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Giulio Sabbi alla Fipav Lazio: “Giusto fermarsi, torneremo più forti”

10 aprile 2020 | 10:00
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Giulio Sabbi alla Fipav Lazio: “Giusto fermarsi, torneremo più forti”

Prima in Cina e poi in Italia, il giocatore azzurro ha vissuto per due volte l’emergenza coronavirus. Importante restare a casa. La vita in famiglia e il sogno delle Olimpiadi

Roma – “Mi chiamano mister quarantena”. Giulio Sabbi ha regalato a tutti i follower della Fipav Lazio un momento di leggerezza nei giorni tristi del Coronavirus. Il campione di volley classe ‘89, cresciuto a Zagarolo e reduce dall’esperienza pallavolistica in Cina, è intervenuto in una diretta Instagram del Comitato Regionale insieme al presidente del CR Andrea Burlandi. Ecco le sue dichiarazioni.

L’emergenza Covid-19 ti ha costretto in casa due volte. Prima in Cina, poi in Italia. Come stai?

Per fortuna io e la mia famiglia stiamo bene. Non nego che abbiamo avuto un po’ di paura. Io sono andato a Shanghai a ottobre per ritirare i documenti, il campionato doveva iniziare il 2 febbraio ma dopo una settimana è scoppiata l’epidemia. Mi hanno fatto tornare a casa e il Coronavirus mi ha raggiunto anche qui. È la seconda quarantena che faccio. Ora sono a Civitanova, chiuso in casa come tutti. Anzi colgo l’occasione per invitare tutti quelli che ci seguono a resistere ancora un po’. Non uscite, restate in casa. È importante”.

Come procede la vita in famiglia?

Mi sto godendo il tempo con mia figlia Greta, che vuole sempre giocare e mi fa sentire un papà felice e realizzato. Mia moglie Federica è in attesa di un’altra bambina che nascerà ad agosto. Siamo molto emozionati. Speriamo di farle trovare un mondo più tranquillo”.

La Fipav ha decretato la conclusione della stagione. Che ne pensi?

Dico che ci dobbiamo allineare alle decisioni per il bene del Paese. Non ci siamo solo noi giocatori. Dobbiamo avere rispetto della salute di tutti. Anche di chi lavora per noi, come gli staff e tutte le persone che fanno parte delle società. Io mi stavo allenando con la Lube Civitanova in attesa di sapere cosa fare. È un momento difficile, lo sport può fare un passo indietro”.

Il rinvio di un anno delle Olimpiadi può facilitare il tuo ritorno in azzurro?

Per me la nazionale è tutto. Ho avuto la fortuna di vincere due medaglie agli Europei e negli ultimi due anni sono rimasto fuori dal giro. Ma ho 30 anni, potrei dare ancora dare tanto. Andando fuori dall’Europa sono un po’ allontanato geograficamente, certo, ma la maglia azzurra è sempre in cima ai miei pensieri. Io ci spero. E continuo a crederci”.

Da Zagarolo, in provincia di Roma, alla Serie A1 nella Capitale. Quali ricordi?

Con la M Roma ho giocato per la prima volta titolare in Serie A1. Era una grande squadra, allenata da Andrea Giani che mi ha voluto a tutti i costi. Ricordo un grande gruppo con Paolucci, Zaytsev, Boninfante, Bjelica e tanti giovani forti. Essere profeta in Patria non è mai facile, ma io sono orgoglioso di aver indossato quella maglia”.

Un salto ai tempi del CQR Lazio…

Una tappa fondamentale per la mia crescita. Io ricordo benissimo i tempi del CQT e del CQR, con la grande esperienza del Trofeo delle Regioni dove per la prima volta ti confronti con i più bravi della tua età in tutta Italia. Da lì sono andato a Treviso. Sono andato via di casa a 16 anni. Mi ritengo fortunato perché tanti giocatori avrebbero voluto fare quello che ho fatto. È stato un percorso bello e gratificante. Poi è iniziato il girovagare: Isernia, Roma, Castellana Grotte, Molfetta, Civitanova, Modena, la Francia e Shanghai”.

Un consiglio ai giovani?

Tenete duro. Perché questo periodo passerà. Torneremo a giocare, a esultare, ad abbracciarci, a vivere la nostra passione per la pallavolo come non avessimo mai smesso”.