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Scuola, si tornerà in classe a settembre

Anief: "Le Istituzioni e gli stessi Enti Locali devono fornire sollecite risposte ai dubbi organizzativi, da dirimere il prima possibile"

Scuola – Le scuole riapriranno a settembre: precedendo la conferenza stampa e il Dcpm di rito, lo ha detto oggi il premier Giuseppe Conte in un’intervista alla stampa nazionale: Conte ha spiegato che “la scuola è al centro dei nostri pensieri e riaprirà a settembre”: ha tenuto a dichiarare che la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina “sta lavorando per consentire che gli esami di Stato si svolgano in conferenza personale, in condizioni di sicurezza”.

Il premier ha detto che “non siamo ancora nella condizione di ripristinare una piena libertà di movimento, non sarà un ‘liberi tutti’”. Ecco perché non si potrà tornare a maggio: “tutti gli scenari elaborati dal comitato tecnico-scientifico prefigurano rischi molto elevati di contagio, in caso di riapertura delle scuole. È in gioco la salute dei nostri figli, senza trascurare che l’età media del personale docente è tra le più alte d’Europa. La didattica a distanza, mediamente, sta funzionando bene”.

Il rientro in classe per l’avvio del prossimo anno didattico è sempre stato ipotizzato, ma non sono mai stati approfonditi i modi in cui ciò avverrà. Anche stavolta, commenta Orizzonte Scuola, “non è stato chiarito ancora se si possa procedere con doppi turni, con un’integrazione della didattica a distanza, eccetera. In buona sostanza non è ancora stabilito in che modo possano essere rispettate le norme di sicurezza sanitaria. Infatti, l’uscita graduale dal lockdown a partire dal 4 maggio non sarà un ritorno alla normalità”.

Nemmeno a settembre si rientrerà nella normalità. In un intervento sulla stampa specializzata, Annamaria Palmieri, assessore alla scuola e all’istruzione del comune di Napoli, si sofferma su tanti dubbi, sinora non affrontati dai Comuni, su cui è giunto il momento di ragionare: sugli spazi, con “gli ambienti scolastici che dovranno essere predisposti in modo adeguato, specie negli spazi comuni di passaggio e nei servizi igienici o negli impianti: areazione sterilizzata, igienizzazione”; sui Bisogni Educativi Speciali, dopo che per molti ragazzi in condizioni di disagio e privi di una buona mediazione familiare l’esperienza della DaD è stata già pesante; sui trasporti, perché bisognerà investire su mobilità pubblica e tecnologie digitali, e incentivare mobilità ciclopedonale anche con azioni decise di contenimento e contrasto all’utilizzo dell’auto; su sicurezza e prevenzione igienico-sanitaria, chiarendo se la spese per “mascherine e guanti per studenti e personale, sistemi di test efficaci e ripetuti” verrà coperta con “bilanci regionali fondi per il mantenimento degli standard previsti o viceversa si ipotizza che poi le spese se le caricheranno le singole scuole o i Comuni o, ancor peggio, le famiglie”; sull’inclusione sociale, perché “la scuola è anche uno degli spazi di welfare più significativi di questo Paese, spazio di inclusione per eccellenza: ad essa si affianca il lavoro del privato sociale, di tante associazioni, di tanti centri che la supportano”.

Il sindacato Anief ritiene che le istituzioni che governano la scuola e gli stessi enti locali debbano fornire sollecite risposte a questi dubbi organizzativi, da dirimere il prima possibile. Senza procedere a pericolose accelerazioni. Rimane oggettivamente impensabile ora, come ci dicono gli epidemiologi, che si possano realizzare fughe in avanti, come stanno progettando alcuni Comuni o Regioni.

“Nelle scuole – spiega il presidente Marcello Pacifico – il distanziamento sociale, con almeno un metro di distanza dall’altro è impossibile da attuare. Lo abbiamo spiegato alla VII commissione del Senato pochi giorni fa, chiedendo un numero massimo di alunni, di riutilizzare i 10 mila plessi dismessi ponendoli in sicurezza e avviare una piano straordinario di reclutamento di ulteriori 200 mila insegnanti e 40 mila Ata. Solo così sarà possibile garantire la continuità didattica con la conferma dei contratti e le immissioni in ruolo dalle nuove graduatorie di istituto provinciali.

Per la maturità del 2020, invece, chiediamo al ministro dell’Istruzione di svolgere un’unica prova a giugno, ma non in presenza: la modalità telematica è praticata con successo da tempo negli atenei. Si potrebbe attuare – conclude Pacifico – anche con i ragazzi di 19 anni, qual è il problema?”.
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