Primo Maggio, il Papa: “Ogni ingiustizia sui lavoratori calpesta la dignità umana”

1 maggio 2020 | 12:13
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Primo Maggio, il Papa: “Ogni ingiustizia sui lavoratori calpesta la dignità umana”

La preghiera del Papa a San Giuseppe: “Ci aiuti a lottare per la dignità del lavoro, perché ci sia il lavoro per tutti e che sia lavoro degno. Non lavoro di schiavo”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Ogni ingiustizia che si compie su una persona che lavora, è calpestare la dignità umana, anche la dignità di quello che fa l’ingiustizia: si abbassa il livello e si finisce in quella tensione di dittatore-schiavo. Invece, la vocazione che ci dà Dio è tanto bella: creare, ri-creare, lavorare. Ma questo si può fare quando le condizioni sono giuste e si rispetta la dignità della persona”.

Nel giorno in cui la Chiesa festeggia San Giuseppe lavoratore, e la società civile celebra la Giornata dei lavoratori, il pensiero di Papa Francesco durante la celebrazione mattutina della messa a Santa Marta è per tutti i lavoratori. Una categoria messa a dura prova nelle ultime settimane in molti Paesi del mondo a causa dell’emergenza sanitaria. Il Pontefice, introducendo la Messa, prega affinché “a nessuna persona manchi il lavoro e che tutti siano giustamente pagati e possano godere della dignità del lavoro e della bellezza del riposo”.

Poi, nell’omelia, ripercorre a grandi linee la prima lettura proposta dalla liturgia odierna che narra la storia della creazione. Dio, fa notare il Santo Padre, “creò il mondo, creò l’uomo e gli diede una missione: gestire, lavorare, portar avanti il creato”. La parola “lavoro”, sottolinea, “è quella che usa la Bibbia per descrivere questa attività di Dio”, un’attività, prosegue, che il Creatore “consegna all’uomo”. “E’ come se Dio dicesse: ‘Tu devi fare questo, custodire quello, tu devi lavorare per creare con me questo mondo, perché vada avanti'” (cfr Gen 2,15.19-20).

In questa prospettiva, il lavoro altro “non è che la continuazione del lavoro di Dio: il lavoro umano è la vocazione dell’uomo ricevuta da Dio alla fine della creazione dell’universo”. In altre parole, il lavoro, sottolinea il Papa, “è quello che che rende l’uomo simile a Dio, perché con il lavoro l’uomo è capace di creare tante cose, anche una famiglia per andare avanti”.

L’uomo è un creatore e crea con il lavoro. Questa è la vocazione. E dice la Bibbia che “Dio vide quanto aveva fatto ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1,31). Cioè, il lavoro ha dentro di sé una bontà e crea l’armonia delle cose – bellezza, bontà – e coinvolge l’uomo in tutto: nel suo pensiero, nel suo agire, tutto. L’uomo è coinvolto nel lavorare. È la prima vocazione dell’uomo: lavorare. E questo dà dignità all’uomo. La dignità che lo fa assomigliare a Dio. La dignità del lavoro.

Bergoglio si sofferma proprio sul concetto di dignità, una condizione che “è tanto calpestata, purtroppo”. Francesco ricorda “le brutalità che facevano con gli schiavi” deportati dall’Africa in America. Ma anche oggi, sottolinea, “ci sono tanti schiavi, uomini e donne che non sono liberi di lavorare”. Al contrario, “sono costretti a lavorare, per sopravvivere, niente di più”.

“Ci sono lavori forzati, ingiusti, malpagati e che portano l’uomo a vivere con la dignità calpestata. Sono tanti nel mondo”. Questa “schiavitù di oggi è la nostra ‘in-dignità’ – ammonisce il Papa -, perché toglie la dignità all’uomo, alla donna, a tutti noi”. E non c’è bisogno di andare lontano per trovare situazioni di questo genere perché la schiavitù è “anche qui, da noi”.

Il Papa ricorda i “giornalieri” costretti “lavorare per una retribuzione minima e non otto, ma dodici, quattordici ore al giorno: questo succede oggi in tutto il mondo, anche qui”. “Pensa alla domestica che non ha retribuzione giusta, che non ha assistenza sociale di sicurezza, che non ha capacità di pensione: questo non succede in Asia soltanto. Qui”, aggiunge il Pontefice.

Ogni ingiustizia che si compie su una persona che lavora, è calpestare la dignità umana, anche la dignità di quello che fa l’ingiustizia: si abbassa il livello e si finisce in quella tensione di dittatore-schiavo. Invece, la vocazione che ci dà Dio è tanto bella: creare, ri-creare, lavorare. Ma questo si può fare quando le condizioni sono giuste e si rispetta la dignità della persona.

Ma nella Giornata del Lavoro, la preghiera del Papa è anche “per coloro che lottano per avere una giustizia nel lavoro”, per quelli che lui stesso definisce “bravi imprenditori”, ovvero persone “che portano avanti il lavoro con giustizia, anche se loro ci perdono”.

“Due mesi fa – racconta – ho sentito al telefono un imprenditore, qui, in Italia, che mi chiedeva di pregare per lui perché non voleva licenziare nessuno e ha detto così: ‘Perché licenziare uno di loro è licenziare me’. Questa coscienza di tanti imprenditori buoni, che custodiscono i lavoratori come se fossero figli. Preghiamo pure per loro”.

Infine, la supplica a San Giuseppe, “Che ci aiuti a lottare per la dignità del lavoro, perché ci sia il lavoro per tutti e che sia lavoro degno. Non lavoro di schiavo. Questa sia oggi la preghiera”.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media