altri motivi e poi gli era stato fatto il tampone? “Sì. E’ capitato più volte, Per lo più persone anziane, ma non solo. E comunque in pochi giorni si è passati da un sostanziale piccolo malessere alla tragedia”.

Il Faro on line tiene un “diario” delle giornate dei nostri ragazzi in prima linea contro il coronavirus. Seguiteci e seguiteli, perché potremo restituire loro un po’ di forza e di coraggio (che certo non gli mancano) nella difficile missione a cui sono chiamati.