Pasqua, il Papa: “Basta guerre e aborti, uccidono gli innocenti: annunciamo la vita”

11 aprile 2020 | 22:11
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Pasqua, il Papa: “Basta guerre e aborti, uccidono gli innocenti: annunciamo la vita”

Nella basilica di San Pietro, vuota e senza fedeli, il monito del Pontefice contro la corsa agli armamenti: “Di pane e non di fucili abbiamo bisogno. Si aprano i cuori di chi ha, per riempire le mani vuote di chi è privo del necessario”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Portiamo il canto della vita! Mettiamo a tacere le grida di morte, basta guerre! Si fermino la produzione e il commercio delle armi, perché di pane e non di fucili abbiamo bisogno. Cessino gli aborti, che uccidono la vita innocente. Si aprano i cuori di chi ha, per riempire le mani vuote di chi è privo del necessario”.

Nel pieno dell’emergenza coronavirus, dal pulpito della basilica di San Pietro, Papa Francesco torna ancora una volta a condannare la vendita di armi e l’aborto, “strumenti di morte” che “uccidono gli innocenti”. Il monito arriva durante la Veglia Pasquale, un rito antico e suggestivo completamente stravolto e riadattato proprio a causa del Covid-19. Niente preparazione del Cero pasquale, così come l’accensione dei lumini ai presenti. Al canto del Gloria, si tiene la progressiva accensione della basilica, fino all’illuminazione completa. Fuori le campane suonano a festa ma dentro la cerimonia prosegue senza i battesimi.

Tra i marmi e gli stucchi barocchi torna a riecheggiare l’annuncio della Risurrezione, mentre l’omelia del Papa è tutta incentrata sul tema della speranza. Fa notare come quest’anno i sentimenti di tutti sono uguali a quelli delle donne che all’alba si recarono al sepolcro per portare aromi e unguenti.

“Come noi, avevano negli occhi il dramma della sofferenza, di una tragedia inattesa accaduta troppo in fretta. Avevano visto la morte e avevano la morte nel cuore. Al dolore si accompagnava la paura: avrebbero fatto anche loro la stessa fine del Maestro? E poi i timori per il futuro, tutto da ricostruire. La memoria ferita, la speranza soffocata. Per loro era l’ora più buia, come per noi”.

Eppure, nonostante la situazione, “le donne non cedono alle forze oscure del lamento e del rimpianto, non fuggono dalla realtà. Compiono qualcosa di semplice e straordinario: nelle loro case preparano i profumi per il corpo di Gesù. Non rinunciano all’amore: nel buio del cuore accendono la misericordia“.

Gesù, fa notare il Papa, “come seme nella terra, stava per far germogliare nel mondo una vita nuova; e le donne, con la preghiera e l’amore, aiutavano la speranza a sbocciare. Quante persone, nei giorni tristi che viviamo, hanno fatto e fanno come quelle donne, seminando germogli di speranza! Con piccoli gesti di cura, di affetto, di preghiera”.

Il diritto alla speranza

Ma all’alba, le donne si trovano davanti a una tomba vuota. Gesù dice loro: “Non temete”. “Non abbiate paura, non temete: ecco l’annuncio di speranza. È per noi, oggi. Sono le parole che Dio ci ripete nella notte che stiamo attraversando”. dice il Papa.

Stanotte conquistiamo un diritto fondamentale, che non ci sarà tolto: il diritto alla speranza. È una speranza nuova, viva, che viene da Dio. Non è mero ottimismo, non è una pacca sulle spalle o un incoraggiamento di circostanza. La speranza di Gesù è diversa. Immette nel cuore la certezza che Dio sa volgere tutto al bene, perché persino dalla tomba fa uscire la vita”.

“Gesù – prosegue il Papa – ha ribaltato il masso all’ingresso della tomba, può rimuovere i macigni che sigillano il cuore. Perciò non cediamo alla rassegnazione, non mettiamo una pietra sopra la speranza. Possiamo e dobbiamo sperare, perché Dio è fedele”.

“Abbiate coraggio”

Dio, aggiunge il Pontefice, “non ci ha lasciati soli: è venuto in ogni nostra situazione, nel dolore, nell’angoscia, nella morte. La sua luce oggi vuole raggiungere gli angoli più bui della vita. Sorella, fratello, anche se nel cuore hai seppellito la speranza, non arrenderti: Dio è più grande. Il buio e la morte non hanno l’ultima parola. Coraggio, con Dio niente è perduto!”.

Coraggio, fa notare Bergoglio, “è una parola che nei Vangeli esce sempre dalla bocca di Gesù. È Lui, il Risorto, che rialza noi bisognosi. Se sei debole e fragile nel cammino, se cadi, non temere, Dio ti tende la mano“.

Cita poi don Abbondio che ne “I Promessi Sposi”, afferma: “Il coraggio, uno non se lo può dare”. La replica del Papa: “Non te lo puoi dare, ma lo puoi ricevere, come un dono”. Come? “Basta aprire il cuore nella preghiera, basta sollevare un poco quella pietra posta all’imboccatura del cuore per lasciare entrare la luce di Gesù”.

Annunciare la vita

Ma l’annuncio pasquale, che altro non è se non un annuncio di speranza, fa notare Francesco, contiene una seconda parte, ovvero l’invio “ad annunciare” in Galilea. Gesù, infatti, prosegue il Papa, “desidera che portiamo questa speranza” nella nostra Galilea quotidiana, ovvero la famiglia e il lavoro”.

Ma per gli apostoli la Galilea “era pure il luogo dei ricordi, soprattutto della prima chiamata. Ritornare in Galilea è ricordarsi di essere stati amati e chiamati da Dio. Abbiamo bisogno di riprendere il cammino, ricordandoci che nasciamo e rinasciamo da una chiamata gratuita d’amore. Questo è il punto da cui ripartire sempre, soprattutto nelle crisi, nei tempi di prova”.

Non solo. “La Galilea era la regione più lontana da dove si trovavano, da Gerusalemme. E non solo geograficamente: era una zona popolata da genti diverse che praticavano vari culti”.

“Gesù invia lì, chiede di ripartire da lì. Che cosa ci dice questo? Che l’annuncio di speranza non va confinato nei nostri recinti sacri, ma va portato a tutti. Perché tutti hanno bisogno di essere rincuorati e, se non lo facciamo noi, che abbiamo toccato con mano ‘il Verbo della vita’, chi lo farà?”, si domanda Francesco.

“Che bello essere cristiani che consolano, che portano i pesi degli altri, che incoraggiano: annunciatori di vita in tempo di morte! In ogni Galilea, in ogni regione di quell’umanità a cui apparteniamo e che ci appartiene, perché tutti siamo fratelli e sorelle, portiamo il canto della vita!”, aggiunge.

Infine, la condanna di guerre e aborti: “Mettiamo a tacere le grida di morte, basta guerre! Si fermino la produzione e il commercio delle armi, perché di pane e non di fucili abbiamo bisogno. Cessino gli aborti, che uccidono la vita innocente. Si aprano i cuori di chi ha, per riempire le mani vuote di chi è privo del necessario”.

Domani, la benedizione Urbi et Orbi e il messaggio di auguri al mondo che, per la prima volta nella storia moderna, non avverrà dalla loggia centrale della basilica di San Pietro ma davanti ai cancelli della Confessione.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media