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Terracina, Legambiente torna sulla questione treno e bussa alla Regione

21 giugno 2020 | 16:00
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Terracina, Legambiente torna sulla questione treno e bussa alla Regione

Legambiente Terracina: “Ad oggi, manca un progetto complessivo di messa in sicurezza totale di tutto il fronte franoso di Monte Cucca e Monte Leano”

Terracina – Il 23 aprile scorso la Regione Lazio ha annunciato un protocollo d’intesa che si inserisce nell’importante piano di investimenti da oltre 18 miliardi di euro del Gruppo FS Italiane per il sistema economico e turistico del Lazio.

In particolare, dei 18 miliardi di euro di investimenti 13 miliardi di euro sono dedicati alle infrastrutture ferroviarie, 1,4 miliardi al trasporto ferroviario e 3,9 miliardi alle infrastrutture stradali. Circa 1 miliardo di euro è invece destinato a interventi di rigenerazione urbana e di riqualificazione delle stazioni.

“Purtroppo affermano da Legambiente Terracina -, come era già emerso nell’audizione della Commissione Trasporti della Regione Lazio dello scorso novembre richiesta dal nostro Circolo insieme a Legambiente Lazio e Osservatorio regionale sui Trasporti, l’unica vera e triste realtà è che, dopo 8 anni dalla caduta del masso, ancora non abbiamo un progetto completo di messa in sicurezza dell’intero fronte franoso che, ricordiamo, comprende non solo il Monte Cucca, ma anche Monte Leano, progetto ovviamente preliminare a qualsiasi ipotesi di ripristino e riapertura della ferrovia.

Infatti, in sede di audizione relativamente al ripristino della tratta Terracina-Priverno Fossanova, RFI dichiarò la disponibilità sulla carta a riattivare la linea (e con il recente piano di fatto lo conferma), ma affermò e senza ambiguità che la riattivazione della stessa era condizionata alla messa in sicurezza completa di tutta la linea dal rischio frana, il cui progetto e i cui lavori, affermava RFI, restano di competenza della Regione Lazio.

È di questi giorni poi la notizia, riportata con grande evidenza dalla stampa, che – prosegue la nota – anche l’amministrazione di Terracina ha intenzione di impegnare quasi 900 mila euro dal proprio bilancio per integrare la somma che manca per completare la messa in sicurezza di circa un chilometro del fronte franoso (leggi qui).

Questo, come ormai accade da 8 anni, viene associato alla riapertura della ferrovia, con una vaga e ambigua dicitura che perpetua la mistificazione in atto: “eliminare i motivi ostativi della rifunzionalizzazione del tratto ferroviario Terracina-Priverno Fossanova”, mentre dalla analisi della relazione tecnica comunale allegata al progetto esecutivo si tratta semplicemente di opere relative alla mitigazione del rischio dalla caduta massi dal Monte Cucca (estensione dei valli A e B) già previste dal progetto approvato con Determinazione n.49 del 28.01.2020, stralciate dal progetto esecutivo iniziale per poter rientrare nel budget di finanziamento di 4 milioni di euro concesso dalla Regione Lazio e poi reintegrate nel progetto con finanziamento a parte derivante o dal ribasso di gara per i lavori relativi a 4 milioni di euro o direttamente con finanziamento comunale per un importo di € 867.111,53.

L’intervento previsto a Monte Cucca inoltre non è affatto risolutivo come si legge nelle conclusioni della stessa relazione tecnica.  Ad oggi, infatti, purtroppo si continua a procedere a vista, mancando un progetto complessivo di messa in sicurezza totale di tutto il fronte franoso di Monte Cucca e Monte Leano e del relativo piano economico delle risorse finanziarie necessarie per poter garantire la riapertura della tratta ferroviaria con i criteri di sicurezza (vincolanti) richiesti da RFI.

È sempre stato evidente infatti che la questione del ripristino della tratta ferroviaria a Terracina sussiste come fatto conseguenziale solo ed esclusivamente ad un completo e adeguato progetto di messa in sicurezza e di mitigazione del rischio idrogeologico di tutto il fronte franoso esteso, progetto complessivo di cui non esistono ancora però i presupposti ne’ tecnici ne’ economici, visto che l’unico progetto, ad oggi, effettivamente approvato e finanziato dalla Regione Lazio su piattaforma RENDIS e in via di attuazione da parte del Comune di Terracina, coprirebbe solo una parte del versante e non sarebbe sufficiente per la riattivazione della tratta, neanche con la eventuale esigua cifra aggiuntiva stanziata dal Comune di Terracina.

“Al di là delle promesse e di quanto ha raccontato e continua a raccontare la politica e l’amministrazione locale da anni, la situazione continua a vivere ancora una pericolosa fase di stallo, visto che, se da una parte c’è la disponibilità a riattivare la tratta, dall’altra non c’è, ancora ad oggi, alcuna chiarezza sui lavori complessivi di messa in sicurezza necessari, i loro costi e i loro tempi e, soprattutto, su quali siano i parametri di accettabilità del rischio da parte di RFI, considerato che i lavori di messa in sicurezza del versante non ridurrebbero la classe di rischio elevata (classe 4) come da Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), ma lo mitigherebbero soltanto.

I cittadini di Terracina, soprattutto in questa fase pre-elettorale a rischio di false promesse, vorrebbero invece impegni seri sul ripristino della ferrovia o lo studio tecnico di valide alternative di trasporto. Abbiamo, quindi, richiesto, dopo la recente audizione di Novembre scorso, alla luce del nuovo piano di investimenti (che però non mostrerebbe nessun avanzamento) – conclude la Presidente di Legambiente – , un nuovo incontro tecnico di approfondimento con Assessorato Regionale ai Trasporti e Direzione Generale Trasporti della Regione Lazio per evidenziare ancora una volta la assoluta necessità del proegtto complessivo finalizzato al ripristino della tratta.”

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