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Lettere al direttore

Coronavirus, l’Istituto Colombo: “A Fiumicino la scuola c’è, sempre”

"Siamo stati catapultati in ambienti virtuali dove mantenere il contatto con i ragazzi non è proprio una cosa scontata, ma tutti pronti in una unica pole position abbiamo iniziato a lavorare"

Caro direttore,

siamo qui a combattere questa battaglia anche noi, docenti e ragazzi con le loro famiglie, della scuola Colombo. Anche per noi, come per il personale sanitario, è un’emergenza da arginare. L’emergenza della comunità scolastica che da un giorno all’altro ha dovuto interrompere qualsiasi rapporto sociale di vicinanza fisica, il ritrovarsi davanti al cancello alle 8 del mattino, ridere, scherzare e poi avviarsi nelle aule al suono della campana, certe volte anche correndo. E noi insegnanti non capivamo perché correvano, i posti erano tutti assicurati nelle aule e ci faceva ridere questa cosa.

Ci manca la scuola come ai ragazzi che dicono “prof io mi annoio tutto il giorno a casa…” e il prof “lo so ma dobbiamo resistere per uscire liberi e sani il prima possibile, fai un po’ di compiti, ti passa il tempo. Scrivimi sulla chat della classe, per qualsiasi cosa noi ci siamo!” Sì, noi ci siamo, a distanza ma ci siamo sempre, a qualsiasi ora del giorno. Ormai sono saltate tutte le organizzazioni orarie. Nessuno di noi docenti rispetta l’orario di servizio giornaliero. Certi giorni ci rendiamo conto che abbiamo passato al computer anche 10 ore tra preparare una lezione, postarla sulla piattaforma e correggere i compiti che ci tornano indietro dagli alunni. Non ha perso tempo la scuola Colombo. Due giorni dopo la chiusura totale è partita con la didattica a distanza. E’ vero che il lavoro di organizzazione era già in essere, la creazione delle classi virtuali, gli account per tutti gli alunni della scuola, dall’infanzia alla secondaria, ma la partenza di tutto il sistema ha subìto un’accelerazione che mai avremmo immaginato.

Siamo stati catapultati in ambienti virtuali dove mantenere il contatto con i ragazzi non è proprio una cosa scontata, ma tutti pronti in una unica pole position abbiamo iniziato a lavorare. Abbiamo imparato ad usare altri strumenti di Office 365, piattaforma già in uso nella scuola per alcune applicazioni. L’applicazione OneNote per inviare e ricevere compiti, Teams per creare la chat della classe virtuale dove scambiare qualsiasi pensiero con gli alunni ma anche per fare videolezioni registrate o in diretta, Forms per preparare e inviare test come feedback del lavoro svolto. Le lezioni vanno avanti, il programma non si ferma, rimoduliamo il lavoro adattandolo a questa situazione senza precedenti per la scuola. Cerchiamo di raggiungere tutti i nostri alunni, la nostra dirigente dott.ssa Letizia Fissi, sempre presente e operativa, si impegna a fornire device se ne sono sprovvisti, ad ascoltare genitori preoccupati, mandiamo messaggi scritti o vocali sulla chat di Teams per recuperarli tutti. E alla fine della giornata ti accorgi che qualche alunno non lo senti da un paio di giorni. Chiedi al collega se ha notizie che a te mancano.

Ci sono ragazzi che hanno difficoltà con il lavoro online, famiglie che talvolta non riescono a supportare questo tipo di lavoro, e tu non sai come fare, non puoi uscire da casa, non puoi dar loro delle fotocopie, non puoi usare strumenti più semplici e più vicini a loro perché è necessario mantenere i requisiti di sicurezza richiesti. E’ comunque scuola, se pur a distanza, e la tutela dei minori è il nostro primo dovere. E allora chiedi a qualche alunno più esperto se può aiutare il compagno. Il tutoring che spesso viene utilizzato in classe tra pari assume, forse, un significato diverso perché non si limita a spiegare ad un compagno un concetto non ben compreso ma a ricollegare alla comunità un allievo che ha meno strumenti. E così vai avanti. Ma sai perfettamente che la didattica a distanza non è scuola. I docenti sanno che “scuola” sono i ragazzi che incontri la mattina, l’aula in cui entri, gli sguardi che incroci, l’aria adolescenziale che respiri e che ogni giorno ti fa trovare sulla cattedra una problematica diversa da affrontare oltre tutti i compiti e le lezioni. E’ l’umanità di cui abbiamo bisogno e che noi docenti viviamo quotidianamente sulla pelle portandoci a casa pensieri e problemi da risolvere ora per un ragazzo ora per un altro.

Anche per la scuola è emergenza perché non dobbiamo perderci nessuno, non ce lo possiamo permettere. E anche noi siamo in prima linea con l’obiettivo finale di riportare tutti in classe, di ridare a tutti le stesse opportunità, di garantire a tutti il diritto allo studio, di ridare loro la felicità di ritrovarsi davanti al cancello a ridere, scherzare, preoccuparsi per un’interrogazione o una verifica, gioire per un bel voto, rattristarsi per un rimprovero, sentirsi liberi il venerdì e un po’ meno felici il lunedì. La scuola Colombo come comunità educante rafforza la propria vicinanza a tutti i ragazzi e alle famiglie in attesa di riaprire le aule che risuoneranno del vociare come se non ci fosse stata interruzione perché il dialogo non si è mai interrotto.

professoressa Brunella Sarrecchia