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Formia tra crisi idrica e Coronavirus: quel rischio da non sottovalutare

27 maggio 2020 | 16:01
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Formia tra crisi idrica e Coronavirus: quel rischio da non sottovalutare

La crisi idrica è di nuovo sulla soglia della porta di casa nostra. Pronta, dopo la pandemia e i mesi di quarantena, a dare quel colpo di grazia che tutti vorremmo evitare.

Formia – Il ricordo della torrida estate del 2017, divisi tra un caldo insopportabile e la scarsità d’acqua, è ancora indelebile nella mente dei formiani. Tra scorte di casse d’acqua da bere, la necessità di farsi una doccia e non poterlo fare e la paura e la preoccupazione delle attività di non poter garantire un servizio igienico sanitario degno di questo nome, è qualcosa che nessuno di noi scorderà facilmente.

Eppure, questo fantasma è lì. Ancora lì, sulla soglia della porta di casa nostra, pronto a entrare e, dopo la pandemia e i mesi di quarantena, a dare quel colpo di grazia che tutti vorremmo evitare. I dati pluviometrici parlano chiaro, dopotutto: il rischio di una nuova emergenza idrica c’è. È concreto, reale.

Il fantasma del dissalatore al Molo Vespucci

Il gestore non ha perso tempo, e proprio in virtù di quei dati pluviometrici preoccupanti, ha tirato fuori dal cassetto l’ennesimo fantasma che si aggira per questa città: il progetto di un dissalatore al Molo Vespucci. Una proposta già contestata dall’allora amministrazione Bartolomeo nel 2017 e che ora, durante lo scorso Consiglio comunale dell’era Villa, anche l’attuale amministrazione ha già respinto. 

Qual è la soluzione?

Ma se non il dissalatore, allora la soluzione qual è? Qualcuno ha già parlato di far tornare in auge le navi cisterna, usate durante l’emergenza idrica del 2017. Una soluzione tampone, che permetterebbe di immettere nelle reti idriche circa 2000 metri cubi d’acqua al giorno, con un recupero di circa 30 lt/s.

Ma per risolvere il problema “alla radice”, secondo il Sindaco di Formia, bisognerebbe concentrarsi su altro. Ovvero, sul recupero delle dispersioni idriche (che nel 2017 arrivavano a sfiorare il 70%) e sulla necessità di salvaguardare le sorgenti di Capodacqua e Mazzocolo. L’utilizzo del campo pozzi dei 25 ponti resterebbe soltanto come ultima riserva, considerando il rischio salinità dell’acqua.

E poi ancora: raccogliere l’adesione dei Comuni limitrofi per richiedere un’ispezione amministrativa del gestore, come  riprendere il processo di ripubblicizzazione del servizio idrico.

Che cosa è stato fatto fin’ora?

Ma dal 2017 a oggi qualcosa è cambiato? Che cosa è stato fatto? In aula, durante l’ultimo consiglio comunale, è stato toccato anche quest’ultimo punto, sottolineando come siano stati recuperati circa 801/sec per il rifacimento delle rete idrica a Formia est (zona san Pietro), come altri 101/sec siano stati recuperati per la sostituzione della tubatura presso il serbatoio di sant’Antonio e, infine, recuperati altri 71/sec per il rifacimento della tubatura di via Balzorile.

Dati non ancora sufficienti per tenere lontano il fantasma di una crisi idrica, ma che dimostrano una linea chiara dell’amministrazione: inutile che Acqualatina continui a proporre soluzioni esterne per un problema la cui base sta tutta (o quasi tutta) in una rete idrica colabrodo.

L’intervento delle associazioni

Sul caso intanto, sono già intervenute alcune associazioni del comprensorio (“Cittadini per la tutela dei Beni Comuni di Formia”, “Comunità del Lazio Meridionale e delle isole pontine”, “Pendolari stazione Minturno Scauri”, “Comitato Acqua Gaeta”, “Comitato Antinucleare Garigliano” ,”Confconsumatori provincia di Latina”, “Coordinamento acqua sud pontino”, “La barba di Giove” e “Laboratorio socio politico S. Giacomo Gaeta) che hanno sottolineato quanto sia importante  che quanto espresso nella Deliberazione n. 14 del 20 maggio 2020 nel Consiglio Comunale di Formia possa essere sostenuto e deliberato nelle assisi degli altri Comuni del sud pontino.

“Il gestore – affermano – minaccia nuovamente l’istallazione dei dissalatori, nonostante gli interventi fatti da Acqualatina negli ultimi anni che hanno portato solo a un enorme dispendio di fondi pubblici, in parte anche a carico della tariffa, senza sortire effetti concreti: per tutti i cittadini era ed è chiaro che gli interventi seri da fare riguardano la rete da risanare e la tutela delle sorgenti Capodacqua e Mazzoccolo.

Come non essere d’accordo col Consiglio comunale di Formia  sulla necessità di tutelare le risorse idriche del territorio e proteggere il Golfo di Gaeta dai dissalatori? Chi non sarebbe d’accordo nel ritenere un pessimo gestore delle risorse familiari colui che, acquistate 10 bottiglie d’acqua da un litro per la propria famiglia, ne svuoti 7 lungo la strada e ne porti a casa solo 3 ancora piene?

Dunque – concludono le associazioni -, come non essere d’accordo con la sostituzione e dove possibile la riparazione di reti che perdono il 70% dell’acqua immessa sia che provenga dalle nostre sorgenti, dalla condotta di Cellole, dai pozzi o da altro!”

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