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Lettere al direttore

Severini: “Mancano centri di aggregazione per i giovani del Nord di Fiumicino”

"I ragazzi si radunano dove possono, in quella piazza che non c'è mai stata, o quel luogo di aggregazione che non hanno, perché nessuno ha pensato a loro"

Fiumicino – “La nostra più grande paura in questi giorni è tenere al sicuro i nostri figli. Noi tutti i giorni pensiamo a loro e li proteggiamo, cerchiamo di tenerli al riparo, di impedirgli di fare cose che potrebbero portarli su strade difficili, in mezzo ai pericoli, insieme alle cattive compagnie e, oggi, in tempo di coronavirus e pandemia addirittura malati”.

Comincia con queste parole la lettera aperta indirizzata ai genitori di Aranova e alle Istituzioni di Fiumicino, scritta da Roberto Severini, papà di Elisa e Aurora, ma anche Consigliere comunale di Crescere Insieme.

“Un pensiero inconcepibile per un genitore che da momento in cui prende coscienza del suo ruolo vive in funzione di un figlio. Bene, da millenni l’unico modo per mettere a sicuro un figlio, quello che anche io ho cercato di adottare è dargli una educazione, parlarci e spiegargli perché alcune cose vanno fatte e altre no. Cercare di sostenerlo affinché si crei in lui quella coscienza critica che lo aiuterà a riflettere prima di agire.

Oggi più che mai, e lo dico da genitore, dobbiamo tutti impegnarci un po’ di più a cercare di spiegare ai nostri ragazzi perché non possono ancora tornare ad abbracciarsi a scherzare insieme sui muretti e in piazza senza la mascherina che copre bocca e naso. Dobbiamo insegnargli a parlare con gli occhi e a condividere anche la sofferenza di resistere alla tentazione di raggrupparsi, di stare vicini.

Ad Aranova, dove abito, per fortuna ci sono tantissimi ragazzi, si conoscono tutti, sono abituati a stare insieme: li vediamo passare per le vie, siamo sicuri quando sono in gruppo perché si conoscono e ci conosciamo, vanno a scuola insieme e si radunano dove possono negli spazi aperti vicino alle nostre case, in contrada, in quella piazza che non c’è mai stata, o quel luogo di aggregazione che non hanno, perché nessuno ha pensato a loro, si inventano la vita e con la voglia di vivere si aggregano.

Ma oggi, più che mai, la voglia di stare insieme e vicini può diventare un problema. Dobbiamo quindi impegnarci tutti, genitori e adulti in genere, a spiegargli come stare uniti rispettando le regole per vederli sempre gioire, per evitare che questa fase2 diventi problematica, e combattere per loro.

Il nostro supporto da solo non basta e vogliamo sollecitare anche gli enti locali a farsi carico di questa responsabilità: ricordarsi dei nostri giovani assumendosi la consapevolezza del disagio che vivono tutti i giorni e proponendo la realizzazione di strutture.

Io voglio impegnarmi in questo progetto, non c’è tempo di aspettare, ci metterò la faccia, come ho sempre fatto. Perché i giovani sono il nostro futuro, perché educare chi si ama nel rispetto dei valori e delle regole di convivenza civile è fondamentale per assicurargli la libertà ma anche offrirgli un posto adeguato per poterla vivere”.