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Covid e pacchi spesa, Tirrito: “Vergogna e dignità negli occhi di lavoratori allo stremo”

Operai, meccanici, idraulici, commercianti: il ceto medio è in drammatica difficoltà, e ricorre ai pacchi spesa

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Ardea – “Il covid-19 ha fatto cambiare lo scenario che ti trovi davanti quando aiuti qualcuno”. Inizia così il racconto di Maricetta Tirrito, presidente dell’associazione Una Donna, che in questo periodo di coronavirus si è messa a disposizione per portare pacchi spesa a che ne aveva bisogno, e mascherine protettive alla popolazione.

E’ un racconto sofferto, dove la vergogna e il pudore sono i sentimenti che più si manifestano. L’isolamento forzato e lo stop alle attività commerciali ha improvvisamente rimescolato le carte della società, già messa a dura prova dall’ingresso dell’euro. Il ceto sociale medio non era già più quello degli anni ’70, il posto fisso non era già da tempo certezza di benessere, e forse non era già da tempo neanche raggiungibile.

In molti, negli anni, hanno aperto piccole attività di produzione o servizi con le quali “campare la famiglia”. Piccoli imprenditori, spesso capi di se stessi, che seppur strangolati dalla burocrazia e da una sistema economico vessatorio, “tiravano la cinghia” e andavano avanti. Il coronavirus ha fatto saltare anche quest’ultimo baluardo, spaccando la società, ampliando però la fetta relativa alla povertà.

pacchi spesa“Siamo abituati – racconta Maricetta Tirrito – ad avere a che fare con persone che hanno una vita al limite della sussistenza, che abitano in una casa popolare, che non hanno una situazione culturale, sociale ed economico che li porti a vivere una vita normale, che si trovano ai limiti dell’emarginazione sociale.

L’esperienza del Covid-19 ci ha portato invece ad aiutare chi non ti saresti mai aspettato, quel ceto medio italiano che vive del lavoro quotidiano, alla giornata, che ha un lavoro o per lo più precario, ma anche chi vive di stipendio, col quale pagare l’affitto, le bollette, per fare la spesa.

Oggi viene a mancare il reddito quotidiano, e quindi chi meno si sarebbe aspettato di dover fare affidamento sull’assistenza sociale, oggi con tanta vergogna, con tanto pudore, con tanta umiltà si deve rivolgere ad un aiuto.

Nell’arco dei tre giorni antecedenti alla Pasqua abbiamo portato all’incirca 1.500 pacchi nella provincia di Roma. Le famiglie alle quali bussavi erano compagni di tuo figlio, l’operaio, l’idraulico, il meccanico, la maestra d’asilo. Anche il commerciante, che dopo um mese e mezzo di stop ha serie difficoltà. Ho incontrato persone che con umiltà, rispetto, gratitudine e tanta tanta vergogna hanno preso quel pacco sono rientrate in casa.

Sono stati giorni un po’ particolari. La povertà che non ti ha mai sfiorato, perché ti sei sempre rimboccato le maniche, oggi di tocca”.

Poi ci sono le storie degli invisibili del lavoro, quelli che non riescono ad ottenere un contratto e sopravvivono alle condizioni dettate dai “padroncini”. Datori di lavoro a volte disonesti, altre volte semplicemente costretti da una tassazione al limite del sopportabile a sistemare meno persone di quelle che effettivamente utilizzano. E’ sbagliato, è illegale, ma non facciamo finta di sapere che non sia così… Dunque lavori in nero, non per scelta ma per necessità, senza tutele, senza diritti. Ma con lo stesso sudore.

“Una famiglia mi ha colpito particolarmente, di Ardea, che mi è stata segnalata direttamente dei carabinieri. Lavorando da anni in nero, non potevano neanche rivolgersi a nessuno per essere aiutati. Hanno tanti bambini, abbiamo portato loro non solo il pacco famiglia ma anche l’uovo di Pasqua. I loro occhi mi hanno riempito di contentezza e di orgoglio per quello che il laboratorio Una Donna sta facendo. Ma anche di rabbia, per come la società italiana è stata ridotta.

In questi giorni abbiamo anche consegnato 500 mascherine – conclude Maricetta Tirrito -. Ritorneremo a portare mascherine, sperando che da oggi nasca un nuovo sentimento di educazione civica, di rispetto verso se stessi e verso gli altri, che ci porterà indossare sempre guanti e mascherine quando usciamo di casa almeno finché sarà necessario”.

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