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Escort in difficoltà, “assalto” al bonus dell’Inps da 600 euro

120.000 disoccupate senza aiuti; il 12% delle escort italiane ha già provato a richiedere il bonus

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Tra le oltre 2 milioni di domande per il bonus di 600 euro dell’Inps, ce ne sono alcune che proprio non ti aspetteresti. Sono quelle delle escort, colpite anch’esse dal lockdown sul territorio nazionale.

Dagli ultimi dati di Escort Advisor, il 12% delle escort italiane ha già provato a richiederli. Interessanti anche i diversi comportamenti delle escort in questo momento di blocco totale delle attività.

C’è chi ha dovuto adottare lo smart work iniziando ad offrire videochiamate erotiche ai propri clienti che non le possono visitare (Roma e Milano sono già al 1° posto con più del 20% delle escort disponibili al servizio. Tra le città con più attive, seguono Verona 12%, Bologna 11%, Napoli 10%). Altre invece hanno deciso di fermarsi del tutto e di non essere interessate alle videochat, poiché hanno risparmi sufficienti per vivere. “Altre sfortunatamente – afferma l’analisi di Escort Advisor – vivono il disagio e provano a chiedere aiuto ad associazioni ed enti come la Caritas per riuscire a sopravvivere”.

I dati del business

Durante l’anno in media lavorano 120.000 escort online in Italia, praticamente più dei 105.000 pizzaioli presenti sulla Penisola, che non sono fermi del tutto vista la possibilità di fare asporto. “Un danno ancora maggiore – sottolinea ancora Escort Advisor – se si pensa che i mesi più redditizi per il settore sono mediamente aprile, maggio e ottobre. Ciò indica come questo momento sia ancora più drammatico per i mancati guadagni”.

Il sondaggio

Secondo un sondaggio in merito alla possibilità di richiedere il sussidio all’Inps o qualsiasi altra forma di aiuto ad enti e associazioni fatto da Escort Advisor tra le escort professioniste, che curano il loro profilo e hanno recensioni, emerge che:

  • il 46% ha detto assolutamente non farà richiesta all’Inps o ad altri enti perchè non ne ha bisogno
  • il 28% che se la crisi durerà pochi mesi se la caverà
  • il 14% non esclude che debba chiedere aiuto a partire dal prossimo mese
  • il 12% ha immediatamente dovuto provare a chiedere aiuto per riuscire a sopravvivere, anche se ha dubbi che con il suo lavoro da documentare possa ricevere questo aiuto.

Dalla stessa ricerca emerge la lamentela da parte delle professioniste del sesso che non possono lavorare e non sanno quando potranno ricominciare.

Le testimonianze

Racconta Rossana, escort di Firenze: “Siamo abbandonate a noi stesse. Quello che sta accadendo è l’esempio di una fascia della popolazione lasciata indietro come e più di altre. A noi, come a tutti, richiedono di pagare le tasse per un lavoro non riconosciuto e difficile da documentare. Anche se noi paghiamo le tasse, gli affitti, le bollette, e tutte le spese che ognuno ha, alla fine, soprattutto in questi momenti di crisi, non abbiamo mai nulla in cambio dallo Stato. Io ho due bambini e non riesco nemmeno a mettermi a fare videochat erotiche perché non posso lasciarli da soli e perché non ho uno spazio dedicato per farlo in casa senza che mi vedano”.

Racconta Chiara: “Io sono fortunata, non mi manca niente, ho un’abitazione privata dotata di tutti i comfort, dei risparmi da parte e una solida attività principale che mi permette di continuare a lavorare in smart working, anche se in questa sto comunque accusando il colpo di introiti dimezzati. Quindi anche se non ricevo o mi dedico a qualche videochiamata posso comunque vivere tranquilla”. Non è così per tutte.

“Ci sono ragazze che non hanno nulla al di là della loro attività di escort – conclude lo studio di Escort Advisor -. Non avendo alternative si stanno rivolgendo alle associazioni come la Caritas per sopravvivere. Le più fortunate hanno clienti affezionati che le supportano economicamente a distanza per potersi mantenere in questo periodo difficile”.

Un tema antico come l’uomo, che in questo periodo di coronavirus mostra lati che non avremmo mai immaginato. Va ricordato che gran parte del mondo della prostituzione è in mano alla criminalità, che schiavizza le donne per rendere oggetto sessuale con cui fare guadagni illeciti; specialmente straniere, vittime della tratta degli esseri umani.

Poi ci sono le escort, appunto, che sono singole persone che decidono – e qui ognuno ha la propria morale – di “vendersi”. Ricordiamo anche che in Italia prostituirsi non è reato; lo è, invece, lo sfruttamento della prostituzione. Insomma, per lo Stato se la scelta è personale e consapevole, non c’è problema; se invece è “costretta” da terze persone, diventa reato.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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