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Cittadinanzattiva Lazio: “La sanità pubblica va ripensata a prescindere dal Covid”

21 maggio 2020 | 13:12
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Cittadinanzattiva Lazio: “La sanità pubblica va ripensata a prescindere dal Covid”

“E’ un elenco lungo quello dei servizi e delle strutture che sono state chiuse, accorpate e/o temporaneamente sospese in questi ultimi due mesi”

Roma – “La situazione attuale di emergenza sta producendo effetti ‘collaterali’ che non possiamo tacere. Sono diverse le segnalazioni di servizi temporaneamente chiusi, accorpati e spostati nel territorio laziale senza condivisione con le organizzazioni civiche, con le istituzioni locali e con i cittadini. Così non va proprio”. Queste le dichiarazioni di Elio Rosati, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio.

“La pandemia dovuta al Covid-19 ha stravolto indubbiamente la vita a tutti noi. Ma in questa situazione si sono mosse azioni che non possono essere ‘giustificate’ da un principio superiore di salute pubblica. E’ un elenco lungo quello dei servizi e delle strutture che sono state chiuse, accorpate e/o temporaneamente sospese in questi ultimi due mesi e che, nel frastuono delle notizie sul Covid-19, passano mediaticamente sotto silenzio. Ecco un primo report.

Consultorio di via Silveri, Asl Roma 1: dopo un confronto con la Regione e con la Asl la struttura è stata riaperta il 13 gennaio scorso, ma chiusa e accorpata con il Consultorio familiare di Montespaccato a causa del Covid-19 per le prestazioni non urgenti e differibili. Il problema del Covid-19 e della quarantena, se vale per via Silveri, sarebbe dovuto valere anche per Montespaccato. O quella è zona franca? Cosa particolare segnalata da diverse fonti è che l’unico consultorio ridotto causa Covid a Roma sembrerebbe essere stato proprio quello di via Silveri.

Poliambulatorio di Casalotti in via Boccea 625, Asl Roma 1: chiusura del servizio prelievi e visite mediche con persone dirottate a Montespaccato. Resta operativo il Cup e il servizio vaccinale. Da notare che, in quell’area, sono in costruzione nuove palazzine e che la popolazione residente non ha collegamenti efficienti per andare e venire dal Consultorio di Montespaccato.

Centro Diurno di via Boemondo: dovrebbe riaprire il 25 maggio; finora è rimasto aperto con due operatrici solo per informazioni. Peraltro il centro rischia anche il sovraffollamento per il paventato trasferimento in esso della struttura di via Sabrata.

Poliambulatorio di via Nocera Umbra, Asl Roma 2: chiusura del servizio, sembrerebbe per riorganizzazione dei servizi territoriali. Nel frattempo l’utenza per i servizi si rivolge alla struttura di via Cartagine per area Tuscolana o su Via Apulia per zona San Giovanni. Si dice, ma anche qui tutto da verificare, che via Nocera Umbra non riapra più.

Per fine marzo, poi, avrebbero dovuto riaprire tre consultori per lavori di adeguamento. Si tratta dei Consultorio di via Casilina 711, Consultorio di via Spencer e Consultorio di via Agudio. Tutti chiusi per causa Covid-19. I lavori dovrebbero riprendere a breve.

Ospedale di Palestrina, Asl Roma 5: la struttura è stata trasformata in Covid Ospedale con il blocco delle attività nosocomiali. La Regione si è impegnata a dotare di personale sanitario e macchinari la struttura dopo la fase emergenziale. Sono chiuse le attività chirurgiche se non urgenti e per patologie tumorali. Cittadinanzattiva Lazio ha richiesto da anni che su questo territorio ci si adoperasse per mettere a disposizione personale sanitario e strumentazioni nuove. Siamo in attesa. Ma presto potrebbero esserci manifestazioni di protesta per la situazione ormai deteriorata.

Le richieste fatte di nuovo sono:

1. Potenziamento Servizio Cardiologia con pronta disponibilità notturna e/o festiva e con Cardiologo presente almeno fino alle 20 di sera;
2. Guardia notturna Patologi Clinici Laboratorio Analisi;
3. Guardia notturna Radiologi Clinici per ecografie ed altro;
4. Tac di generazione moderna.

Abbiamo richiesto un incontro urgente con l’Assessore regionale alla Salute. Siamo in attesa dai primi di maggio. In tutta la Asl Roma 5 non esiste una risonanza magnetica nelle 5 strutture pubbliche: Tivoli, Palestrina, Colleferro, Monterotondo e Subiaco. Ma nel privato basta uscire fuori dall’ospedale di Tivoli e abbiamo una Risonanza magnetica.

Asl Roma 6: chiusura di due punti nascita ad Anzio e Velletri. Il punto nascita di Anzio verrebbe spostato, pare a Aprilia (altra Asl) in struttura privata, ma solo per parti ‘semplici’ e senza complicazioni. Mentre nel caso vi fossero complicazioni si dovrebbe provvedere a trasferire in corsa la partoriente. Per i bambini in età pediatrica, invece, dal litorale sud ci si dovrebbe spostare al Nuovo Ospedale dei Castelli per le attività specialistiche. Il punto nascita di Anzio aveva subito un primo tentativo di chiusura a settembre, poi saltato perché si venne a sapere, e vi fu da parte dei cittadini una ferma opposizione. La struttura è sotto i 500 parti/anno con una popolazione afferente di circa 120.000. Mancano le figure pediatriche perché i concorsi per queste figure sono ferme da tempo. Sembrerebbe che i Sindaci del Distretto non siano stati coinvolti nelle scelte. Il 24 maggio davanti l’ospedale di Anzio si svolgerà un flash mob per dire no alla chiusura del punto nascita della città del litorale romano. Il punto nascita di Velletri ha una medesima fisionomia come percorso.

Ospedale San Giovanni di Dio di Fondi, Asl di Latina: la struttura nosocomiale di Fondi soffre da anni di un progressivo depauperamento dei servizi. Con la creazione della zona rossa causa contagio Covid-19 la struttura ha avuto alcuni reparti chiusi e altri trasferiti “momentaneamente” a Terracina. Ma resta incertezza sui futuri servizi.

Ospedale Fiorini di Terracina, Asl di Latina: se Fondi piange, Terracina certo non ride. L’ospedale ormai è verso un lento e progressivo declino.

Nel mese di aprile è stato aperto ambulatorio di ostetricia chiuso a Fondi causa Covid-19. Ed è stato chiuso dopo due giorni. Un servizio rapido.

Dal 25 maggio – prosegue Rosati – la Regione Lazio riavvierà le attività di visite e esami. Comprendiamo, e in Regione sanno quale sia stata la nostra pazienza, che in certi momenti dobbiamo prima pensare a mettere a posto le cose e poi a ragionare criticamente per migliorare. Ma i casi sopra riportati non sono, se non indirettamente, causati dal Covid-19. Questa pandemia ha fatto venire a galla limiti, mancanze e ritardi di tanti diversi modi di intendere la sanità pubblica. Per giustificare le chiusure dei servizi è sufficiente che vi siano almeno due condizioni apparentemente non dipendenti: diminuzione del personale e diminuzione del numero di accessi”.

“Se un servizio territoriale riduce le ore lavorate causa mancanza di personale i cittadini andranno lentamente ma costantemente in altre strutture, anche private accreditate o private. E alla fine dell’anno, quando si fanno i conti, la struttura pubblica è sotto la soglia minima di accessi. E se va avanti per uno o due anni ecco che il servizio pubblico viene chiuso, ridotto, dimesso. Intanto però l’effetto reale che si produce è una ‘immigrazione’ sanitaria verso strutture accreditate o verso strutture distanti dalla propria residenza con le difficoltà del caso in relazione, ad esempio, a utenti minori che devono essere accompagnati dai genitori o da persone anziane o, cosa sempre più frequente, da malati cronici e rari che devono, in alcuni casi, sopperire autonomamente anche al trasporto pubblico. Tutti costi ‘indiretti’ sulle spalle delle famiglie e dei caregivers”.

“In questo momento non stiamo e non vogliamo parlare del Covid 19 e di come è stato gestito nel Lazio. Ci sarà tempo e modo. Purtroppo questo fronte è ancora aperto e quindi tutti a lavorare dalla stessa parte. Poi faremo i conti. Ora stiamo intervenendo su un tema generale di fondamentale e primaria importanza: la programmazione sanitaria degli interventi. Abbiamo già fatto presente in Regione Lazio che è finito il tempo delle scelte senza le organizzazioni civiche e che è necessario formalizzare con una legge regionale il tema della partecipazione civica in sanità. Vediamo da fatti come questi che si rende non solo necessario ma indispensabile dotare la Regione Lazio di un sistema di garanzie per i servizi pubblici sanitari che passi anche attraverso un confronto costante con le organizzazioni civiche. E quindi è necessario che, ad esempio, prima di chiudere servizi al pubblico, si aprano percorsi di partecipazione con i cittadini”.

“Credo – ha concluso Rosati – che se vogliamo avere una sanità pubblica di livello si debba concorrere tutti al suo governo. Ho l’impressione che si tenda a dimenticare che la sanità è per i cittadini. E che quindi istanze come quelle rappresentate debbano diventare centrali in un prossimo futuro. Dalla Regione e dai Comuni ci aspettiamo un sussulto di responsabilità e di reale attenzione ai bisogni dei cittadini laziali”.
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