Roma, due chili di cocaina nascosti nell’abitacolo di un furgone: arrestati padre e figlio

6 aprile 2020 | 12:03
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La droga è stata sequestrata mentre gli arrestati sono stati portati in carcere a Regina Coeli, come disposto dall’Autorità Giudiziaria

Roma – Due chili di cocaina nascosti in appositi vani, ricavati nell’abitacolo del loro furgone. Due uomini, padre e figlio, sono finiti in manette lo scorso pomeriggio, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Si tratta di due cittadini originari della provincia di Napoli, un 52enne con precedenti, e suo figlio 23enne, che sono stati arrestati dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Montesacro.

Nel corso dei quotidiani controlli del territorio, i Carabinieri hanno notato i due, a bordo di un furgone, percorrere a velocità sostenuta il Grande Raccordo Anulare, corsia esterna. I militari hanno deciso di fermarli per un controllo all’altezza dell’uscita 5 – Cassia.

Il fatto che si trovassero fuori regione senza motivo e l’eccesso di nervosismo manifestato da padre e figlio durante gli accertamenti ha insospettito i Carabinieri che hanno approfondito gli accertamenti e perquisito il veicolo.

Nascosti i, due vani, uno all’interno del cruscotto e uno sotto il sedile anteriore lato passeggero, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Montesacro hanno rinvenuto due panetti di cocaina, del peso complessivo di 2 kg.

La droga è stata sequestrata mentre gli arrestati sono stati portati in carcere a Regina Coeli, come disposto dall’Autorità Giudiziaria. Sono stati anche denunciati con l’accusa di false attestazioni a Pubblico Ufficiale, in quanto hanno dichiarato il falso in merito alla loro presenza nel Comune di Roma, e sanzionati per aver violato il decreto legge 25 marzo 2020 n. 19 per il contenimento della diffusione del Covid-19.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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