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Pomezia, concessioni demaniali decadute: chiudono 4 stabilimenti

6 giugno 2020 | 14:52
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Pomezia, concessioni demaniali decadute: chiudono 4 stabilimenti

9 le concessioni decadute. Zuccalà: “Parliamo di canoni non pagati al Demanio dagli otto ai dieci anni. Le morosità vanno dai 400mila agli 800mila euro”

Pomezia – Nove concessioni demaniali sono decadute: i titolari non pagavano il Demanio da dieci anni. A dichiarare la chiusura è stato il Sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà attraverso un’ordinanza, che stabilisce: “Per le concessioni demaniali marittime di seguito elencate, essendo venuti a mancare i requisiti oggettivi e soggettivi volti ad assicurare e garantire la corretta ed efficiente utilizzazione delle stesse, è stato emesso idoneo atto di decadenza”.

Inoltre, i proprietari delle aree dovranno anche assicurarsi che all’interno del loro tratto di spiaggia non transiti nessuno. “Le aree sopra citate – si legge nell’Ordinanza – dovranno essere delimitate a cura e spese degli attuali custodi (ex concessionari) ai quali la presente ordinanza viene prontamente notificata e gli stessi dovranno ottemperare anche all’obbligo di esporre in maniera ben visibile la presente ordinanza”.

Tra le nove concessioni decadute ci sono: due ecomostri, l’ex Biagio di piazza Ungheria e l’ex Piccolo Porto, un’attività di ristorazione, un’attività di altro genere su area demaniale e quattro stabilimenti balneari.

Il Sindaco, giovedì 4 giugno, ha aperto un confronto con i giornalisti del territorio, chiarendo la situazione in una conferenza stampa.

“Parliamo di canoni non pagati dagli otto ai dieci anni – spiega il primo cittadino -. I valori vanno dai 400mila agli 800mila euro di canoni non pagati all’Agenzia del Demanio. Nella maggior parte dei casi non è stata pagata neanche una quota parte della cifra. Non bisogna generalizzare, non si tratta di una situazione presente su tutto il litorale del comune, sono solo 9 le decadenze attuali”.

“A livello Nazionale ci vuole una riforma che permetta a tutti di poter pagare la giusta somma per il suolo pubblico ma gli atti che il Comune ha portato avanti sono atti dovuti. Questi soldi non sono stati versati allo Stato e anche il Comune fa parte di questo. Lo Stato ci fornisce finanziamenti utili per i servizi della città, dobbiamo rispettare i nostri obblighi e i nostri diritti. Siamo consapevoli che purtroppo dietro queste attività ci possono essere famiglie che ora si trovano in difficoltà, ma tutto questo non può prescindere dal rispetto delle norme verso le quali siamo tutti chiamati a rispondere. Noi siamo obbligati a far rispettare la legge e non abbiamo fatto un comunicato stampa sulla decadenza delle nove concessioni perché questo non è un vanto per l’Amministrazione in quanto atto dovuto“.

“I primi provvedimenti risalgono ad agosto 2018 – continua Zuccalà -, si è arrivati al 10 marzo 2020 come ultimo atto di decadenza, dove è stato definitivamente dichiarato chiuso il rapporto con il Demanio. I concessionari hanno avuto il tempo per presentare le proprie osservazioni, che nella maggior parte dei casi non sono arrivate. Il piano era quello di rimettere a bando le concessioni decadute prima dell’inizio della stagione balneare ma l’emergenza Covid-19 ha bloccato tutto. Stiamo cercando di trovare una soluzione per riuscire ad avviare presto queste strutture, ma non conosciamo ancora le tempistiche”.

“Le forze dell’ordine coinvolte – conclude il Sindaco – faranno una ricognizione di quanto all’interno delle strutture è abusivo e quanto può essere mantenuto. Nella maggior parte dei casi ci sono anche opere abusive. Gli ex concessionari dovranno sorvegliare l’area, finché il Comune non rientrerà in possesso di questa”.

La protesta dei titolari

Non sono passate inosservate le proteste da parte dei titolari degli stabilimenti chiusi, tra chi si è appostato davanti al Comune per ore e chi ha minacciato di fare uno sciopero della fame fino a che il Sindaco non avesse aperto un confronto con loro.

“Noi siamo quelli che stanno tra due spiagge libere e facciamo passare tutti – si legge in un post di Facebook pubblicato dai proprietari dello stabilimento balneare Port Royal di Torvaianica -. Facciamo mangiare ai tavoli nostri la roba vostra portata da casa. Ai bagni mandiamo tutti e scaliamo le giornate in cui non vieni. Noi siamo quelli che nonostante hanno subito un aumento del 3000%, non hanno alzato i prezzi agli abbonati. Pur facendo l’indifferenziata, prendiamo la multa perché la spiaggia libera è priva di secchi e l’immondizia la buttano da noi. Siamo quelli che non hanno mai avuto le slot machine per una questione etica. Facciamo la spesa per i clienti, diventando l’alimentari che non c’è”.

“Noi siamo quelli che il lettino utilizzato per qualche ora lo regaliamo – sottolineano i titolari dello stabilimento -. Abbiamo fatto da giardinetti (inesistenti e abbandonati) ai bambini del quartiere e da noi i ragazzi passavano le notti, così non davano fastidio al muretto. Siamo imprenditori per caso, non ci vogliamo arricchire, vogliamo solo tirare fuori uno stipendio. Noi non siamo quell’Ordinanza, non siamo morosi perché furbetti, non siamo da sanare ma da risarcire. Siamo quelli del Port Royal, gente perbene”.

La cronistoria

I procedimenti di decadenza delle 9 concessioni in oggetto sono stati avviati in un lasso di tempo che va da agosto 2018 a marzo 2020. Alle relative società è stato concesso il termine di 30 giorni per eventuali osservazioni che, nella maggior parte dei casi, non sono arrivate. In data 10 marzo 2020 il dirigente ha provveduto a dichiarare le concessioni decadute per omesso pagamento del canone.

Il procedimento è stato avviato per le concessioni demaniali che dal 2007 ad oggi hanno versato 0 o una minima parte del dovuto. Le morosità, diverse per ciascun concessionario, vanno dai 400 agli 800mila euro (canone annuo + 15% di imposta regionale). L’ispezione del Ministero dell’Economia e delle Finanze eseguita a dicembre 2018 sulle concessioni del nostro litorale relative al periodo 2012/2017 ha rilevato un importo non riscosso su Pomezia di circa 3 milioni di euro.

L’Amministrazione comunale, che ha la delega dell’Agenzia del Demanio sui compiti e le funzioni amministrative in materia di gestione dei beni demaniali marittimi con finalità turistico-ricreative, ha sollecitato più volte gli ex concessionari sulla regolarizzazione della loro posizione, anche al fine di salvaguardare il settore turistico e balneare del litorale. Inoltre l’Ente, nella persona del Sindaco, si è fatto portavoce con gli Enti superiori per un’eventuale rateizzazione delle somme dovute, ma tale formula non è stata accolta dall’Agenzia del Demanio in quanto la morosità è risultata sistematica e protratta nel tempo.

L’Amministrazione comunale era al lavoro per mettere a bando le concessioni decadute prima dell’inizio della stagione, ma l’emergenza Covid-19 ha arrestato il procedimento. Il 26 maggio 2020, in vista dell’avvio della stagione balneare, viene emessa ordinanza sindacale con l’interdizione al pubblico delle 9 aree demaniali oggetto di decadenza.

Le sentenze

L’operato dell’Amministrazione è stato giudicato legittimo e doveroso anche dal Tar, in due casi distinti. Nello specifico, ricorso contro il Comune per l’annullamento della determina dirigenziale di decadimento della concessione e dell’ordinanza di demolizione delle superfici abusive (spogliatoi, locale pronto soccorso, ripostiglio e 13 cabine).

Mancato pagamento dei canoni degli anni pregressi. La sentenze affermano che i ricorsi non meritano accoglimento e che il provvedimento con il quale l’amministrazione ha disposto la decadenza della concessione demaniale marittima reca a proprio fondamento giustificativi plurimi, dall’inadempimento reiterato dell’obbligo di pagamento del canone (ad es. parziali o mancati) per somme superiori ai 400mila euro, fino agli abusi edilizi. Il giudice ha quindi rigettato i ricorsi sostenendo che non emergono né carenze sul piano dell’istruttoria né lacune sul piano motivazionale, sicché gli atti risultano legittimamente e doverosamente adottati dall’amministrazione.
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