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Il Papa: “Siamo fatti per il Cielo ma potere e mondanità non portano al paradiso”

10 maggio 2020 | 13:00
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Il Papa: “Siamo fatti per il Cielo ma potere e mondanità non portano al paradiso”

Appello del Pontefice per l’Europa: “Gli Stati affrontino con spirito di concordia e di collaborazione le conseguenze sociali ed economiche provocate dalla pandemia”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Siamo fatti per il Cielo, per la vita eterna, per vivere per sempre”. “Ma come raggiungere il Paradiso? Ci sono vie che non portano in Cielo: le vie del potere, della mondanità, le vie per autoaffermarsi. E c’è la via di Gesù, la via dell’amore umile, della preghiera, della mitezza, della fiducia. Non è la via del mio protagonismo, è la via di Gesù protagonista della mia vita”.

Ancora “ingabbiato” nella biblioteca del Palazzo Apostolico, Papa Francesco prega il Regina Coeli (che nel tempo pasquale sostituisce l’Angelus) commentando il brano odierno del Vangelo, che narra il cosiddetto “Discorso di addio” di Gesù, ovvero “le parole che rivolse ai discepoli al termine dell’ultima Cena, appena prima di affrontare la Passione”.

“In un momento così drammatico Gesù cominciò dicendo: ‘Non sia turbato il vostro cuore'”. Parole oggi più che mai attuali, vista la pandemia da coronavirus in corso. “Ma come fare perché il cuore non si turbi?”, si domanda Bergoglio. “Il Signore – risponde – indica due rimedi al turbamento. Il primo è: ‘Abbiate fede in me'”. Non è un “consiglio un po’ teorico, astratto”. Al contrario, “Gesù sa che, nella vita, l’ansia peggiore, il turbamento, nasce dalla sensazione di non farcela, dal sentirsi soli e senza punti di riferimento davanti a quel che accade”.

“Quest’angoscia, nella quale a difficoltà si aggiunge difficoltà, non si può superare da soli. Per questo Gesù chiede di avere fede in Lui, cioè di non appoggiarci a noi stessi, ma a Lui. Perché la liberazione dal turbamento passa attraverso l’affidamento”, sottolinea il Pontefice.

Gesù è risorto e vivo proprio per essere sempre al nostro fianco. Allora possiamo dirgli: “Gesù, credo che sei risorto e che mi stai accanto. Credo che mi ascolti. Ti porto quello che mi turba, i miei affanni: ho fede in Te e mi affido a Te”.

Il secondo rimedio al turbamento è la promessa dell’eternità: “Gesù ci ha prenotato un posto in Cielo. Ha preso su di sé la nostra umanità per portarla oltre la morte, in un posto nuovo, in Cielo, perché lì dove è Lui fossimo anche noi. È la certezza che ci consola: c’è un posto riservato per ciascuno”.

Non viviamo senza meta e senza destinazione. Siamo attesi, siamo preziosi. Dio è innamorato della bellezza dei suoi figli. E per noi ha preparato il posto più degno e bello: il Paradiso. Non dimentichiamolo: la dimora che ci attende è il Paradiso. Qui siamo di passaggio. Siamo fatti per il Cielo, per la vita eterna, per vivere per sempre. Per sempre: è qualcosa che ora non riusciamo neppure a immaginare. Ma è ancora più bello pensare che questo per sempre sarà tutto nella gioia, nella comunione piena con Dio e con gli altri, senza più lacrime, rancori, divisioni e turbamento.

Ma qual è la via per il paradiso? La risposta del Papa: “Gesù è la via: è avere un rapporto vivo con Lui, è imitarlo nell’amore, è seguire i suoi passi”. “Ci sono vie che non portano in Cielo: le vie del potere, le vie della mondanità, le vie per autoaffermarsi. E c’è la via di Gesù, la via dell’amore umile, della preghiera, della mitezza, della fiducia. Non è la via del mio protagonismo, è la via di Gesù protagonista della mia vita”, conclude Francesco.

La preghiera per l’Europa e per l’Africa

Dopo la benedizione, il pensiero del Papa va all’Europa e all’Africa. La preghiera per il Vecchio Continente arriva in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione Schuman, del 9 maggio 1950. “Essa – spiega il Pontefice – ha ispirato il processo di integrazione europea, consentendo la riconciliazione dei popoli del continente, dopo la Seconda Guerra Mondiale, e il lungo periodo di stabilità e di pace di cui beneficiamo oggi”.

“Lo spirito della Dichiarazione Schuman non manchi di ispirare quanti hanno responsabilità nell’Unione Europea, chiamati ad affrontare in spirito di concordia e di collaborazione le conseguenze sociali ed economiche provocate dalla pandemia”, è l’auspicio di Bergoglio.

“E lo sguardo va anche all’Africa, perché il 10 maggio 1980, quarant’anni fa, San Giovanni Paolo II, durante la sua prima visita pastorale in quel continente, diede voce al grido delle popolazioni del Sahel, duramente provate dalla siccità – aggiunge il Papa -. Oggi mi congratulo con i giovani che si stanno impegnando per l’iniziativa ‘Laudato Si’ Alberi’. L’obiettivo è piantare nella regione del Sahel almeno un milione di alberi che andranno a far parte della ‘Grande Muraglia verde d’Africa’. Auspico che in tanti possano seguire l’esempio di solidarietà di questi giovani”.

Gli auguri alle mamme

Infine, un pensiero per tutte le mamme: “Oggi, in tanti Paesi, si celebra la Festa della mamma. Voglio ricordare con gratitudine e affetto tutte le mamme, affidandole alla protezione di Maria, la nostra Mamma celeste. Il pensiero va anche alle mamme che sono passate all’altra vita e ci accompagnano dal Cielo”. Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci”, il saluto finale del Papa che, come oramai di consuetudine, si affaccia per benedire una piazza San Pietro deserta e chiusa ai turisti e ai fedeli. Sullo sfondo i tetti di una Roma che, lentamente, prova a ripartire e a rianimarsi.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media