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Da Formia al Marocco: il Corovinavirus “estero” visto dagli occhi di Misia

19 aprile 2020 | 18:00
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Da Formia al Marocco: il Corovinavirus “estero” visto dagli occhi di Misia

Misia Boccia, originaria di Formia, si trovava in Marocco quando il Coronavirus è esploso. Nonostante i charter organizzati per il rientro, lei ha deciso di restare a Casablanca.

Formia – La sua famiglia abita a Formia, lei, da qualche anno, in Trentino. È la storia di Misia Boccia, che, lavorando nel settore turistico, da due anni frequenta il Marocco, nazione che adora.

Misia, quindi, ha un cuore “diviso” in tre: le sue radici a Formia, il lavoro in Trentino e la passione per il Marocco. Una passione che, in tempi del Coronavirus, porta a compiere scelte coraggiose, ma difficili.

Da Formia al Marocco: il Coronavirus visto dagli occhi di Misia

“A inizio gennaio ero venuta a Formia per visitare la famiglia e gustarmi l’ultima mozzarella e l’ultima pizza (un rito per me prima di recarmi all’estero per lungo tempo). Poi, l’11 gennaio sono partita per Casablanca. La primavera qui era già cominciata e tutto sembrava tranquillo.”

Sembrava. Perché nel mondo stava per esplodere un nemico invisibile: il Coronavirus. Una pandemia che esplode quando sei lontana da casa, dai tuoi affetti, dalle tue certezze, ti porta a prendere decisioni importanti. Devi decidere se preferisci correre il rischio di ammalarti pur di rimettere piede in Patria e rischiare, quindi, di contagiare anche chi ami. Oppure, devi decidere se affrontare, in terra straniera in qualità di “rappresentante” di una delle nazioni più colpite dal Coronavirus, quello che la gente potrà dire di te. Ti trovi a dover decidere se puoi reggere l’isolamento in cui lo sguardo altrui ti pone, più dello stesso distanziamento sociale.

“All’inizio, in effetti, una scelta non c’era affatto. I voli, infatti, sono stati cancellati senza preavviso. Soltanto dopo hanno organizzato dei charter per il rientro dei turisti che si erano avventurati in Marocco, quando in Italia già era in atto un’epidemia.

In quel momento, ho dovuto fare una scelta. Personalmente – racconta Misia-, non mi sono sentita di prendere un volo strapieno, con persone potenzialmente ad alto rischio. Molti italiani, infatti, venivano proprio dalla Lombardia (il paziente 0 qui è arrivato con un low cost da Bergamo). E così mi sono organizzata per restare, ascoltando le news e le disposizioni italiane e confrontandole con quelle che arrivavano dall’estero.

Qui in Marocco, le notizie sono scarse, ma, tutto sommato, la situazione è tranquilla, il lockdown funziona, non ci sono mai stati problemi di ressa per le provvigioni (la carta igienica è sempre stata disponibile). Come negozi, restano aperti solo quelli che vendono generi alimentari e le farmacie.

La sera – racconta ancora Misia-, c’è il coprifuoco. I mezzi pubblici funzionano solo nel perimetro comunale. Tutti i mezzi a lunga percorrenza sono stati bloccati. Le città sono state blindate dall’esercito per evitare gli esodi dei lavoratori verso le zone di provenienza più fragili dell’entroterra. Le mascherine sono diventate obbligatorie per tutti nei luoghi pubblici e sono vendute a 80 centesimi l’una in confezioni multiple.

Il Reha già fatto riconvertire varie fabbriche per produrre vario materiale sanitario. E il disinfettante a base di alcol non è mai mancato.”

Misia: “Una scelta che rifarei”

Il Marocco, quindi, secondo Misia, sta reggendo bene il peso specifico che questa pandemia sta avendo sia sulla vita sociale che economica. Ma affrontare tutto questo da sola… Dubbi, ripensamenti non ci sono mai? “Ho avuto qualche timore all’inizio. Avevo paura soprattutto di essere tacciata come untrice o comunque di essere discriminata.

Come sempre, però, il Marocco mi ha sorpresa. Mi ha sorpresa per la benevolenza e l’affetto dei suoi abitanti, che rimangono gentili e generosi anche in circostanze così difficili. Quella di restare qui è una scelta che rifarei.

Certo, l’Italia e Formia mi mancano. Mi manca anche la pastiera! Spero comunque di poterla mangiare presto, al mio ritorno. Per ora, mia figlia che abita a Formia, me l’ha conservata!”

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