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Formia e gli impianti di itticoltura ancora non delocalizzati, Simeone: “Il Comune si costituisca parte civile”

17 giugno 2020 | 17:50
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Formia e gli impianti di itticoltura ancora non delocalizzati, Simeone: “Il Comune si costituisca parte civile”

Simeone: “Dopo 10 anni, l’amministrazione regionale non ha intenzione di liberare il Golfo da questi impianti. Il Comune di Formia chieda i danni”

Formia – La Regione ha deciso di non rispondere in merito alla questione della delocalizzazione degli impianti di itticoltura situati nell’area sensibile del golfo di Gaeta. A sottolinearlo è Giuseppe Simeone, capogruppo di FI in Regione, che afferma: “L’assessore Enrica Onorati non è entrata sul merito dei quesiti posti nella mia interrogazione inserita nel question time di stamane in Consiglio regionale. Non ha detto nulla sulle reali intenzioni dell’amministrazione.

Nel corso del mio intervento in aula ho messo in rilievo alcuni dati che sottolineano le dimensioni del problema. In queste acque insistono impianti di allevamento di pesci e di mitili per una superficie complessiva di oltre 1 milione di metri quadri.

Sono presenti nell’arco di circa 500.000 metri quadrati ben 80 ‘gabbioni’ dove – prosegue Simeone – vengono svolte attività di allevamento di spigole e orate. Stiamo parlando di oltre 150.000 tonnellate di pesci e di circa 26 milioni di esemplari che vengono allevati in queste acque.

Già nel 2010 una delibera regionale poneva una serie di misure per prevenire e ridurre l’inquinamento delle acque del golfo di Gaeta, stabilendo l’adeguamento degli impianti di depurazione, disponendo limiti e restrizioni sugli scarichi nel mare, ma, soprattutto, stabiliva che gli impianti esistenti e autorizzati allo svolgimento di attività di itticoltura, siti all’interno dell’area sensibile del golfo di Gaeta, dovevano essere ricollocati fuori dall’area sensibile e posizionati in modo tale che le correnti non convogliassero gli apporti inquinanti prodotti nella zona marina individuata come area sensibile.

A distanza di 10 anni – conclude la nota – riscontriamo che l’amministrazione regionale non ha intenzione di liberare il golfo di Gaeta da impianti nocivi che sono in aperto contrasto con quanto stabilito dalla delibera di giunta regionale del 2010. Per questa ragione consiglierò il Comune di Formia a costituirsi contro la Regione per le inadempienze e ad agire anche per eventuali azioni risarcitorie“.

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