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L’ex sindaco di Sabaudia colpito dal Coronavirus: “Mi manca il contatto con i miei pazienti”

4 maggio 2020 | 16:42
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L’ex sindaco di Sabaudia colpito dal Coronavirus: “Mi manca il contatto con i miei pazienti”

L’ex Sindaco di Sabaudia: “Sono tuttora in attesa di due tamponi negativi. Ci sono segnali, anche ematochimici, che mi fanno ben sperare.”

Sabaudia – È stato su entrambi i lati della trincea: da medico, è stato nei reparti nel pieno dell’emergenza Coronavirus, e, poi, da paziente, colpito 52 giorni fa dalla Covid-19 è stato ricoverato in ospedale. Ora che le sue condizioni di salute sono migliorate, l’ex sindaco di Sabaudia, Salvatore Schintu, dall’isolamento domiciliare in cui si trova (leggi qui), aspetta l’ultimo traguardo: quella della definitiva guarigione.

Ma lo fa con la solita trasparenza che lo contraddistingue, lasciando ai social il compito di dare voce alla sua schiettezza, a quella sincerità che l’ha portato, per correttezza, a dichiarare subito di aver contratto il virus (leggi qui), per tutelare quanti erano entrati in contatto con lui nell’ultimo periodo.

“Sono passati ormai 52 giorni dal mio ricovero in ospedale – racconta Schintu sui social –  per aver contratto una forma severa di Covid 19 e 14 giorni dall’isolamento domiciliare. Sono tuttora in attesa di due tamponi negativi. Un tampone mi aveva fatto ben sperare ma il controllo ha raffreddato il mio entusiasmo.

Che cosa mi manca di più? Sicuramente il contatto diretto con i miei congiunti (citazione del presidente del Consiglio), dei miei amici, ma mi manca tantissimo anche il mio lavoro, parte importante della mia vita. Su 67 anni, 49 li ho trascorsi tra la scuola di medicina, la frequentazione dei reparti universitari, la mia ricerca sulle piastrine guidato dal professor Giuseppe Leone, gli anni delle mutue con le notule, una breve esperienza a Selvapiana e poi il servizio come MMG nel servizio sanitario nazionale.”

Ma poi Schintu fa un piccolo passo indietro e si “corregge”: “Anzi no, più che il mio lavoro, mi manca il contatto con i miei pazienti, che sono nel tempo diventati tanti amici. Ho sentito l’affetto di tutti al di là delle migliaia di manifestazioni scritte ed orali pervenutemi in mille modi. Anch’io vi voglio bene.

Come sto ora? Meglio. Voglio dire, ci sono segnali, anche ematochimici, che mi fanno ben sperare. Intanto, mi sto impegnando per recuperare la massa muscolare persa con l’allettamento. Perché, dentro o fuori dalla trincea, non bisogna mai abbassare la guardia.”

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