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In manette dopo due anni di botte e violenza, finisce l’incubo per una donna di Terracina

L'uomo aveva cominciato a picchiare la moglie dai tempi della gravidanza e aveva continuato nonostante i provvedimenti restrittivi.

Terracina – Gli uomini della Polizia di Stato del Commissariato di Terracina, hanno dato esecuzione all’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere, emessa a carico di un uomo terracinese, resosi responsabile dei reati di maltrattamenti in famiglia perpetrati nei confronti della moglie.

L’uomo, dalla cui unione è nato un figlio di due anni, era già stato tratto in arresto quando, nel periodo della gravidanza, aveva picchiato la sua compagna provocandole lesioni personali.

La travagliata unione, connotata da altri episodi di maltrattamenti e violenza era proseguita, nonostante tutto, anche per scelta della donna, che per salvaguardare l’unità della famiglia non aveva mai denunciato i gravi fatti e quando aveva subito delle ferite aveva evitato di portarsi al pronto soccorso.

Tuttavia gli interventi delle Volanti, che erano intervenute più volte presso il domicilio degli stessi, avevano consentito di raccogliere elementi per ritenere in atto i gravi fatti. Le conseguenti informative di reato presentate all’A.G. dal Commissariato di Terracina, consentivano di ricostruire alcuni degli episodi avvenuti in quell’abitazione e di chiedere ed ottenere un Provvedimento di allontanamento dalla casa familiare con divieto di avvicinamento alla vittima, notificato ed eseguito 7 mesi fa.

Purtroppo la capacità di plagio esercitata nei confronti della compagna aveva consentito all’uomo di ottenere un nuovo riavvicinamento, nonostante il divieto fosse in atto, facendo sì che la donna si recasse saltuariamente presso il domicilio del compagno.

Nel corso di uno di questi incontri, nel quale era presente anche il bambino della coppia, l’uomo aveva dato in escandescenza e, su richiesta di alcuni vicini terrorizzati dalle urla che provenivano dall’abitazione, la volante era intervenuta. All’arrivo degli Agenti la donna presentava chiari segni di percosse che venivano riscontrate presso il locale Pronto soccorso unitamente a contusioni multiple.

Lo stato dei luoghi veniva attentamente vagliato e rilevato dalla Polizia scientifica che rilevava diversi arredi rotti. Gli Agenti, nella circostanza, ripristinata una situazione di sicurezza, si erano presi cura del bambino ed avevano consentito alla donna assistenza fisica e psicologica oltre che sanitaria.

I gravi fatti denotavano quindi l’assoluta incapacità dell’uomo di trattenere la propria aggressività, nonostante la misura del divieto di avvicinamento alla compagna.

Alla luce dei fatti, veniva richiesto ed ottenuto un aggravamento della misura in atto che il Tribunale di Latina, condividendone le motivazioni, emetteva disponendo il carcere nei confronti del predetto.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove di formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.