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Covid-19, La pneumologa Agneni: “Saremo al sicuro solo quando l’Oms ci dirà che la pandemia è finita”

3 maggio 2020 | 09:11
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Covid-19, La pneumologa Agneni: “Saremo al sicuro solo quando l’Oms ci dirà che la pandemia è finita”

Intervista alla pneumologa Maria Luisa Agneni, che opera sul campo, nel territorio della Asl Roma 1

In attesa di saperne di più sull’efficacia dei farmaci o di un vaccino, stante la possibile mutazione genetica, possiamo fare molto nel contrasto alla diffusione dello sconosciuto virus Sars-Cov-2 che, per le varie modalità con cui si manifesta, è molto insidioso.

Possiamo tenere uno stile di vita corretto e sano, in primis rispettando rigorosamente il distanziamento sociale; le norme igieniche come lavarsi spesso le mani; una alimentazione sana ricca di frutta e verdura cruda ( ricca di vitamina C); non fumare, perché il fumo invecchia e ammala i polmoni rendendoli più vulnerabili agli effetti del virus, infatti, paralizza le ciglia vibratili dei bronchi che hanno il compito di rimuovere gli agenti nocivi come in un tapis roulant sospingendoli verso le vie aeree più alte funzionando così come una grande garanzia di protezione.

A parlare è la pneumologa Maria Luisa Agneni, che opera sul campo, sul territorio, nella Asl Roma 1, che avverte “saremo al sicuro solo quando l’Oms ci dirà che la pandemia è finita”.

Fino a quel momento tutto, dai farmaci al vaccino, al ruolo negativo dell’inquinamento atmosferico, le polveri sottili, è sotto verifica.

Non è peregrina né azzardata la tesi di una connessione, pur se necessità di conferme, tra le polveri sottili (Pm10 e Pm 2,5) e la propagazione del virus. La presenza di alte concentrazioni di polveri sottili in Val Padana è risaputa: e non si può certo dire che a Wuhan non ci fosse inquinamento. Ma è pur vero che la Lombardia è un crocevia di comunicazione est-ovest e nord-sud che espone la sua popolazione a più numerosi contatti rispetto ad altre regioni italiane. Insomma ci vogliono ulteriori conferme in merito, anche se non è da sottovalutare il ruolo, negativo, delle polveri sottili”.

Può l’arrivo dell’estate, della bella stagione apportare miglioramenti?

“Sappiamo che l’influenza stagionale cessa con l’arrivo della bella stagione, del caldo, per stare all’aria aperta. Si può ipotizzare che la diffusione di questo insidioso virus possa calare, ma non sappiamo se può scomparire come avviene per il virus dell’influenza stagionale. E magari ripresentarsi in autunno-inverno. Il che non è da escludere, ne saremo fuori quando l’Oms ci dirà che la pandemia è finita”.

Quel che è certo è che bisogna per qualche tempo ‘convivere’ con lo sconosciuto virus

“Si’ ed è per questo importantissimo uno stile di vita corretto e sano, evitare luoghi chiusi e affollati, tenere il distanziamento sociale, una alimentazione sana e non fumare”.

Sembra che non ci sia la piena consapevolezza sulla pericolosità del virus.

“Per quel che ho modo di registrare nel rapporto con i pazienti, con quelli più a rischio per le loro patologie, non direi che tale consapevolezza sia ben radicata. Importante è non abbandonare le terapie per malattie croniche anche se stabilizzate e assumere comportamenti virtuosi per non mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri.

Questo sconosciuto virus si manifesta con un ventaglio di modalità talmente variabili da renderlo particolarmente insidioso per tutti e facilmente infettante. Si va dall’assenza di sintomi ( soggetti infettati ma asintomatici che inconsapevolmente hanno contagiato molte persone ) ai sintomi lievi ma mai da sottovalutare: come tosse secca, raffreddore talvolta con congiuntivite per lo più con secrezione lacrimale non purulenta, assenza di olfatto e di gusto, a febbre lieve, moderata, alta fino alla dispnea a riposo (affanno) che talvolta può introdurre la progressione verso la polmonite interstiziale. La polmonite interstiziale richiede il ricovero in reparti Covid dedicati e qualche volta necessita di terapia intensiva”.

Perché questa diversità di risposta alla malattia?

“Perché la risposta dell’organismo non si ferma sempre alle prime vie aeree ma talvolta scatena una tempesta immunitaria e infiammatoria polmonare che si propaga anche ad altri organi. Questo non si verifica solo in anziani molto malandati ma anche in molte persone in apparente buona salute. Quando è interessato dall’infiammazione, l’interstizio polmonare, che è l’impalcatura dei polmoni dove si verifica lo scambio fra anidride carbonica ed ossigeno, questo scambio si attua con grande difficoltà ed ecco la necessità di una ventilazione meccanica non invasiva o nei casi più gravi invasiva per far arrivare l’ossigeno nel sangue e garantire così la sopravvivenza. Ancora non sappiamo perché si attivi questa tempesta infiammatoria di citochine: possiamo solo contrastarne gli effetti quando accadono”.

E qui la pneumologa ci regala un altro prezioso suggerimento.

Quando si è in presenza dei primi sintomi va avvertito subito il medico di base che è in contatto con il sistema di sorveglianza e di prevenzione cui spetta assumere la decisione più appropriata e monitorare l’andamento dei sintomi del paziente. Se a casa avessimo oltre al termometro un saturimetro, uno strumento di facile uso, che consente di misurare e monitorare il grado di saturazione di ossigeno dell’emoglobina presente nel sangue arterioso e insieme la frequenza cardiaca, potremmo dare al medico di base l’informazione di un eventuale segno precoce, la desaturazione, che potrebbe richiedere il trasferimento in ospedale. Invece se la saturazione si mantenesse buona e stabile come in tempi normali ci sarebbe un elemento in più (che deve concordare con altri parametri clinici) per esserne rassicurati”.
(Il Faro online)