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Cent’anni fa nasceva San Giovanni Paolo II, Ratzinger: “Sia chiamato magno”

18 maggio 2020 | 01:03
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Cent’anni fa nasceva San Giovanni Paolo II, Ratzinger: “Sia chiamato magno”

Lettera del Papa emerito all’episcopato polacco per l’anniversario della nascita del Papa che “mostrò agli uomini la bellezza della misericordia”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – Cento anni fa, il 18 maggio del 1920, nasceva a Wadowice, una piccola città della Polonia, Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla. Tra i personaggi più influenti e amati del secondo ‘900, nel 2014 sale agli onori degli altari davanti a una piazza San Pietro gremita di fedeli (soprattutto polacchi). Sul sagrato della basilica vaticana, a presiedere il rito, c’è Papa Francesco. Accanto a lui, tra i cardinali e i vescovi, è presente anche Benedetto XVI, amico e stretto collaboratore di Wojtyla.

Ed è lo stesso Papa emerito a ricordare quella domenica di fine aprile, con una lettera inedita, datata 4 maggio, e indirizzata all’episcopato polacco in occasione del centenario. Nelle prime righe ripercorre la vita del Papa polacco, dagli studi fino al suo contributo come vescovo al Concilio Vaticano II.

Ma “quando il 16 ottobre 1978 il cardinale Wojtyla fu eletto Successore di Pietro, la Chiesa si trovava in una situazione drammatica“, sottolinea Ratzinger, evidenziando come “le deliberazioni del Concilio furono presentate in pubblico come una disputa sulla fede stessa”. Tuttavia, “si rivelò in Giovanni Paolo II la capacità di suscitare una rinnovata ammirazione per Cristo e per la sua Chiesa”. Per il Papa emerito, “il fattore decisivo non fu quello di dubitare di tutto, ma di rinnovare tutto con gioia”.

Piazza San Pietro durante la cerimonia di canonizzazione di Giovanni Paolo II

Non solo. Wojtyla è stato anche il Papa della misericordia. Fu lui a volere che ci celebrasse la festa della “Divina Misericordia” durante la domenica in albis. Ratzinger fa notare come Giovanni Paolo II spirò proprio alla vigilia di tale ricorrenza: “Quando Giovanni Paolo II esalò l’ultimo respiro, si era già dopo i primi Vespri della Festa della Divina Misericordia. Ciò illuminò l’ora della sua morte: la luce della misericordia di Dio rifulse sulla sua morte come un messaggio di conforto”, scrive il Papa emerito.

Che poi smonta alcuni cliché: “Contrariamente a quanto talvolta si dice, Giovanni Paolo II non è un rigorista della morale. Dimostrando l’importanza essenziale della misericordia divina, egli ci dà l’opportunità di accettare le esigenze morali poste all’uomo, benché non potremo mai soddisfarlo pienamente. I nostri sforzi morali vengono intrapresi sotto la luce della misericordia di Dio, che si rivela essere una forza che guarisce la nostra debolezza”.

E per il suo amico e predecessore, Ratzinger invoca il titolo di “magno”: “Il giorno del funerale del Santo Padre si potevano vedere moltissimi striscioni con la scritta ‘Santo subito’. Fu un grido che, da tutte le parti, sorse dall’incontro con Giovanni Paolo II. E non solo in Piazza San Pietro, ma in vari circoli di intellettuali si era discusso sulla possibilità di concedere a Giovanni Paolo II l’appellativo di ‘magno’“.

Nella storia della Chiesa, solo a due Papi è stato concesso l’appellativo di “magno”: a Leone I (440-461) e a Gregorio I (590-604). La parola “magno”, spiega Benedetto XVI, “ha un’impronta politica presso entrambi, ma nel senso che, attraverso i successi politici, si rivela qualcosa del mistero di Dio stesso“. Leone riuscì infatti, grazie a una conversazione con Attila, convinse il re degli Unni a non attaccare l’Urbe: “Senza armi, senza potere militare o politico, riuscì a persuadere il terribile tiranno a risparmiare Roma grazie alla propria convinzione della fede”.

Gregorio I, invece, riuscì a salvare più volte Roma dai Longobardi, “anche lui, contrapponendo lo spirito al potere, riportò la vittoria dello spirito”. Se si confronta la storia di questi due Papi con quella di Wojtyla, per Ratzinger, “la somiglianza è innegabile. Anche Giovanni Paolo II non aveva né forza militare né potere politico”.

Racconta poi un aneddoto: “Nel febbraio 1945, quando si parlava della futura forma dell’Europa e della Germania, qualcuno fece notare che bisognava tener conto anche dell’opinione del Papa. Stalin chiese allora: ‘Quante divisioni ha il Papa?’ Naturalmente non ne aveva. Ma il potere della fede si rivelò una forza che, alla fine del 1989, sconvolse il sistema di potere sovietico e permise un nuovo inizio”.

E conclude: “Non c’è dubbio che la fede del Papa sia stata un elemento importante per infrangere questo potere. E anche qui possiamo certamente vedere la grandezza che si manifestò nel caso di Leone I e Gregorio I. La questione se in questo caso l’appellativo ‘magno’ sarà accettato o meno deve essere lasciata aperta. È vero che in Giovanni Paolo II la potenza e la bontà di Dio è diventata visibile a tutti noi. In un momento in cui la Chiesa soffre di nuovo per l’assalto del male, egli è per noi un segno di speranza e di conforto. Caro San Giovanni Paolo II, prega per noi!”.

(Il Faro online)