Storia di Fabiola, tornata a vestire il camice da infermiera per lottare contro la covid-19
Aveva smesso di fare l’infermiera per impegnarsi in un’altra attività. Poi è esplosa la covid-19 e si è lanciata su fronte
Roma – “Mi chiamo Fabiola, vivo a Dragona e sono un’infermiera della vecchia guardia. Ho 30 anni di lavoro alle spalle, in ospedali pubblici e privati della mia regione, e da un po’ di anni anche privatamente, fuori dalle strutture ospedaliere”.
Fabiola aveva messo nell’armadio il camice da infermiera per dedicarsi ad altri progetti. Poi è esplosa l’emergenza covid-19 e, senza personalismi o forme di vanità, ha sentito che doveva fare qualcosa. Così ha tirato fuori quel camice e si è messa al servizio per portare il suo contributo in questa odiosa, drammatica, incontenibile guerra.
“Ho vissuto come tanti miei colleghi e coetanei, il periodo dell’esplosione dell’HIV e dell’epatite, ma mai avrei pensato di vedere questa terribile epidemia”. E’ così che dice rispondendo alla nostra richiesta di raccontarsi.
“La Covid 19 è riuscita a destabilizzare l’intero sistema sanitario e non solo. E proprio questo virus, un nemico sconosciuto, sconvolgente e devastante, è riuscito a riportarmi in trincea. Non sono un angelo per essermi messa a disposizione dei malati, ma mi rendo conto di sembrarlo agli occhi dei malati che guardano me e i miei colleghi mentre li assistiamo”.
“Sono stata chiamata a svolgere la mia professione nella struttura Covid 3 di Roma, l’ICC – Istituto Clinico Casalpalocco del gruppo GVM, dove fortunatamente il lavoro si svolge in totale sicurezza, con tutti i Dispositivi di protezione individuale”. Leggi quiil reportage nel reparto di terapia intensiva dell’ICC.
“La struttura ci mette a disposizione anche alcuni confort, che per un attimo riescono a riportarci ad una vita che al momento sembra essere scomparsa. Un parrucchiere, una mensa ed una sala relax, e la possibilità di eseguire il test sierologico per il Covid 19, in attesa che il sistema sanitario nazionale decida come e quando contattare tutto il personale operativo”.
“Noi infermieri con esperienza cerchiamo di supportare le nuove leve che per scelta, hanno deciso di confrontarsi per la prima volta nel loro mondo del lavoro, in questa così triste e pericolosa esperienza. E la responsabilità è doppia in tal senso, ma lo fai volentieri, perché leggi nei loro sguardi soprattutto coraggio e motivazione, non solo paura – quella ce l’abbiamo tutti, personale e malati.”
“Un grazie quindi, anche per questa opportunità, a chi mi ha scelto per questa “battaglia” e soprattutto, un grazie a tutti i colleghi, che riescono anche solo per un attimo, a infondere coraggio ai malati nelle corsie portando loro un sorriso, quel sorriso che per ora non possono condividere con i loro cari”.