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Affari della ‘ndrangheta a Roma, maxi sequestro di beni nella Capitale foto

I proventi dell'organizzazione criminale venivano reinvestiti in bar, ristoranti, pescherie e rivendite di orologi, tutti nella zona di piazza Bologna

Roma – Beni per oltre 2 milioni di euro sono stati sequestrati al clan di ‘ndrangheta Mancuso, originario di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Con l’operazione “Mago”, infatti, la Guardia di Finanza ha sottratto all’organizzazione criminale case, automobili e persino lingotti d’oro.

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Il provvedimento, emesso dalla Sezione Specializzata Misure di Prevenzione del Tribunale capitolino su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, trae origine dall’approfondimento del curriculum criminale e della posizione patrimoniale di Luigi Ferruccio Bevilacqua (deceduto nel 2018), arrestato dalle Fiamme Gialle nel 2015, nell’ambito dell’operazione “Hydra”, per i reati di usura, intestazione fittizia di beni ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Nel 2009, Bevilacqua – definito da alcuni collaboratori di giustizia come “colletto bianco”, usuraio e riciclatore vicino alla cosca Mancuso – aveva deciso di trasferirsi dalla Calabria a Roma per scontare la misura dell’obbligo di dimora ma aveva mantenuto i rapporti con la terra d’origine e proseguito le attività illecite per le quali è stato poi arrestato. Emblematico il contenuto di alcune intercettazioni: “… siamo sempre vicini, siamo sempre una famiglia… questo non c’è dubbio…”.

I proventi venivano reinvestiti in bar, ristoranti, pescherie e rivendite di orologi, tutti nella zona di piazza Bologna, che sono stati sequestrati nel corso della citata operazione nonostante la loro reale titolarità fosse stata “schermata” utilizzando compiacenti “prestanome”. Le successive indagini svolte dagli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno consentito di ricostruire le ricchezze illecitamente accumulate nel tempo e dimostrare la loro notevole sproporzione rispetto ai redditi dichiarati.

Il provvedimento ha ad oggetto i seguenti beni, riconducibili a Bevilacqua e ai suoi due figli – anche loro arrestati nel 2015 – e a due imprenditori:
– 9 unità immobiliari, site a Roma e Torre Boldone (BG);
– 14 lingotti d’oro del peso complessivo di circa 5 kg;
– 4 automezzi;
– disponibilità finanziarie,
il cui valore supera i 2 milioni di euro.

L’odierna operazione testimonia il costante impegno della Procura della Repubblica, del Tribunale e della Guardia di Finanza di Roma nell’aggressione ai patrimoni accumulati dalla criminalità, al fine di restituirli alla collettività.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove di formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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