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Alitalia, l’ira dei lavoratori di terra: “Basta attacchi mediatici, a rischio 3000 dipendenti”

17 giugno 2020 | 06:30
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Alitalia, l’ira dei lavoratori di terra: “Basta attacchi mediatici, a rischio 3000 dipendenti”

“No allo smembramento” questa la causa che portano avanti i lavoratori del settore handling, tagliato fuori dal piano di rilancio della Compagnia

I lavoratori di terra di Alitalia sono sul piede di guerra. A innescare la polemica è stata una nota stampa di Davide Faraone, capogruppo in Senato di Italia Viva, in cui il Senatore critica gli articoli 198 e 203 del Decreto Rilancio, in quanto “obbligherebbero le compagnie low cost straniere ad applicare ai propri dipendenti le stesse condizioni di Alitalia” ottenendo così una vera e propria “fuga dall’Italia delle compagnie estere, prezzi dei biglietti alle stelle, isole come la Sicilia condannate all’isolamento totale e un danno incalcolabile al turismo e all’economia del Paese”.

Le dure critiche mosse da Faraone hanno coinvolto anche la recente cancellazione da parte di Alitalia dei voli da Trapani verso Roma e verso Milano: “Nonostante da anni continuiamo a pagare vagoni di miliardi per Alitalia e nonostante adesso gli azzoppiamo pure tutti gli avversari intorno, i prezzi dei biglietti dell’ex compagnia di bandiera continuano a crescere sempre di più, mentre importanti tratte vengono cancellate da un giorno all’altro”.

Pretendono il monopolio, ci devono costare ‘un botto’ e il servizio deve essere pessimo e costoso. Non possiamo più permettere che i problemi di Alitalia siano ancora una volta i cittadini italiani a pagarli” ha aggiunto il Senatore.

Non ci stanno i dipendenti di Alitalia, che hanno risposto duramente alle accuse mosse da Faraone: “Il dibattito deve restare all’interno delle sedi istituzionali per consentire a chi di dovere un confronto giusto e lontano dai condizionamenti mediatici” dichiarano a ilfaroonline.it i lavoratori di terra.

Questi attacchi mediatici sono ingiusti e non fanno altro che aggravare la posizione di Alitalia e dei suoi lavoratori agli occhi dell’opinione pubblica. Nonostante la cancellazione dei voli da Trapani, vogliamo sottolineare il fatto che durante la pandemia Alitalia è sempre rimasta vicina alla Sicilia, continuando i voli verso Catania e operando in perdita. A causa dell’emergenza sanitaria e dei Dpcm da rispettare, all’interno dei nostri aerei possono essere occupati solo il 40% dei posti, causando seri danni all’economia della Compagnia, ma nonostante ciò continuiamo ad essere attivi”.

“Le compagnie low cost che hanno attaccato il Governo per gli aiuti riservati ad Alitalia non sono molto corrette, in quanto qualcuna di esse ha già preso ingenti somme da altri paesi esteri, tra cui l’Inghilterra, mentre Alitalia ha alle spalle anni di fallimenti, svendite, esternalizzazioni, dumping salariale, ecc. e i lavoratori sono i primi a pagarne le conseguenze”.

Ma la frustrazione dei dipendenti non dipende solo dagli attacchi mediatici e da un’opinione pubblica contraria al rilancio della Compagnia. “No allo smembramento” questa la causa che portano avanti i lavoratori di terra di Alitalia, in quanto, sulla base del Decreto Rilancio, è prevista la creazione di due NewCo “interamente controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze ovvero controllata da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta” e in questa nuova società di trasporto aereo verrà inserito parte dell’attuale settore aviation e parte del settore manutenzione, tagliando fuori dal progetto l’intero settore handling.

Sono a rischio oltre 3500 posti di lavoro – affermano preoccupati i lavoratori -. La maggior parte provengono da Fiumicino e, in generale, sono residenti nel territorio del X Municipio di Roma. Abbiamo scritto alle istituzioni e a personaggi politici di rilevanza, e in molti hanno preso a cuore la nostra causa, ma ad oggi non sembrano esserci risvolti positivi e concreti”.

“Ribadiamo con forza la necessità di includere il settore handling nel perimetro aziendale, uno dei comparti che genera più profitti all’interno della Compagnia. Si parla di esternalizzare il comparto, questo significherà un calo dei servizi, contratti meno tutelanti, molte persone che rischiano di restare senza lavoro, tutti elementi a favore di una crisi sociale”.

C’è in palio la vita di molte famiglie – proseguono i lavoratori di terra -, le Istituzioni sembrano non rendersene conto. È una situazione troppo delicata per essere lasciata nelle mani dell’opinione pubblica. La rappresentazione di questi scenari su canali mediatici rischia di condizionare anche le scelte di Governo, e questo non deve avvenire”.

“Il Governo ha deciso di investire circa 3 miliardi per il rilancio della NewCo, questa somma dovrebbe comprendere Alitalia nella sua interezza. A coloro che inveiscono contro l’investimento del Governo, ci terremmo a sottolineare che una somma di tale cifra viene concessa solo se si crede fermamente nel progetto, che ha come obiettivo quello di apportare benefici al Paese intero. Il nostro settore non deve essere escluso da tutto ciò, per il bene di migliaia di lavoratori, di famiglie, per la società intera“.
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