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Fregene, “Cassa integrazione, né spiegazioni né soldi”

19 giugno 2020 | 15:06
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Fregene, “Cassa integrazione, né spiegazioni né soldi”

La storia di cinquanta dipendenti di Coop 2001, che da più di tre mesi non ricevono alcun tipo di sostegno economico

Fiumicino – “E’ da marzo che moriamo di fame, ma nessuno sa darci spiegazioni“. A parlare è una dipendente di Coop 2001, società cooperativa di appalti di pulizia, facchinaggio e manutenzioni. A più di tre mesi dall’inizio dell’emergenza sanitaria, infatti, ai cinquanta lavoratori di Coop 2001 non è arrivato alcun tipo di sostegno economico.

“Sebbene la Coop 2001 dica di essere stata fra i primi a richiedere la cassa integrazione – spiega una dipendente -, non abbiamo ancora visto un euro e, quando cerchiamo di saperne di più, dall’azienda ci rispondono che la domanda è stata regolarmente accettata e che l’Inps se ne sta occupando”.

Ma il mistero si infittisce: “Abbiamo faticosamente chiesto all’Inps qualche ragguaglio, ma ci hanno risposto che a loro non risulta presentata programmato alcun pagamento nel sistema”.

Uno scenario che preoccupa sempre di più i dipendenti della società, oramai con l’acqua alla gola, e che riguarda anche i nostri territorio, avendo la cooperativa anche una scuola di Fregene tra i suoi asset. “Sono tre mesi che non ci pagano e non sappiamo più come tirare avanti. L’unica eccezione è stato l’anticipo della quattordicesima, ma 200 euro non bastano di certo a sostenere una famiglia. Peraltro, non ci sono prospettive future, perché il nostro appalto è scaduto: questo significa che non riprenderemo a lavorare neppure a settembre”.

A regnare sovrano è il caos: fra i lavoratori, infatti, circolano informazioni diverse e spesso contraddittorie. “Ognuno – racconta la dipendente – dice una cosa diversa: a questo punto, non sappiamo più a chi o a cosa credere. Sul sito non c’è alcuna comunicazione ufficiale. Dicono di aver inviato il modulo SR-41 agli inizi di giugno, insieme all’Ibm: ma mentre i dipendenti di Ibm sono già stati pagati, a noi non è ancora arrivato niente. Siamo disperati e non sappiamo più a chi appellarci”.

Una cosa, dalla parte dei dipendenti, è chiara: “Di chiunque sia la responsabilità, se qualcuno pensa che così facendo saremo spinti verso le dimissioni, si sbaglia di grosso: faremo valere i nostri diritti fino all’ultimo. Vogliamo risposte, vogliamo trasparenza, vogliamo la verità“.
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