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Settore del latte in crisi, a Testa di Lepre e Aranova allevatori preoccupati per il futuro

18 aprile 2020 | 06:35
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Settore del latte in crisi, a Testa di Lepre e Aranova allevatori preoccupati per il futuro

L’appello della Cia Roma alle aziende lattiere-casearie: “Chiediamo a gran voce di mantenere la normativa vigente in merito alla scadenza”

Fiumicino – Dalle parole alla realtà. La minaccia di prolungare la scadenza del latte fresco fino a 11 giorni potrebbe trasformarsi in un atto serio e impensabile.

“Nella provincia di Roma il rischio grosso è la messa a ko di molti allevatori colpiti nuovamente da una proposta deleteria non solo a livello di qualità, ma anche dal punto di vista economico – ha detto Riccardo Milozzi presidente della Cia Roma, Confederazioni Agricoltori Italiani -. Il nostro territorio, tra Testa di Lepre e Aranova, è rappresentato da molti produttori che già prima del coronavirus stavano vivendo situazioni di disagio profonde”.

“Spacciare sugli scaffali dei supermercati un latte fresco, diventato invece a tutti gli effetti un latte quasi a lunga conservazione – spiega Cia Roma – vedrebbe crollare le piccole e medie aziende produttrici del settore, costrette a una produzione limitata di latte e dunque a un guadagno minore. Senza contare le conseguenze sul concetto stesso di un prodotto ad altissima qualità che vede invariate, nella sua freschezza, le sue proprietà benefiche.

Il latte fresco, consumato per la sua genuinità, dalle famiglie italiane, tracciabile e sicuro, si troverebbe a combattere contro la mortificazione delle sue proprietà organolettiche, utili soprattutto ai bambini; e, insieme, contro la spietata concorrenza che si creerebbe, con aziende del settore che propongono invece l’alta conservazione”. Le possibilità di tramortire il settore possono scongiurarsi attraverso il dietrofront delle aziende lattiere-casearie, a cui Cia Roma si appella.

Chiediamo a gran voce di non mettere in ginocchio la filiera, mantenendo la normativa vigente in merito alla scadenza, a nome di tutti i produttori associati spaventati e delusi da possibili scelte minatorie, per un settore vanto del nostro territorio e di tutta la tradizione agroalimentare”.

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