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Test sierologici, nel Lazio via libera ai laboratori anche privati: la procedura da seguire

13 maggio 2020 | 16:31
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Test sierologici, nel Lazio via libera ai laboratori anche privati: la procedura da seguire

D’Amato: “Nella seconda fase la parola chiave è ‘integrazione’ tra il test e i tamponi. Dovremmo testare, tracciare e trattare”

Roma – La Regione Lazio ha approvato l’elenco dei laboratori di analisi, pubblici e privati, presenti nel Lazio che dal 30 aprile sono in grado di effettuare test sierologici per l’identificazione di anticorpi diretti contro il virus Sars-CoV-2. E’ quanto prevede la determina firmata dalla Direzione integrazione sociosanitaria della Regione e pubblicata sul bollettino ufficiale. A Roma i laboratori privati (tra accreditati e autorizzati) che possono fare il test sono circa 60. L’elenco è da aggiornare, qualora necessario, con cadenza mensile, chiarisce il testo.

Clicca qui per leggere l’elenco delle postazioni drive-in

“Il test sierologico – precisa il documento – è effettuato in regime privatistico, con oneri non a carico del Sistema sanitario regionale (Ssr). E’ effettuato a carico del Ssr quando eseguito in caso di sospetto diagnostico” ed è necessaria “la richiesta del medico del dipartimento di Igiene delle Asl o dallo specialista ospedaliero per i pazienti con sospetto Covid-19 ricoverati o in pronto soccorso”.

Il laboratorio di analisi abilitato all’esecuzione dei test sierologici “deve esporre con chiarezza al pubblico l’informativa che l’indagine avviene secondo i criteri approvati a livello regionale che prevede il solo ricorso alla ricerca delle Igg anti-Sars-CoV-2; la tariffa praticata per il test per la determinazione di Igg in raffronto al valore indicato a livello regionale, pari a euro 15,23 (di cui euro 2,58 relativi al prelievo), la cui applicazione sarà obbligatoria per i laboratori abilitati delle strutture pubbliche“. Inoltre, la struttura, deve far firmare all’utente un consenso informato molto dettagliato.

La Regione sottolinea che, per la diagnosi di Covid-19, “è valido esclusivamente il tampone orofaringeo di ricerca della presenza del virus; considerato che i test sierologici, secondo le indicazioni dell’Oms, non possono, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare su tampone nell’identificazione dei soggetti che hanno contratto l’infezione nelle fasi precoci e non forniscono alcuna ‘patente di immunità’. Sono invece molto importanti nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale nella popolazione”.

Le metodiche scelte dalla Regione Lazio per il test sono ‘Elisa’ e ‘Clia’ che “garantiscono maggiori attendibilità in termini di sensibilità, specificità, tracciabilità e standardizzazione”, precisa il documento.

“L’utente – chiarisce la determina – in caso di risposta positiva al test sierologico, deve seguire le seguenti indicazioni: informare tempestivamente dell’esito positivo del test il proprio medico di medicina generale che provvede a prescrivere, attraverso ricetta dematerializzata, il tampone naso-orofaringeo; rispettare da subito le norme legate al distanziamento sociale, anche all’interno della propria abitazione; recarsi da solo, a partire dal giorno successivo alla prescrizione ed entro 48 ore dalla stessa, dotato della stessa prescrizione e della tessera sanitaria, con mezzo autonomi, ad una delle sedi ‘drive in’ presenti sul territorio della propria Asl di residenza per l’esecuzione del tampone”.

Infine l’utente deve “rimanere presso la propria abitazione in attesa del risultato del test molecolare e delle eventuali valutazioni da parte del dipartimento di Igiene e del proprio medico di medicina generale o pediatra di libera scelta”.