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Lettere al direttore

“Come il coronavirus ha cambiato il nostro modo di intendere i rapporti umani”

Graziella Menci, psicologa presso l'Istituto Comprensivo Montalto di Castro, riflette sulle conseguenze dell'emergenza sanitaria

“Isolamento, chiusura, mancanza di libertà, incertezza, paura: in modo repentino ci siamo trovati tutti a vivere una situazione del tutto nuova. I dati parlavano drammaticamente chiaro e ogni giorno eravamo lì, incollati davanti alla TV, in attesa quasi di un bollettino di guerra. Le giornate scorrevano in modo lento, diverso, in un tempo sospeso, sconosciuto. Le nostre certezze, le nostre abitudini cadute in un attimo. Eppure è bastato solo qualche giorno e già la nostra capacità creativa esplodeva in tutta la sua ricchezza e originalità. Storielle sul web per sdrammatizzare, ricette sperimentate con i più piccoli e, a una determinata ora, esercizio fisico di famiglia.

Molto veniva fatto ‘insieme’ nello spazio confinato della propria abitazione. Insieme si giocava, insieme si cucinava, insieme si faceva fitness, mentre si declinava un’insolita quotidianità. Padri e madri che scoprivano una rinnovata genitorialità, magari con un pensiero nostalgico alla propria infanzia. E i bambini… increduli ed eccitati per questa presenza insolita di mamma e papà. Gli stessi bambini che hanno festeggiato la Pasqua con ‘l’uovo’, al singolare, e che non hanno rimpianto la pluralità degli anni passati, ma hanno apprezzato così tanto quell’unico uovo, come fosse il primo. I parenti, gli amici, i compagni di scuola, forse dati per scontati nella routine di ogni giorno, sono diventati di colpo il nostro desiderio. Fare i conti con la mancanza delle persone a noi care è servito a rafforzare i sentimenti profondi, e i nostri nonni, mai così amati, ora sono sicuramente più rispettati.

Tutti, specialmente i ragazzi, si rifugiavano nel web come unico modo per rimanere in contatto e non perdere i rapporti significativi con gli affetti più cari, i compagni e gli insegnanti. L’uso della tecnologia, così discusso e criticato, è diventato risorsa di un mondo in divenire, più attento all’altro, più solidale. Così ‘l’altro’, da entità astratta, si è rivelato la persona da proteggere mettendo la mascherina. Proteggere l’altro da noi stessi ci ha prospettato una normalità completamente rovesciata. E allora mi chiedo se la costruzione di questa alterità nuova può aver contribuito a inibire e a bloccare gli episodi di cyberbullismo così frequenti sul web… sarebbe quanto meno auspicabile. E le regole che stavano così strette alle nuove generazioni…? Quando le regole sono state le regole di tutti, senza spazio e senza tempo, le stesse in tutto il mondo e per tutte le età, è proprio allora che i nostri bambini, i nostri adolescenti ne hanno compreso l’essenza e si sono modellati all’esempio degli adulti.

E adesso che l’emergenza si sta gradualmente ridimensionando che cosa ci aspettiamo di vedere nelle relazioni? Che fine fanno adesso ‘l’altro’, ‘il rispetto delle regole’, ‘la solidarietà’, visto che la gioventù in quanto tale vive molto la propria onnipotenza? Sarà una rinascita con nuove consapevolezze o si ritornerà ad un’incosciente e insensata normalità? Staremo a vedere, con fiducia e speranza”.

Graziella Menci, psicologa presso l’Istituto Comprensivo Montalto di Castro

(Il Faro online)