Vaticano, scandalo immobile a Londra: in manette il broker Gianluigi Torzi

5 giugno 2020 | 22:01
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Vaticano, scandalo immobile a Londra: in manette il broker Gianluigi Torzi

All’imputato vengono contestati vari episodi di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio, reati per quali la legge vaticana prevede pene fino a dodici anni di reclusione

Città del Vaticano – Estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio. Queste le accuse mosse dal Vaticano Gianluigi Torzi e per le quali il broker italo-inglese è stato oggi arrestato. Il provvedimento, a firma del Promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, e del suo Aggiunto, Alessandro Diddi, “è stato emesso in relazione alle vicende collegate alla compravendita dell’immobile londinese di Sloane Avenue, che hanno coinvolto – riferisce la Santa Sede in una nota – una rete di società in cui erano presenti alcuni Funzionari della Segreteria di Stato. All’imputato vengono contestati vari episodi di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio, reati per quali la legge vaticana prevede pene fino a dodici anni di reclusione“. Al momento, Gianluigi Torzi è detenuto in appositi locali presso la Caserma del Corpo della Gendarmeria.

La vicenda

Il palazzo al centro dello scandalo che imbarazza la Curia Romana è un antico magazzino di Harrods, situato nel quartiere di Chelsea, nel cuore di Londra. Costruito nel 1911, all’epoca ricopriva la funzione di deposito per il più famoso department store del mondo, che a tutt’oggi si affaccia sulla Brompton Road a Knightsbridge, non troppo lontano da Sloane Avenue, tempio mondiale dello shopping e meta di circa 15 milioni di visitatori all’anno.

Come riporta l’Adnkronos, della struttura originale del vecchio magazzino è stata conservata la facciata, con eleganti muri in mattoni di terracotta, che oggi racchiudono un nuovo edificio, costruito negli anni Novanta, caratterizzato da grandi vetrate. Il fabbricato sta al civico 60 di Sloane Avenue, a due passi dalla Galleria Saatchi e dalla fermata di Sloane Square, dove passano sia la District che la Circle Line della Underground londinese. Al piano terra si affacciano le vetrine, mentre ai piani superiori si mischiano le facciate in terracotta, sia antiche che moderne, e le grandi vetrate.

Il palazzo ha diverse entrate: l’ingresso principale si affaccia su Sloane Avenue, con un’area di reception dalla quale si accede all’ascensore interno e alle scale mobili, per salire ai piani superiori. Ci sono poi accessi secondari su Sloane Avenue, Ixworth Place e Draycott Avenue. Dal retro si accede al parcheggio interno, con doppia corsia, di ingresso e di uscita.

La Segreteria di Stato vaticana però non ha acquistato direttamente le mura, ma ha sottoscritto le quote di un fondo. E, per quanto l’immobile sia di pregio, secondo le accuse il Vaticano ci avrebbe perso parecchi soldi. E i progetti di ristrutturazione per metterlo a reddito richiederebbero spese non piccole.

Oltretutto, i soldi dell’Obolo di San Pietro, che in teoria avrebbero dovuto essere messi al sicuro nel mattone, sarebbero invece finiti a finanziare, sempre secondo le accuse, una serie di operazioni finanziarie. Le quote del fondo sottoscritto dalla Segreteria di Stato al 30 settembre 2018 avevano già perso 18 milioni di euro rispetto al valore dell’investimento iniziale. Ma la perdita per le finanze vaticane sarebbe ben più consistente. Oltre ai 18 milioni persi per il deprezzamento delle quote del fondo, la Santa Sede ha infatti versato altri 40 milioni di euro, al fine di acquisire una buona volta l’intera proprietà del palazzo.

Neanche questa transazione, peraltro oggetto di speciale attenzione da parte degli inquirenti vista la grande sproporzione tra il valore dell’immobile (gravato da un mutuo oneroso) e il prezzo corrisposto, ha risolto la questione. Nell’ambito della transazione, dalla struttura complessa, Gianluigi Torzi, subentrato per consentire alla Santa Sede di acquisire la proprietà del palazzo, aveva conservato un pacchetto di azioni con diritto di voto di una società anonima coinvolta nel passaggio di mano.

Questa ha cessato ogni attività il 5 settembre 2019 ed è stata radiata dal Registro delle Imprese lussemburghese, dopo lo scioglimento della società per volontà dell’azionista unico. Alla fine, il Vaticano ha dovuto sborsare altri 15 milioni di euro per acquisire la proprietà dell’immobile, ora in mano a una compagnia inglese, iscritta alla Companies House nel marzo 2019 con una sterlina di capitale iniziale e la Segreteria di Stato come unico azionista. In tutto, secondo le accuse, la Santa Sede ha sborsato oltre 350 milioni di euro per un palazzo che che era stato acquisito, nel 2012, per 129 milioni di sterline.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

(Il Faro online)