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Ostia, sogno il lungomare ciclopedonale. E voi?

5 maggio 2020 | 22:09
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Ostia, sogno il lungomare ciclopedonale. E voi?

Il Campidoglio si prepara a trasformare il lungomare in un’unica lunga pista ciclopedonale. Benissimo, sono favorevole, ma siamo sicuri che sia il momento giusto?

Ostia – Sussurrata tra i corridoi di Palazzo Senatorio, lanciata dalle righe di un quotidiano per voce di un consigliere comunale, è esplosa sui social la bomba: il Campidoglio si prepara a trasformare il lungomare di Ostia in una pista ciclopedonale.

Lo dico subito, a scanso di equivoci: sono un cliclista e sono fermamente e convintamente favorevole. Ci sono tutte le condizioni affinchè molte aree di Ostia, e il lungomare soprattutto, possano liberarsi del traffico automobilistico e essere dedicate alla bicicletta. Il territorio è pianeggiante, le distanze non sono lunghissime, il clima mite per buona parte dell’anno induce alla pedalata.

Detto questo, ho sempre visto con benevolenza progetti di piste ciclabili o ciclopedonali per il litorale romano che, purtroppo, paga da sempre l’incapacità di realizzare un vero sistema ciclabile. Rari e meritevoli tentativi si devono all’amministrazione di Davide Bordoni (una breve rete sui marciapiedi da Acque Rosse al lungomare, incluso il lungo percorso dall’ex Ufficio Tecnico al Porto) e a quella di Giacomo Vizzani (l’assessore Amerigo Olive riuscì a ottenere fondi e cantiere per la splendida pista da via Ostiense a via dei Pescatori lungo via di Castelfusano, Giancarlo Innocenzi quella da Castelfusano a via Canale della Lingua lungo via Cristoforo Colombo). Per il resto solo spezzoni e frammenti.

Finalmente anche l’amministrazione Raggi, forse anche sotto la svolta green e da distanziamento imposta dall’epidemia, ha iniziato a affrontare il tema guardando a Ostia. A dire il vero, il Campidoglio inizialmente avrebbe dimenticato di dedicare progetti al Lido nel master plan delle ciclabili. Ci ha pensato il capogruppo M5S del X Municipio, Antonino Di Giovanni, ad accendere i riflettori e a impegnare Roma a spendere soldi e progetti anche verso il quartiere marittimo.

Oggi il consigliere comunale Paolo Ferrara dalle righe di un quotidiano si è appropriato della progettazione e ha rivelato che l’idea del Campidoglio è di chiudere il lungomare al traffico veicolare e lasciarlo solo all’uso di pedoni e biciclette. Non mi sorprende che sia stato il “proconsole” ostiense a caldeggiarlo: nell’estate 2014, benchè consigliere M5S all’opposizione rispetto alla guida municipale Pd-Sinistra Indipendente, Ferrara non si schierò contro la realizzazione dell’isola pedonale voluta dal minisindaco Andrea Tassone ma chiusa in anticipo con un flop commerciale e un’inchiesta della magistratura romana. Se la memoria non m’inganna, non lo fece nelle istituzioni ma neanche dalle pagine di qualche giornale.

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Dunque, nei propositi del governo pentastellato, il lungomare di Ostia a partire dal 15 giugno (ipse dixit) potrebbe diventare sede di sperimentazione di una pista ciclabile.  Le alternative al lungomare con la viabilità interna ci sarebbero pure: per esempio l’asse Vasco de Gama-Paolo Orlando-viale Vega o, anche Isole del Capo Verde-Ammiraglio del Bono-Fiamme Gialle. L’idea mi affascina eppure troppe perplessità mi fanno considerare un azzardo da rimandare.

Innanzitutto c’è il grande scoglio legato alla raggiungibilità delle spiagge di Ostia. Come si consentirà ai romani di godere di un po’ di mare? La ferrovia Roma-Lido, già allo stremo delle forze in epoca pre-pandemia, è come tutti i mezzi pubblici enormemente ridimensionata nella sua capacità di trasporto. A causa del distanziamento sociale, il numero di passeggeri è ridotto di almeno dieci volte. Aspettiamoci un assalto in auto, come unica opportunità offerta per raggiungere Ostia. Imbottigliati in code infinite lungo la via del Mare o la Colombo, come si può pretendere che i bagnanti lascino la vettura distante dalla spiaggia?

Una volta arrivati in prossimità di Ostia, infatti, dove parcheggiare in alternativa al lungomare chiuso? Grossi polmoni di scambio, salvo eccezioni nella pineta di Castelfusano o nei parcheggi delle stazioni Roma-Lido, non ne vedo. E, in ogni caso, lasciata l’auto, come raggiungere la spiaggia? Ci vorrebbe un servizio di bike-sharing, per esempio, ma Ostia non è ancora rientrata negli interessi delle multinazionali delle biciclette a noleggio. Andrebbe organizzato un servizio di bus-navetta , ma si riproporrebbe il medesimo problema di distanziamento una volta a bordo.

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Lasciando da parte il problema dei tempi necessario per organizzare tutto questo, impensabili data la scarsa capacità reattiva dimostrata in molte occasioni dagli uffici pubblici, siamo poi certi che in un momento come questo il lungomare interdetto alla circolazione auto-moto sia la scelta migliore? Viaggiare oltre i confini regionali sarà reso difficile. Impossibile immaginare di passare le vacanze all’estero. Dunque, per la stragrande maggioranza dei romani, la scelta obbligata è quella di farsi il mare di casa. L’assalto sarà inevitabile e, per certi versi, pure auspicabile: c’è un’economia locale che spera nel “miracolo” di recuperare parte degli incassi persi con il lungo lockdown. Rendere proibitivo raggiungere la spiaggia potrebbe spingere la massa di turisti giornalieri a preferire altre mète, mettendo in ginocchio un’economia locale che è sull’orlo del baratro.

Non è tempo di sperimentazioni ma di buona volontà e, soprattutto, di concertazione. Se una buona politica non lo capisce, significa che ha fallito la sua missione.