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Usura ed estorsioni, anche due appartamenti di Anzio nel maxi sequestro del Tribunale di Roma

5 maggio 2020 | 12:30
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Confiscati beni per cinque milioni di euro a un gruppo criminale dalla Guardia di Finanza

Roma – Maxi sequestro di beni dal valore di 5 milioni tra Roma, Artena, San Cesareo, Palestrina e Anzio. A tanto ammonta il tesoro di una banda di usurai confiscato dai militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma al termine dell’indagine denominata “Terza età”, che ha consentito di ricostruire una serie di prestiti a tassi usurari (tra il 90% e il 180% annuo, con punte del 570%) erogati, per lo più, a imprenditori in gravi difficoltà economiche.

Secondo gli inquirenti, quando le vittime non effettuavano i pagamenti alle scadenze imposte scattavano le minacce.  I guadagni venivano poi reinvestiti in imprese operanti nei settori alberghiero, della ristorazione e del commercio di autoveicoli, intestate a familiari o “prestanome”. Una società, in particolare, era stata costituita per gestire una casa di riposo per anziani ad Artena, un paese in provincia di Roma. Il business si era rivelato talmente redditizio che la banda si stava organizzando per aprire un’altra analoga struttura a San Cesareo.

Gli specialisti della Finanza hanno eseguito meticolosi accertamenti economico-patrimoniali, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, attraverso gli strumenti della normativa antimafia, sono stati effettuati i controlli sulle ricchezze illecitamente accumulate dal gruppo criminale.

Il Tribunale di Roma ha così emesso il decreto di sequestro del patrimonio milionario accumulato in pochi anni, composto da quote societarie di maggioranza di un’impresa che gestisce una casa di riposo per anziani ad Artena (ora affidata ad un amministratore giudiziario); 19 immobili ubicati nei comuni di San Cesareo, Palestrina e Anzio; 4 automezzi, tra cui una Porsche; 11 rapporti finanziari per circa 180.000 euro e contanti per quasi 230.000 euro. E ancora: 5 polizze assicurative vita per circa 150.000 euro; 11 orologi di pregio, tra cui numerosi Rolex, nonché un lingotto d’oro e preziosi del valore complessivo di oltre 170.000 euro.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove di formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.