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L’ombra degli usurai dietro la ripresa post Covid. Le mafie “puntano” i commercianti

27 maggio 2020 | 22:29
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Strage di Capaci, lo Stato in prima linea per combattere la mafia. Ora come allora

A 28 anni dalla strage di Capaci, in cui 400 kg di tritolo mandarono in frantumi la punta di diamante della lotta alla criminalità, il clima di emergenza sanitaria ed economica in cui siamo immersi, la situazione Covid-19 non aiuta la lotta alla mafia.

Molti sono i commercianti in crisi che, con le difficoltà della ripartenza, hanno chiesto aiuto ad organizzazioni illecite. “Le piccole e medie imprese vanno tutelate per evitare che finiscano nelle maglie della mafia”, spiega Marco Sorrentino, colonnello del G.I.C.O. il Gruppo di Investigazione della Guardia di Finanza sulla Criminalità Organizzata, ospite della trasmissione Edizione Speciale del faroonline.it andata in onda in occasione della ricorrenza della strage di Capaci. Nel Post-Covid aumentano in maniera esponenziale il rischio di infiltrazioni mafiose, che si insinuano prestando soldi alle imprese che rischiano il fallimento.

“Gli imprenditori pizzo free sono ancora più sotto attacco”, ha sottolineato durante la puntata Maricetta Tirrito, palermitana Doc e portavoce del C.O.G.I., il Comitato Collaboratori di Giustizia. Mancano aiuti concreti da parte del governo e il Covid-19 ha dato agli imprenditori “la mazzata finale”.

Non bisogna fare passi indietro in questa eterna battaglia tra bene e male. La Tirrito racconta con commozione la giornata in cui la gente comune capì da che parte stare: la parte del giusto e dello Stato. Proprio lei, a poco più di una vent’ anni, fu presente tra un gruppo di audaci donne che scesero in piazza a Palermo per gridare “No alla mafia!”. Per la prima volta, con il maxi processo seguito alla strage di Capaci, secondo la Tirrito, venne dimostrato che “gli intoccabili potevano essere messi dietro le sbarre. La società civile riceve la speranza: non si doveva più abbassare la testa al loro passaggio.” Ora anche gli intoccabili si potevano toccare. La Tirrito ricorda lenzuoli bianchi appesi a tutti i balconi: “Tutta Palermo si riunì in un solo colore, il bianco della purezza e della giustizia”.

A distanza di anni cambia il modo di fare la criminalità organizzata, che inizia a perseguire “la politica dell’insabbiamento e della mimetizzazione e abbandona strutture piramidali a favore di una struttura più orizzontale o a cerchi concentrici come nel napoletano” afferma Sorrentino, ma cambia anche il modo di combattere queste organizzazioni. Oggi si devono perseguire gli investimenti.“La droga può non lasciare tracce, il denaro le lascia sicuramente” questa è una delle frasi che amava ripetere Falcone. Ciò nonostante la mafia è in continua evoluzione.

Organizzazioni criminali profondamente radicate, che non esitano ad allearsi con altre mafie: “La Cosa Nostra e la Cosa Altrui”. Una rete di organizzazioni che hanno valicato i confini statali e che si ritengono partner legittimi nella crociata Anti-Stato. Risultano, quindi, evidenti i contatti con mafie straniere, come quella Nigeriana, per ampliare il potere e la sfera di controllo territoriale delle mafie nostrane. Un potere che continuerà ad aumentare, sfruttando la disperazione economica della gente comune.

Ma anche a cercare di mettere le mani sui grandi appalti. E’ già accaduto con le ricostruzioni post terremoto, e oggi l’attenzione è massima: lo scenario potrebbe essere favorevole a riproporre scalate illeciti a capitali impegnati per opere pubbliche o pubblica utilità.

L’impegno, la speranza e il coraggio di chi ha contrastato e continua a contrastare le organizzazioni criminali, non deve essere vano. Compito dello Stato, è quello di proteggere e sostenere, sia moralmente, che economicamente, quanti decidono di non rivolgersi alla mafia per non chiudere definitivamente la propria azienda. Un’attività a cui hanno dedicato la propria vita.